NAPOLI Un boss tornato in libertà dopo 19 anni di detenzione aveva ripreso a svolgere attività illecita per affermarsi nuovamente sul territorio senza sottostare al clan dei Casalesi. È questa una delle risultanze investigative di un’inchiesta della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli che ha portato questa mattina a arresti eseguiti nella provincia di Caserta. I dettagli dell’operazione sono stati svelati nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore di Napoli Nicola Gratteri e del comandante provinciale dei carabinieri di Caserta Manuel Scarso. Le indagini, condotte dal 2021 al 2023, hanno riguardato la struttura della criminalità organizzata nei territori di Teverola e Carinaro, dove i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal gip del tribunale di Napoli. Sono 32 le persone finite in carcere, tre quelle agli arresti domiciliari, mentre per altri sette indagati è stato disposto il divieto di dimora in Campania. I reati contestati a vario titolo sono quelli di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, riciclaggio, autoriciclaggio, detenzione di armi, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le attività illecite accertate consistevano sia nelle estorsioni a danno di imprenditori e titolari di esercizi commerciali che nell’imposizione di istituti di vigilanza privata ad attività commerciali presenti sul territorio e di slot-machine in bar, locali e sale slot, la cui fornitura era devoluta a società a loro riconducibili o compiacenti. Nel corso dell’attività investigativa è stato anche accertato il tentativo di imporre i servizi di onoranze funebri.
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