ROMA Sul litorale romano e, in particolare, nel comune di Nettuno è stata rilevata la stabile presenza di clan legati alla ‘ndrangheta calabrese, operanti «forme di condizionamento e infiltrazione nell’Amministrazione, con inevitabile generale caduta di affidabilità e credibilità dell’ente locale». È forse questo il punto cruciale al centro dell’ultima relazione del Ministero dell’Interno sulla gestione dei comuni sciolti per mafia, relativa all’anno 2023. Il “caso Nettuno” peraltro è già stato bollato come una sorta di caso di specie: l’ente è stato sciolto nel 2022, ma il primo episodio risale già al 2005. Il 27 marzo 2024 peraltro la durata dello scioglimento dei consigli comunali, fissata in diciotto mesi, è stata prorogata per ulteriori sei mesi.
Come annotato nella relazione ministeriale, dunque, l’accertato condizionamento di stampo mafioso ha comportato diffuse forme di «mala gestio» e disfunzioni in diversi settori dell’amministrazione comunale, con «evidenti ripercussioni negative sui servizi resi e sullo stesso rapporto fiduciario con i cittadini». Fari accesi, poi, sul lavoro svolto dalla Commissione straordinaria che ha permesso di registrare una serie di criticità organizzative consistenti: dalla mancata individuazione dei responsabili del procedimento, alle difficoltà nel reperimento di atti e nel disordine archivistico. E poi la scarsa comunicazione interna ed interazione tra gli uffici, lo scarso livello di trasparenza e l’inadeguatezza dei controlli interni. La Commissione straordinaria insediatasi al Comune di Nettuno ha quindi rivolto una attenzione prioritaria alla riorganizzazione interna degli uffici, l’introduzione di buone pratiche e, più in generale, alla corretta ed efficiente gestione delle risorse. Fondamentale è stata anche l’imposizione di una netta separazione tra la sfera politica e quella gestionale.
Ma è all’esito dell’accesso ispettivo che sarebbe emersa, per un dirigente comunale, la sussistenza di «elementi comprovanti collegamenti con la locale criminalità organizzata», si legge. Il dirigente, sospeso dal servizio per un periodo di sei mesi, ha visto poi la proroga di altri sei mesi di sospensione «in relazione ai profili disciplinari emersi dalla documentazione agli atti dell’ente». Una volta rientrato in servizio, al termine dei due periodi di sospensione, il dirigente in questione è stato assegnato ad altra Area. Il lavoro della Commissione è servito, poi, ad individuare un nuovo segretario generale e un dirigente a tempo indeterminato, assegnato poi all’area economico finanziaria, mentre un’ulteriore unità di qualifica dirigenziale è stata selezionata negli ultimi mesi del 2023 in sostituzione di altro dirigente collocato in posizione di comando presso altra amministrazione.
Qualche mese fa, in una intervista rilasciata a TV7, il commissario prefettizio Antonio Reppucci, in passato prefetto di Catanzaro, aveva spiegato come il radicamento delle organizzazioni criminali avesse origini antiche, «risale agli anni ‘60, dai Gallace ai Novella, Modaffari, soprattutto dalla provincia di Catanzaro e Reggio Calabria: hanno iniziato a tessere collegamenti e relazioni con amministratori locali e da qui questa penetrazione nel tessuto sociale ed economico del territorio». E ancora: «La criminalità quando c’è una gestione commissariale diventa in genere silente, pronta a riproporsi quando torna un’amministrazione eletta, vedo segnali positivi e spero che questo non avvenga». A marzo di quest’anno, la Corte d’Appello di Roma aveva confermato le condanne emesse nel processo celebrato con rito abbreviato nato dall’inchiesta “Tritone”, blitz del febbraio 2022 in cui le forze dell’ordine hanno proceduto a 65 arresti sul litorale romano. La sentenza di appello, dopo quella di primo grado, ha confermato l’esistenza nel territorio di Anzio e Nettuno di una «pericolosa associazione di tipo mafioso, che ha costituito una locale di ‘ndrangheta arrivata a condizionare le locali amministrazioni, entrambe sciolte per infiltrazioni», condannato a 20 anni di reclusione Bruno Gallace, Vincenzo Italiano, Gregorio Spanò e Fabrizio Schinzari. Ai 25 gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato sono stati comminati, complessivamente, 260 anni di carcere.
La commissione straordinaria, coadiuvata dal garante dell’infanzia (individuato in esito ad apposito avviso pubblico), ha tenuto numerosi incontri nelle scuole di ogni ordine e grado sui temi della legalità, del contrasto alla cultura mafiosa, del femminicidio, del bullismo e cyber-bullismo, del gioco d’azzardo, della pace, della democrazia partecipativa, dell’immigrazione, dell’integrazione e tolleranza tra i popoli nonché sull’uso dei social e delle sostanze psicotrope. Sono state, inoltre, organizzate numerose iniziative di sensibilizzazione alla legalità, con l’intervento di scuole, rappresentanti di associazioni del territorio attive sui temi della legalità, della tutela dell’ambiente e della preservazione della società dalle ingerenze malavitose (“Libera”, “Associazione Caponnetto”, “Rete No Bavaglio”).
Intanto la politica locale batte un colpo. Lo scorso 18 luglio è stata presentata un’interrogazione a risposta scritta da Stefania Ascari, del Movimento 5 Stelle, al Ministro dell’interno, al Ministro della giustizia. (…) si chiede di sapere quali ulteriori misure i Ministri interrogati intendano adottare per garantire il pieno ripristino della legalità e della corretta gestione delle risorse comunali nei comuni di Anzio e Nettuno, anche alla luce della proroga dello scioglimento dei consigli comunali per ulteriori sei mesi; quali iniziative siano state intraprese, o si intendano intraprendere, per monitorare e prevenire ulteriori infiltrazioni della criminalità organizzata nelle amministrazioni locali di Anzio e Nettuno; se vi siano ulteriori aggiornamenti riguardanti il procedimento di incandidabilità, di cui in premessa, avviato nei confronti di alcuni ex amministratori dei comuni di Anzio e Nettuno, e quali siano le prospettive per evitare che soggetti coinvolti in attività mafiose possano ricoprire cariche pubbliche in futuro; se sia prevista l’adozione di iniziative normative, anche di modifica della legislazione vigente, per rafforzare le misure preventive e repressive contro il condizionamento mafioso nelle amministrazioni locali, anche in considerazione delle esperienze maturate nei casi di Anzio e Nettuno». (g.curcio@corrierecal.it)
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