LAMEZIA TERME «Il porto di Santos, nello stato di San Paolo, continua ad essere uno snodo importante per il traffico di cocaina verso l’Europa, grazie anche alla presenza sempre più forte della ‘ndrangheta». È l’analisi di Maria Zuppello, giornalista e saggista esperta di terrorismo e criminalità internazionale. In una intervista rilasciata a “La Verità”, Zuppello ha analizzato il quadro criminale che riguarda in particolare il Brasile. Qui, infatti, il presidente Lula prima delle elezioni aveva promesso che avrebbe sconfitto i narcotrafficanti ma, il quadro, sembra ulteriormente peggiorato. Lo riportano i dati del rapporto annuale di sicurezza pubblica secondo i quali dal 2013 al 2023 i sequestri di cocaina nel Paese sono aumentati del 73%, in totale in questo decennio sono state sequestrate 730 tonnellate: solo nel 2019 sono state confiscate 104,6 tonnellate. «Il Brasile – ha puntualizzato Zuppello – continua ad essere il secondo più grande mercato di consumo di cocaina al mondo, secondo solo agli Stati Uniti».
Ed è in questo scenario preoccupante che la ‘ndrangheta giocherebbe un ruolo fondamentale. Il porto di Santos, nello stato di San Paolo, continua ad essere uno snodo importante per il traffico di cocaina verso l’Europa, grazie anche alla presenza sempre più forte della criminalità organizzata calabrese. Risale a qualche settimana fa la scoperta di un carico di 500 chili di cocaina in un carico di zucchero in un terminal di container a Cubatão, non lontano dal porto di Santos, con il rischio – concreto – che il Brasile si trasformi presti in un vero e proprio «narcostato». Con una recente ordinanza, tutti i container diretti verso Libano, Russia, Australia, Indonesia, Hong Kong, Turchia, Georgia, Siria, Israele e Arabia Saudita dovranno obbligatoriamente controllati con un apposito scanner. «Il business della cocaina in Brasile – sottolinea Zuppello a La Verità – vale miliardi di dollari, tanto che adesso il principale gruppo criminale del paese, il Primo comando della Capitale (Pcc), sta riciclando i suoi giganteschi proventi anche in squadre di calcio, in agenzie che gestiscono le carriere dei giocatori e persino nelle candidature di politici per le prossime elezioni amministrative del 6 ottobre».
Che il Brasile rappresenti una delle mete appuntate sulle mappe dei narcotrafficanti in affari con la ‘ndrangheta non è affatto una novità. Gli elementi più consistenti per suffragare questa teoria emergono in particolare dai recenti fatti di cronaca legati alle dichiarazioni di Vincenzo Pasquino, il classe ’90 nato e cresciuto a Torino ma considerato membro di spicco della ‘ndrangheta calabrese e inserito a pieno titolo ai vertici del locale di ‘ndrangheta di Volpiano, in Piemonte, e nuovo collaboratore di giustizia. I suoi racconti ai magistrati antimafia sono ricchi di dettagli di un’organizzazione transnazionale dedita al riciclaggio, al traffico di droga e armi in tutto il mondo e su cui hanno lavorato le Dda di Reggio Calabria, Milano e Genova, insieme agli investigatori di Germania, Belgio e Portogallo.
Vincenzo Pasquino viveva nella città di San Paolo e da qui, secondo gli inquirenti, negoziava con la fazione criminale. Avrebbe già fornito i nomi in codice dei criminali brasiliani, omessi nel documento per non ostacolare le indagini. Secondo Pasquino, nel 2020, un trafficante sarebbe partito da Brasilia, avrebbe fatto diverse soste in Brasile per ingannare le autorità, fino ad arrivare ad Aracaju, dove viveva l’italiano, per occuparsi di un carico di cocaina verso l’Europa. L’accordo era quello di dividere il carico tra brasiliani e italiani in Europa.
«I criminali brasiliani usano le criptomonete, investono in borsa e comprano persino fabbriche di etanolo. Alla cocaina si è aggiunto recentemente anche il business delle metanfetamine e del fentanyl in sinergia con i cartelli messicani che hanno cominciato ad infiltrare anche il Brasile». (g.curcio@corrierecal.it)
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