ROMA Dopo la moratoria sulle fonti rinnovabili voluta dalla governatrice grillina della Sardegna, Alessandra Todde, col supporto del locale Pd, altre due regioni discuteranno provvedimenti simili: l’Umbria e la Calabria. Come in Sardegna, la proposta arriva da sinistra – in particolare da esponenti del Pd – ma, in questo caso, trattandosi di regioni governate dal centrodestra difficilmente troverà accoglimento. Questo però suscita due domande per il partito di Elly Schlein. Il partito del Nazareno è contrario al nucleare e ostentatamente favorevole all’eolico e al fotovoltaico.
A Cagliari, Todde – col convinto sostegno dell’intera sua maggioranza – ha caratterizzato la guerra all’eolico come una politica di contrasto alla «speculazione energetica», si legge su Il Foglio. «(…) Nel 2021, nel decreto di recepimento della direttiva Red-2, il governo Draghi aveva previsto l’individuazione in ciascuna regione di “aree idonee” nelle quali si sarebbero applicate procedure semplificate. Nelle more del decreto attuativo che avrebbe dovuto stabilire i criteri per la loro definizione, furono identificate delle aree ex lege. Per dar seguito alla norma ci sono voluti più di due anni: l’attesissimo decreto attuativo, firmato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin lo scorso 21 giugno, è però arrivato come una doccia fredda sul settore. Infatti, abbandona la logica delle aree ex lege (che molti speravano di vedere consolidate)», continua il giornale. «(…) né il Pd né il M5s né Avs hanno fiatato. In compenso, essi hanno avallato la stretta sul fotovoltaico in campo firmata dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e hanno apertamente sostenuto la mossa sarda, che oggi chiedono di replicare in altre regioni. Ma c’è anche un altro piano su cui la richiesta di moratorie mette in crisi l’identità del Pd: la campagna contro l’autonomia differenziata. Già è paradossale che, tra i grandi sponsor dei ricorsi costituzionali e delle raccolte firme per il referendum, vi sia Todde, presidente di una regione a statuto speciale che gode di un grado di autonomia incomparabilmente maggiore rispetto a quello concesso dalla legge Calderoli. Ma la cosa diventa ancora più intricata se si considera che proprio quelli che agitano il rischio di frantumazione del paese invochino la regionalizzazione della politica energetica, sia dove stanno all’opposizione (Umbria e Calabria) sia dove sono al governo (Sardegna). Eppure, vi sono pochi dubbi che le moratorie siano incostituzionali, con o senza l’autonomia in qualunque sua forma. Lo confermano innumerevoli sentenze della Corte costituzionale succedutesi negli anni in seguito ai ricorsi da parte dei governi (di destra e di sinistra)», chiosa il giornale.
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