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Caso Verzeni, corretta l’ipotesi di un killer non professionista

«Sul caso Verzeni la premessa d’obbligo è che ragioniamo su dati parziali: sono parziali i dati che conosciamo rispetto all’indagine sul corpo della vittima, sono parziali i dati a disposizione ri…

Pubblicato il: 29/08/2024 – 19:46
di Chiara Penna
Caso Verzeni, corretta l’ipotesi di un killer non professionista

«Sul caso Verzeni la premessa d’obbligo è che ragioniamo su dati parziali: sono parziali i dati che conosciamo rispetto all’indagine sul corpo della vittima, sono parziali i dati a disposizione rispetto alle indagini su cellulari e computer. Noi conosciamo quello che è immediatamente evidente dai cellulari sequestrati, basti pensare alle chat che possono essere facilmente manipolabili e cancellabili. Ma non possono sparire completamente all’esito di un’attività di indagine più approfondita con una verifica dei tabulati integrali e delle chat complete che vengono fornite dai sistemi operativi, dai gestori e dai social network (se fornite).
Sono incompleti anche i dati attualmente disponibili dalle telecamere perché ancora le indagini sono in corso e conosciamo a grandi linee quello che riferiscono le persone informate sui fatti (perché ovviamente non abbiamo modo di leggere per intero i verbali). Sono dunque tutti ragionamenti che facciamo sulla base delle informazioni che ci vengono fornite giorno dopo giorno e de relato. Per questa ragione dobbiamo essere molto cauti in generale rispetto alle ipotesi che possono essere formulate, in questo come in tutti i casi di tal genere.
Come ho già specificato in altre occasioni, è possibile però affermare che le tipologie di aggressione per quanto attiene l’omicidio di Sharon possono essere di tre tipi: un killer situazionale, che colpisce nel corso di una rapina o per un atto di natura sessuale, oppure per motivazioni legate a problemi di tipo psichiatrico (basti pensare allo spree killer). In questo caso avremmo un soggetto estremamente fortunato, sfuggito a testimoni e telecamere. Di solito però questi soggetti vengono immediatamente individuati e si disfano dell’arma nelle vicinanze. Cosa non accaduta allo stato. Del resto una serie di circostanze fortuite difficilmente possono verificarsi tutte insieme. Nulla può escludersi, anche se a me sembra una ipotesi poco probabile.
L’altra ipotesi è quella del soggetto che vuole colpire Sharon perché ha intenzione di colpire proprio Sharon: quindi premedita il delitto, porta con sé un’arma pare importante, non un coltellino da spacciatore o un coltello da cucina e dunque ha un “legame” con la vittima di diversa natura. Può essere un soggetto che ha visto Sharon passeggiare sotto casa oppure al lavoro, la frequenta per qualche ragione e ne è stato attratto per i motivi più disparati. Può darsi avesse un rapporto con lei – anche superficiale – e che la ragazza si sia persino fermata a parlare con lui. Risulta infatti che il telefono pare abbia registrato del traffico in quel momento e quindi fosse in uso, ma che comunque Sharon abbia fatto pochi passi rispetto al tempo in cui è rimasta fuori, perciò qualcosa in questi 50 minuti non torna.
L’ultima ipotesi è che si tratti di un soggetto che non ha rapporti diretti con Sharon ma che sia stato inviato su commissione ad ucciderla; questa è un’ipotesi al vaglio degli inquirenti, che non è stata mai ufficialmente scartata. La figura che stanno attualmente cercando, del resto, a mio avviso, potrebbe essere compatibile con la figura che da più tempo ho individuato: cioè un soggetto con piccoli precedenti penali non specifici (rapine, droga) dunque dedito al crimine ma che non ha mai ucciso, che conosceva quei luoghi, conosceva le strade che erano controllate dalle telecamere e che quindi sapeva come muoversi senza essere visto.
Parliamo di un soggetto organizzato ma non di un killer professionista e che fondamentalmente avrebbe potuto agire sia per motivi correlati alla sua conoscenza – anche superficiale – con Sharon sia eventualmente perché assoldato, per pochi spiccioli. 4 coltellate sono troppe per non avere un movente specifico. A meno che non si abbiano deliri psicotici.
A mio avviso, dunque, bisogna continuare a cercare nella vita della ragazza, anche nelle relazioni inconsapevoli, perché un balordo, o uno spacciatore preso dal momento o dall’attimo, sferra un colpo e poi scappa in preda anche ad eventuali deliri cagionati da dall’uso della sostanza stupefacente oppure da problemi di natura psichiatrica.
La figura dello sbandato delineata mi sembra, dunque, corretta. Bisogna capire se finora non è stato trovato solo per sua fortuna o perché è un soggetto che ha relativamente organizzato il delitto».

*Avvocato e criminologa

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