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l’epidemia

In Italia 24 focolai di peste suina

Il commissario Filippini: «Serve prudenza, l’ondata c’è ma è esagerato definirla drammatica»

Pubblicato il: 02/09/2024 – 20:51

Al momento ci sono in Italia 18 focolai in Lombardia, 5 in Piemonte e 1 in Emilia Romagna”. Il commissario straordinario alla Peste suina africana Giovanni Filippini, fa il punto all’Ansa sui numeri della Peste suina africana. Tuttavia, “bisogna essere prudenti. La situazione – dice – è complessa ma definirla drammatica è esagerato. E’ una situazione legata a un’ondata epidemica. E’ chiaro – aggiunge – che c’è tantissima preoccupazione da parte di associazioni e allevatori, soprattutto di quelli che si trovano nelle zone di restrizione e sono soggetti alle misure e ai provvedimenti che ho inserito nell’ultima ordinanza”.
“È ovvio che al momento non emanerò un’ulteriore ordinanza”, spiega Filippini, rispondendo alle preoccupazioni espresse da associazioni e allevatori. “Il provvedimento è di tre giorni fa. Sono in attesa dei risultati che le misure dovrebbero portare una volta applicate negli allevamenti dei territori inseriti nelle zone di restrizione. Quindi, al momento siamo in una fase di valutazione dei risultati legati all’applicazione dell’ordinanza”. “Stiamo valutando i risultati notte e giorno – assicura – in questo momento c’è molta attenzione da parte della struttura commissariale e da parte dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura sull’evoluzione della situazione in quei territori. Dopo di che sulla base di quello che sarà, siamo pronti a valutare la situazione e prendere anche ulteriori provvedimenti. È una situazione dinamica”. “Certo, c’è preoccupazione – aggiunge – è ovvio, che c’è anche un sacrificio enorme da parte degli allevatori coinvolti nei territori dall’infezione, ne siamo consapevoli. Ma noi abbiamo come obiettivi, primo di riportare il prima possibile la situazione alla normalità, tra virgolette, perché comunque rimarranno le zone di restrizione, quindi dei vincoli che speriamo siano meno stringenti di quelli attuali; e il secondo obiettivo di non far uscire il virus dalle zone di restrizione verso le zone che in questo momento sono indenni”.

Sos Confagricoltura: mezzo miliardo di danno ad export 

“Siamo proprio sull’orlo di un disastro, siamo sul limite di un baratro. Saranno 15-20 anni che lamentiamo che una fauna selvatica fuori controllo è un grossissimo problema, oggi stiamo raccogliendo i frutti del non essere stati ascoltati”. Lo ha detto Rudy Milani, presidente nazionale dei suinicoltori di Confagricoltura, a 24 Mattino su Radio 24, che ne ha diffuso il il testo, precisando che “la Peste suina è un problema squisitamente commerciale, è un problema di relazioni commerciali tra l’Italia e il resto del mondo”. Secondo Milani, “la presenza del virus sul territorio italiano non mette a rischio il consumo perché è un problema per la salute, perché non lo è in nessun modo. Il problema è che questo virus viene trasportato attraverso la carne in Paesi esteri dove il virus della peste non c’è. Quindi da quando noi lo abbiamo, l’esportazione di carne suina verso la Cina, verso il Giappone, verso l’Asia in generale e alcuni paesi dell’America è stata bloccata pochi giorni dopo creando un danno che secondo le stime fatte da Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi) può essere valutato tra i 20 e i 30 milioni di euro al mese. Poiché la peste è arrivata in Italia a gennaio 2022 – ha concluso Milani – abbiamo accumulato fino adesso oltre mezzo miliardo di danno all’export”.

Veterinari pubblici minacciano stato di agitazione 

La recente ricomparsa della peste suina africana negli allevamenti di suini domestici “è motivo di grande preoccupazione per le ricadute sanitarie, economiche e sociali che ne derivano”. Ma nessun cenno viene fatto al gravoso impegno dei veterinari del Servizio sanitario regionale, “che stanno moltiplicando il lavoro per i controlli sanitari negli allevamenti e per l’estinzione dei focolai”. Lo scrive Gian Carlo Battaglia, presidente della Federazione medici veterinari Lombardia, che minaccia: “Sia riconosciuto il lavoro aggiuntivo dei medici veterinari o sarà stato di agitazione”. I veterinari delle agenzie di tutela della salute, in Lombardia stanno lavorando con organici insufficienti: “Basti dire che nella regione sono presenti solo 11% dei veterinari del Servizio sanitario nazionale a fronte di filiere, come quella suina, che valgono il 40% di quelle nazionali, e con un numero di focolai che sono già il doppio di quelli del 2023”. Inoltre la Regione Lombardia “non ha ancora riconosciuto il gravoso lavoro aggiuntivo effettuato in occasione dell’emergenza di peste suina dell’estate 2023” quando sono state effettuate 10.000 visite e 90.000 controlli diagnostici in circa 90 giorni. Se questo si ripeterà, Fvm Lombardia, conclude il presidente, “si troverà costretta ad assumere le iniziative sindacali come la proclamazione dello stato di agitazione, idonee a tutelare il diritto al giusto riconoscimento del lavoro aggiuntivo”.

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