CATANZARO C’è un Pd a Catanzaro… Quello che sembrava un simulacro di partito, ormai rassegnato a ingoiare un’amministrazione comunale di centrosinistra nella quale il centrosinistra in realtà non conta nulla, alza la voce, si scopre leone e mette alle strette il sindaco Nicola Fiorita, svelando il bluff di un tagliando “gattopardesco” e sostanzialmente privo di spessore. Accade nel corso di una interpartitica voluta dal Partito socialista e accordata da Fiorita nell’ambito di una verifica aperta dal sindaco all’indomani della tornata elettorale di giugno e trascinata per quasi tre mesi abbastanza inconcludenti, nei quali alla mancanza di coraggio ormai quasi proverbialmente conclamata di tutti i protagonisti della scena politica catanzarese si sono sommati anche passaggi oscuri come un bando milionario per il servizio rifiuti ritirato in autotutela dall’amministrazione. Un “affaire” che ha riproposto sotto i riflettori l’eterogeneità di una Giunta comunale frutto di un’alleanza molto posticcia tra il centrosinistra guidato dallo stesso Fiorita, privo dei numeri per reggere senza problemi in Consiglio, e un’area di centrodestra riconducibile al consigliere regionale di Forza Italia Antonello Talerico, l’area che tra l’altro esprime l’assessore all’Ambiente – Giorgio Arcuri – cioè l’assessore che guida il settore che ha pasticciato sul bando dei rifiuti.
Oggi però paradossalmente – a quanto risulta da fon ti accreditate – questo tema non sarebbe stato nemmeno accennato nell’interpartitica, ma semplicemente perché il tavolo è saltato molto prima, con l’improvvisa ma ferma levata di scudi del Pd, il cui obiettivo – condiviso anche da altri alleati – è quello di rilanciare l’azione dell’intero centrosinistra in città. I bene informati sostengono che dopo una prima fase della riunione intrisa di buoni propositi il clima si è fatto pesante nel momento in cui Fiorita avrebbe evidenziato ai partecipanti la necessità di procedere quanto prima alla sostituzione di un assessore – Raffaele Scalise – dimissionario nelle scorse settimane con Pasquale Squillace, il suo capo di gabinetto. Soprattutto, Fiorita avrebbe provato a “caricare” la casella Squillace al Pd, solo che stavolta il Pd è andato a vedere il bluff respingendolo e ribadendo a Fiorita la necessità di ridare centralità al centrosinistra. Al diapason della tensione i dem avrebbero detto a Fiorita che da parte loro non ci sarebbe stata nessuna copertura politica a un tagliando che si limita soltanto a un restyling di facciata ma senza alcuna progettualità politica e senza un vero rilancio dell’azione delle forze progressiste. La posizione del Pd – a quanto sembra – sarebbe stata condivisa anche da socialisti e Movimento 5 Stelle: solo Cambiavento, il movimento fondato dal sindaco, sarebbe rimasta a fare da scudo a un Fiorita mai così isolato. Tanto è bastato per rendere l’interpartitica sostanzialmente fallimentare e per delineare una rottura tra sindaco e Pd i cui effetti si potranno misurare solo nei prossimi giorni. (a. cant.)
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