Lettera dal carcere di Catanzaro, Mario Francesco: «Sto morendo, vedo la vita svanire»

CATANZARO Mario Francesco prende carta e penna, è detenuto nel carcere di Catanzaro e invia la sua missiva al magistrato di sorveglianza, al Garante regionale dei detenuti. E’ coinvolto e condannato nell’ambito del processo che ha fatto luce sulla morte di Liberata Martire, 43enne uccisa a colpi di fucile il 30 gennaio del 2007 nella sua casa di via degli Stadi a Cosenza. «Sto morendo» è questo l’incipit della richiesta di aiuto avanzata dal detenuto. «Sto morendo assurdamente, causa una incredibile burocrazia, che causa un rifiuto di assunzione di responsabilità da parte delle autorità preposte». Mario Francesco (difeso dall’avvocato Filippo Cinnante) prosegue, «vivo senza arto, la gamba sinistra si è ridotta ad un moncone, posso muovermi solo su una sedia a rotelle, vivo in una cella non idonea, per trasferirmi nella aula colloqui saltello su una gamba, non mi permettono di effettuare le indispensabili terapie fisioterapiche giornaliere, mi rifiutano le medicazioni». Lo sfogo prosegue. «Sono allocato in una sezione comune, sono obeso, sento la mia vita svanire, giorno per giorno». Secondo il detenuto, dopo il ricovero «è stato imposto il trasferimento». Mario Francesco parla di «indifferenza da parte dell’area sanitaria» e chiede «perché non trasferirmi in una struttura idonea?». Infine, la chiosa: «Fatemi espiare la pena, oppure fatemi morire. Ma ditelo in fretta, la mia ultima possibilità è lo sciopero della fame». (f.b.)

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