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TRA STORIA E LEGGENDA

Alarico, quarant’anni di ipotesi: se il Cilento “ruba” il tesoro a Cosenza

Busento o Bussento? La pubblicistica rilancia una seconda collocazione della tomba del re goto, ma il mito è alimentato proprio dal mistero

Pubblicato il: 25/08/2024 – 16:30
di Eugenio Furia
Alarico, quarant’anni di ipotesi: se il Cilento “ruba” il tesoro a Cosenza

COSENZA Non sembri il tentativo di inseguire la polemica di fine estate, magari alimentando dispute sterili tra campanili. Però la ri-pubblicazione di una vecchia cronaca di venti anni fa (Camillo Langone sul Foglio del 17 agosto 2004) fa riemergere dagli scaffali della memoria l’ipotesi che Alarico sia in realtà sepolto nel Cilento, nel golfo di Policastro e precisamente nella valle del fiume Bussento: la riprova sarebbe da ricercare nella errata traduzione di Giosuè Carducci che avrebbe levato una S al fiume citato da August von Platen (non dunque il cosentino Busento) mentre gli storici che difendono chi l’una chi l’altra ipotesi dibattono sul tragitto di Alarico, sia esso stato di mare o di terra.

Un quarto di secolo (e oltre) di supposizioni

L’eventualità Bussento è poco nota agli stessi cosentini, benché già 25 anni fa esatti (era il 15 luglio del 1999) un giovane Claudio Dionesalvi ne parlasse sul Domani.
Non che le ipotesi manchino: la prima e più suggestiva è quella che colloca il “tesoro” alla confluenza di Crati e Busento, dove da qualche anno troneggia la statua equestre del re goto (alta circa 7 metri, autore Paolo Grassino) e dove il museo a lui dedicato da costruire al posto dell’ex hotel Jolly resta una chimera (a febbraio il sindaco Caruso ha annunciato pubblicamente l’idea di una non meglio precisata terrazza).

Il rendering del museo che dovrebbe sorgere alla confluenza di Crati e Busento

Negli anni si sono aggiunti una grotta a Mendicino, un tumulo nei pressi di Domanico, vicino al torrente “Piedimonte” (affluente del Busento) o un piccolo terrapieno artificiale a Bisignano, in contrada Grifone, a pochi chilometri dall’autostrada.
Quasi dieci anni fa (2015) alla ridda di ipotesi si aggiunse l’annuncio di nuove ricerche con droni e georadar ma, l’anno dopo, l’entusiasmo fu placato dall’allora ministro Franceschini che motivò il no con la mancanza assoluta della benchè minima evidenza. Se aggiungiamo la spedizione lampo del capo delle Ss Himmler nel 1938 nella zona di Vadue il quadro è completo, tra leggende ed esoterismi vari che conducono fino alle puntate di “Voyager” di Roberto Giacobbo.

La pista cilentana

Lo scritto più aggiornato proveniente dalla sponda cilentana (Oreste Mottola sul sito CronacheSalerno, ottobre 2023) rilancia gli studi di Angelo Raffaele Amato storico e numismatico, autore del libro “Il tesoro di Alarico” ispirato a sua volta da “Alarico, re dei Visigoti. La localizzazione del sepolcro e del tesoro” (Luigi Tancredi, 1982): «Il mio scopo è quello di estirpare dalla radice la credenza errata e insensata che la tomba di Alarico fosse stata scavata nel fiume Busento, nei pressi di Cosenza e di ritrovare tracce del passaggio dei Visigoti nelle valli del fiume Bussento, per facilitare la ricerca della tomba di Alarico e del suo favoloso tesoro». Oltre che con l’errore di traduzione, Amato corrobora la sua tesi ragionando che «Alarico non aveva interessi a spingersi lì (a Cosenza, ndr) poiché era a corto di armamenti e non avrebbe potuto far alloggiare il proprio esercito», mentre «questo sarebbe stato possibile invece nell’ampia valle tra il Bussento e il Mingardo». 

Il vero tesoro, l’AI e una terza ipotesi

Sullo sfondo resta il sogno di trovare prima o poi quelle 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento, oltre a gioielli, monete e preziosi di ogni tipo che il re dei Visigoti, in fuga da Roma verso sud, portava con sé quando nel 410 d. C. morì per essere seppellito – dicono i cosentini – con il suo cavallo e l’intero bottino alla confluenza dei fiumi Crati e Busento, nel posto in cui oggi troneggia la controversa statua che lo celebra anche “in effigie” sui cartelloni che presentano Cosenza lungo l’autostrada.
Per ora quel bottino è stato ritrovato soltanto dall’intelligenza artificiale, ma forse corrisponde a realtà che «il vero tesoro di Alarico è la leggenda sul tesoro di Alarico»: era uno dei motti preferiti dal compianto storico cosentino Tobia Cornacchioli per spiegare da un lato la fortuna “letteraria” della leggenda, dall’altro l’indotto turistico che – dopo tanti anni – è ancora alimentato da gruppi di tedeschi alla ricerca, se non del bottino, di una suggestione nel capoluogo bruzio.  
In conclusione c’è da dire che qualcuno adombra una terza ipotesi, basata puramente sull’assonanza dei toponimi: da Bussento a Busento al potentino Basento è un attimo, ma forse conviene attendere altri 25 anni per vedere se qualcuno magari trova il tesoro in Basilicata. (e.furia@corrierecal.it)

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