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estate di sangue

Distrazione e scarsa manutenzione, la mattanza sulle strade calabresi. «Mancano i controlli»

L’avvocato Domenico Musicco sugli incidenti mortali. «Il 30% dei sinistri è causato da carenza strutturale. Pedoni utenti deboli»

Pubblicato il: 27/08/2024 – 7:01
di Fabio Benincasa
Distrazione e scarsa manutenzione, la mattanza sulle strade calabresi. «Mancano i controlli»

COSENZA Lo schianto, l’ennesimo. L’arrivo de soccorsi. I medici del 118 scuotono il capo, un’altra vittima della strada si aggiunge alla sanguinosa e quotidiana conta di morti sulle stradi calabresi. Nell’estate 2024, non si contano le vite spezzate: scontri mortali, impatti fatali contro i guardrail, maxi tamponamenti. I sinistri sentenziano la morte di intere famiglie, muoiono bambini, giovani, automobilisti, camionisti, centauri. E’ una mattanza che non conosce sosta, di giorno e di notte. Nel 2023, su strade urbane, autostrade e strade extraurbane gli incidenti stradali e i feriti risultano in lieve aumento o stabili rispetto al 2022. E nel 2024, ancora in corso, il dato purtroppo non pare in controtendenza nonostante una prima applicazione delle nuove norme che minano ad inasprire le pene per i responsabili degli incidenti mortali, come conferma al Corriere della Calabria l’avvocato Domenico Musicco il massimo esperto italiano in materia di incidenti stradali e presidente di Avisl Onlus.

Domenico Musicco

«L’inasprimento delle pene è stato annunciato quest’estate, non è ancora entrato in vigore (lo sarà in autunno, ndr) ma ci sono delle norme in vigore come quella dell’omologazione degli autovelox. Rappresentano un po’ dei palliativi per quanto riguarda la sicurezza stradale e a mio giudizio non ci sarà una grande diminuzione degli incidenti, anzi il trend pare in controtendenza con un aumento dei sinistri stradali». Come legge questo dato? «Il problema italiano è strutturale, nel senso che si parla di mancanza o scarsità dei controlli sulla sicurezza, quindi sulla velocità, sull’uso del cellulare, sul rispetto delle regole, delle strisce pedonali. Il 70% degli incidenti avviene in aree urbane o extraurbane non sulle autostrade».

Strade killer

Distrazione, imprudenza, imperizia ma anche scarsa sicurezza sulle principali arterie stradali calabresi: dai tratti più pericolosi della A2, passando per la Ss 106 “la strada della morte” fino alle altri statali. «Il 30% degli incidenti stradali è causato da carenze strutturali, quindi da strade non manutenute, non a norma, dalla presenza di buche, da mancate segnalazioni, da assenza di segnaletica oppure da arterie oggettivamente pericolose. Occorrono degli interventi per mettere in sicurezza o per diminuire la velocità in certi tratti, l’autovelox è uno strumento odiato dagli italiani ma in alcune porzioni di territorio può diventare un deterrente soprattutto per chi corre in modo sconsiderato», sottolinea l’avvocato Musicco. Che aggiunge: «Di notte le strade diventano delle piste e anche in questo caso sottolineo l’assenza totale di controlli. Negli altri paesi europei i controlli sono 10 volte superiori a quelli effettuati in Italia per quanto concerne i test su alcol e droga».

La distrazione e la mattanza dei pedoni

Non solo chi è alla guida di una vettura, di un camion o di una moto, a rischio è anche l’incolumità dei pedoni e dei ciclisti. «Il pedone è un utente debole, attraversare sulle strisce in Italia non garantisce assolutamente un livello di sicurezza pari a quello di altri Paesi dell’Unione Europea». Tra le cause principali di distrazione alla guida vi è sicuramente l’utilizzo improprio e vietato dello smartphone. «Crea quel vuoto di visibilità che può essere fatale al pedone». E c’è chi viene investito e ucciso anche se in sosta in una piazzola. «Fermarsi in piazzola è un rischio altissimo. C’è purtroppo una mortalità fisiologica sulle strade, dovuta alla fatalità, ma molti di questi incidenti hanno poco a che fare con la fatalità, sono evitabili». Cosa fare? «La prevenzione che si fa nelle scuole è importante, ma lo è anche la sanzione in caso di inosservanza delle norme. Non vogliamo uno stato di polizia, ma su certi comportamenti bisognerebbe incidere con maggiori controlli». (f.benincasa@corrierecal.it)

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