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sette giorni di calabresi pensieri

Un qualunque maledetto giorno d’estate in viaggio sui treni perennemente in ritardo

La sbornia espressiva di un assessore agli eventi che equipara le donne alla birra alla spina

Pubblicato il: 31/08/2024 – 7:01
di Paride Leporace
Un qualunque maledetto giorno d’estate in viaggio sui treni perennemente in ritardo

Scrive il poeta: “E poi, il treno, nel viaggiare / sempre ci fa sognare”. Nell’Italia del nuovo secolo il verso tradotto di Machado con movenze da Mogol, frana come un wafer e diventa incubo, almeno se non hai abbastanza resilienza per farti scivolare il ritardo e il disagio ormai in perenne agguato sulle linee ferroviarie. L’Italia si è unita nel disagio. Niente piagnistei calabri, i ritardi sono dappertutto, persino i pendolari della Merano-Bolzano scrivono ancora lettere ai giornali. Il simpatico Salvini nega l’andazzo e non spiega, anzi esulta che a Ferragosto quando pochi viaggiano i treni sono stati puntali al 90 per cento. Vorrebbe essere “M” di Scurati ma è il solito Pinocchio.
Non vi ammorbo con analisi e tabelle su rete obsolete e lavori urgenti da Pnrr, Ponte sullo Stretto e gestioni da risanare, ma vi racconto da testimone mio malgrado, di un maledetto giovedì da giorno da cani trascorso ad attendere treni nelle stazioni calabro-lucane con tempi che ricordano quell’antico logo novecentesco di ferroviaria memoria.
Sono un viaggiatore alla Guccini che quando andava dalla sua Pavana a Bologna si recava in stazione mezz’ora prima per non perdere il mezzo. Anch’io a Maratea arriva in largo anticipo per prendere una Freccia d’argento alle 10.15. Caffè al bar e mi reco al binario 3 segnato sul monitor. Non voglio emulare lo sconosciuto ex ministro dell’Istruzione, tal Fioramanti pentastellato, che sui social ha fatto gazzarra per i servizi al porto della Perla del Tirreno ma devo far notare che alla stazione di Maratea non solo vi sono barriere architettoniche che limitano accesso a disabili, anziani, invalidi e passeggini ma che ai due binari non si vedono i monitor. Sprovveduto io, nessuno m’informa che la Freccia è spostata sul binario 2. Novello Fantozzi vedo comunque il treno arrivare puntuale. La mia carrozza 8 è in testa che quasi sembra già toccare Praia. Premo il pulsante verde ma il portellone non si apre. Cerco di aprire la 7, la 6, la 5. Niente. Un viaggiatore fa segno che posso salire sul lato del binario 2. È una beffa ,la Freccia d’argento va via e vedo sfumare il mio appuntamento alla stazione di Lamezia Terme fissato alle 11,30. Mastico amaro, unico passeggero del perso treno gabbato dal disservizio.

Devo puntare le chance del mio secondo appuntamento su un Regionale partito da Napoli e che transiterà nella turistica stazione di Maratea. L’arrivo è previsto alle 11,20 e sul monitor compare già il numero 5 a segnare ritardo. Mi rassegnerò a trovare una coincidenza a Paola, stazione di Paola, avvisando il mio interlocutore. All’improvviso il numero del ritardo aumenta a vista d’occhio segnando 10, 15, 20. minuti. Con gli esperti pendolari della linea mangiamo la foglia. Un ferroviere c’informa che ad Agropoli, la madre di tutti i ritardi estivi della Salerno- Paola, la linea ferroviaria ha problemi seri e i tecnici sono al lavoro. Si legge dai dispositivi Smart che tutti i treni del Sud tirrenico sommano almeno 70 minuti di ritardo. Al bar della stazione di Maratea si condividono i disagi. Abbiamo compreso che il nostro Regionale va verso la soppressione.Puntuale (ironia della sorte) alle 12 arriva la notizia che il nostro Regionale è ufficialmente soppresso. Per nostra fortuna, un omologo treno che si forma nella vicina Sapri parti’ veramente ed è in arrivo alle 13. Treno puntuale all’appuntamento. Mete e destinazione di bagnanti e viaggiatori hanno la giornata sconvolta. Il treno ha destinazione Cosenza. Ma per chi deve andare nella città dei Bruzi arriva la ferale notizia che nella galleria di Paola c’è stato un blocco tecnico. I viaggiatori nel borgo di San Francesco devono scendere e troveranno una qualche soluzione.
Nel più importante nodo ferroviario cosentino regna un magnifico caos. Chi viaggia in direzione Roma con qualsiasi tipo di treno somma ritardi di almeno due ore. Per Cosenza si sono allestiti dei bus sostitutivi che porteranno i profughi del treno a casa.
Trenitalia ha allestito un pacco sopravvivenza. I ferrovieri distribuiscono packaging griffato contenente sei biscottini, una bustina di taralli, una bottiglietta d’acqua e una salvietta refrigerante. La razione K del profugo da treno. Il caldo da cambiamento climatico leva il respiro. Alla buvette della stazione la folla sembra quella delle Asl meridionali alle 8 del mattino.
Chi va verso Reggio Calabria non conosce il suo destino. Forse si allestisce un treno alternativo dice un capotreno. Contrordine dalla Direzione regionale calabrese, il treno non parte più. I numeri Verdi non rispondono. Tutti al cellulare, a smanettare e consultare il montepremi del ritardo. Si fraternizza, si solidarizza, s’incontrano vecchi amici e parenti finiti in questo cul de sac da ritardi.
Arriva la buona novella che il guasto di Cosenza è sanato. Un Regionale diretto a Reggio Calabria è in arrivo alle 15. Con 120 minuti di ritardo in tabella arriverò a Lamezia Terme alle 15,30. Chi mi aspettava per andare a pranzo si prende con me un caffè. Ho impiegato oltre 5 ore per arrivare da Maratea a Lamezia.
Il ritorno verso Cosenza è meno tragicomico. Sul treno compare nelle chat una notizia. “Accolgo con grande soddisfazione la notizia del via libera della Commissione del MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica) all’intervento dell’Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. Questo importante passo avanti dimostra ancora una volta l’impegno incessante del Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, nel promuovere e migliorare le infrastrutture in Calabria e nelle regioni meridionali”, dichiara l’Onorevole Rossano Sasso, Commissario della Lega in Calabria. Un sasso nello stagno di un giorno ferroviario disastrato.
Nella celebre cattedrale nel deserto della Stazione di Cosenza priva da anni di un bar per rifocillarsi da tali avventure esco cercando un taxi. Non ve ne sono all’orizzonte e neanche un bus. Chiedo aiuto ad un giovane in attesa dei genitori motorizzati in arrivo a soccorrere il figliolo di ritorno da una vacanza in Scozia dove il trasporto pubblico ha altre efficienze. Sono persone che vivevano nel mio stesso quartiere di un tempo, nella città vecchia delle relazioni molto corte.
Lasciano il giovane a casa e mi accompagnano a destinazione.
Il trasporto pubblico in Italia va male. Per fortuna la solidarietà umana dei calabresi in viaggio continua ad avere un cuore antico simile a quello degli emigrati calabresi del Novecento i quali si avventuravano e si sostenevano viaggiando verso l’ignoto oltre l’Oceano Atlantico. Oggi l’ignoto può essere l’alta lentezza di un Intercity che caracolla tra il mar Tirreno e l’Appennino calabrocampano nel solito ritardo ferroviario. Altro che firme in parrocchia, monsignor Savino da Cassano detta la linea sull’Autonomia in apertura di Repubblica inquietando capitan Salvini. Calderoli si aggrappa ad Occhiuto, Senaldi killereggia malasanità calabrese al brillante Roberto che la sua politica autonomista tiene differenziata dai suoi alleati nazionali Calabria protagonista.

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Un assessore agli Eventi a Mendicino, un Casale di Cosenza, equipara schiuma e gonne per l’oktoberfest del paese scrivendo sui social come claim: «Le birre sono come le donne: c’è quella meglio, quella peggio, ma in fondo sempre tutte da provare». Esplode il caso politico. La sindaca Bucarelli solomonicamente dichiara «L’assessore si è già scusato pubblicamente riconoscendo l’errore, frutto di un tentativo di ironia mal riuscito e che è certamente risultato offensivo, ma non in maniera voluta e cattiva». Cattivissima però la sindachessa nel revocare il patrocinio comunale al baccanale birresco. Una frana l’assessore agli eventi che di mestiere organizza karaoke nelle piazze di paese. Dal suo repertorio bandira’ “Tu mi piaci come questa birra” cantata da Zucchero

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Molto meglio il vino delle donne. Luciano Pignataro segnala sul suo blog e racconta da par suo la storia di Antonella Lombardo, avvocato a Milano quando, nel 2019, decise di invertire la direzione di marcia della propria vita tornando a Bianco, in Calabria, per fare vino. E che vino a leggere Pignataro . Una storia di “tornanza” enologica. (redazione@corrierecal.it)

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