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Volontari e progetti europei: la “resistenza” della Calabria grecanica allo spopolamento

Il territorio martoriato dalle frane e dalle alluvioni del secolo scorso. Oggi poche infrastrutture, ma c’è chi prova a far rinascere i borghi

Pubblicato il: 29/08/2024 – 8:29
Volontari e progetti europei: la “resistenza” della Calabria grecanica allo spopolamento

Spopolamento, poche infrastrutture e indifferenza che rendono il territorio «spezzato». È il destino dell’area grecanica della Calabria, nell’entroterra reggino che parte da Bova e arriva a Pentedattilo. Borghi fantasma e poco abitati, una cultura preziosa come quella grecanica che rischia di sparire a causa dello spopolamento e dall’indifferenza di chi non sembra avere più interesse di coltivarla. Ma c’è anche chi cerca di opporsi a questo triste declino. Sono giovani e volontari come Giuseppe Toscano di Melito Portosalvo, presidente dell’associazione Pro Pentedattilo, intervistato dal Sole24Ore che ricostruisce la “resistenza” dei paesi di lingua grecanica.

Le frane e le alluvioni del 1900

«In queste terre con tanti problemi di sviluppo economico e sociale – spiega Toscano al quotidiano – penso sia importante non dimenticare che si parlano ancora il greco antico, quello omerico e bizantino. Certo in gran parte lo parlano le persone anziane e i poeti ma negli ultimi anni c’è stata una inversione di tendenza con qualche giovane pronto a riscoprire le tradizioni». Quei paesi semiabbandonati per le frane, le alluvioni del secolo scorso: una serie di fattori si è “abbattuta” su questa zona, portandola quasi allo spopolamento e alla conseguente scomparsa della cultura grecanica. Come accadde con la terribile alluvione di Africo del 1951, ma – continua Toscano – «il lavoro fondamentale della Forestale» ha aiutato a prevenire con opere il ripetersi di eventi così catastrofici. Eppure, spiega il Sole24ore, dai circa 20 mila agenti forestali di quale anno fa si è passati ai 4 mila di oggi.

La “resistenza” di associazioni e giovani

Ai problemi economici e alla disoccupazione si aggiunge quello del «controllo delle attività economiche da parte della criminalità» che rende «quasi impossibile qualsiasi investimento dei privati, che, se riescono a portarlo avanti, sono veramente degli eroi». Ma neanche la presenza della criminalità ha potuto fermare la “resistenza” di chi cerca di far rivivere questi borghi, a partire dall’associazione di Giuseppe. Tra giovani e progetti europei si cerca di rianimare città che rischiano di essere perdute per sempre. E con loro, la cultura e la lingua grecanica. «Oggi – spiega Giuseppe Carmelo Nucera dell’associazione Apodiafazzi – solamente qualche centinaio di persone riesce a sviluppare un ragionamento comprensibile in lingua. Una lingua che ha solo termini antichi perché chiaramente gli oggetti della modernità non erano descritti. Furono proprio i monaci greci che tradussero Omero nel periodo di Petrarca e Boccaccio. Diciamo che senza Calabria saremmo rimasti senza umanesimo». Mentre si tenta di preservare la lingua e la cultura, si portano avanti altre battaglie in nome dei diritti primari, come la sanità: «Dalle zone disagiate hanno tolto quasi tutto. Le ambulanze che arrivano sono quasi sempre senza medico, l’ospedale di riferimento è quello di Melito ma ha pochi reparti funzionanti».

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