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L’ultima relazione del Ministero su Rende. «Professionalità inadeguate», «anomalie» su Psc e concessioni

Le criticità riscontrate dalla commissione. Sul Palazzetto emerge un «quadro di grave compromissione dei principi costituzionali di legalità»

Pubblicato il: 02/09/2024 – 11:11
di Fabio Benincasa
L’ultima relazione del Ministero su Rende. «Professionalità inadeguate», «anomalie» su Psc e concessioni

RENDE I discorsi sulla realizzazione della città unica sono rimandati al 2027 ed a Rende si comincia a discutere (per utilizzare un eufemismo) di elezioni e nuovo corso politico fino alla concreta approvazione dell’iter che con ogni probabilità porterà alla fusione co i comuni di Cosenza e Castrolibero.



«Professionalità inadeguate»

Intanto, sullo sfondo, il ministero ha reso nota l’ultima relazione del Ministero dell’Interno sulla gestione dei comuni sciolti per mafia, relativa all’anno 2023. Un documento che contiene i motivi e le dinamiche legate alla decisione di sciogliere il comune di Rende per la presenza di infiltrazioni mafiose. La gestione del comune è stata affidata, per diciotto mesi, ad una commissione straordinaria. «La dimensione del comune (oltre trentacinquemila abitanti), la sua contiguità con il capoluogo Cosenza (con cui è prevista anche una possibile prossima fusione), le problematiche di infiltrazione emerse in fase ispettiva, la presenza sul territorio comunale della prestigiosa Università della Calabria hanno indotto la commissione straordinaria, sin dall’insediamento, ad avviare un attento monitoraggio sulla struttura amministrativa ed organizzativa dell’ente, riscontrando, nell’ambito delle risorse umane, professionalità inadeguate o quantomeno lacunose». Questo uno dei passaggi della relazione che prosegue soffermandosi sull’azione compiuta dall’organo di gestione straordinaria. Che ha evidenziato «le peculiari e in parte anomale condotte delle precedenti amministrazioni in merito alla implementazione della pianta organica e alla riorganizzazione degli uffici, soprattutto quelli con maggiori criticità connesse alla mole di lavoro o alla apertura di sportelli al pubblico».



Per il ministero «altrettanto anomala è sembrata, da subito, la copertura dei posti dirigenziali con un solo dirigente di ruolo a tempo indeterminato e tre funzionari interni con l’attribuzione di funzioni dirigenziali ad interim anche nei settori scoperti (…) il dirigente del settore finanziario (l’unico di ruolo) è stato sospeso dal servizio per sei mesi». Alla circostanza segnalata, la Commissione ha trovato una soluzione e attraverso la sinergia con un altro comune della provincia è stato concordato il co-impiego, al 50%, del responsabile finanziario per sei mesi, con le funzioni dirigenziali assunte ad interim dal segretario generale. «Non meno importante, per tutta l’organizzazione interna, è stata la sostituzione del segretario generale», chiosa il Ministero.

Il Palazzetto dello Sport

Sulle procedure di affidamento in concessione di beni pubblici come il Palazzetto dello Sport, lo stadio, una struttura turistico-ricettiva e il servizio di pubblicità sul territorio, la terna commissariale si è avvalso del sostegno di un collegio di verifica e il 4 dicembre 2023, lo stesso il ha rassegnato alla commissione le proprie conclusioni «rappresentando l’esistenza di significative violazioni di legge, e di atti dell’Amministrazione non giustificabili, a cominciare da una erronea stima del valore della concessione». Numerose le contestazioni mosse nei confronti della società concessionaria, «interventi edilizi non autorizzati, esercizio di attività di palestra non autorizzata, mancato versamento delle spese di gara». L’elenco delle anomalie segnalate dal Ministero completa – si legge nella relazione – un «quadro di grave compromissione dei principi costituzionali di legalità, buon andamento e imparzialità dell’azione amministrativa, oltre che di infiltrazione o di condizionamento di tipo mafioso connesse all’aggiudicazione e gestione della concessione in esame». Il rappresentante legale della società già concessionaria, a seguito della notifica del citato provvedimento di rescissione, ha depositato ricorso al Tar Calabria per l’annullamento della delibera commissariale.

Il Psc

A pochi giorni dallo scioglimento del Comune di Rende, si è tenuto l’ormai famigerato consiglio comunale dedicato all’approvazione del Psc (Piano Strutturale Comunale). Per le opposizioni un «blitz», per la maggioranza una normale convocazione della seduta del Parlamentino rendese. La discussione e il disco verde al più importante atto di programmazione urbanistica e di sviluppo della città, ha spinto i consiglieri di opposizione a presentare numerosi esposti al Prefetto di Cosenza. Rumorose le proteste di associazioni e cittadini contro la deliberazione, ritenuta illegittima, «non essendo stato consentito lo svolgimento di una regolare e ampia discussione, non solo in seno al consiglio comunale ma anche nella città». La commissione straordinaria, con una delibera datata 6 luglio 2023, ha disposto la sospensione per 8 mesi dell’atto deliberativo di approvazione del Psc, poi revocato dagli attuali commissari chiamati a dirigere il comune.

L’ultimo nodo, il riequilibrio finanziario

L’ultima analisi, il Ministero la rivolge alla procedura di riequilibrio finanziario, deliberata, per la durata di 10 anni, nel 2012 e terminata il 31 dicembre 2022. Tuttavia, a marzo 2023 (quindi prima dello scioglimento dell’Ente), il Collegio dei revisori ha trasmesso alla Sezione della Corte dei Conti della Calabria la relazione finale sul riequilibrio, «in riscontro alla quale non era pervenuta alcuna risposta di conferma o diniego dal citato Organo di Controllo». La commissione straordinaria ha deciso nel merito di mantenere in essere tutte le prerogative e le limitazioni previste dalla procedura di riequilibrio anche durante la propria gestione, «al fine di tenere i conti in equilibrio e, soprattutto, evitare aumenti di spesa potenzialmente non coerenti con il piano approvato». (f.benincasa@corrierecal.it)

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