VIBO VALENTIA Tre intimidazioni in poche settimane. Si torna a sparare alla periferia di Vibo Valentia, vicino alla Zona Industriale tra Vena di Jonadi e il capoluogo. Sono due le sparatorie avvenute tra Vena Superiore, frazione del capoluogo sita in zona periferica, e a San Costantino, poco fuori il confine vibonese. Diversi colpi di pistola sono stati sparati a inizio luglio in contrada Vaccaro: destinataria l’auto di un uomo già noto alle forze dell’ordine. Quattro invece i proiettili sparati appena cinque giorni fa contro un camion a San Costantino. Nel mezzo l’auto data alle fiamme a un cittadino residente a Vena Superiore. Vicende probabilmente non collegate tra loro, ma che appaiono come campanelli d’allarme e che richiamano le vecchie stagioni intimidatorie che da tempo non si vedevano su Vibo.
La zona a Sud di Vibo Valentia, ai “confini” del triangolo tra Jonadi, San Costantino e il capoluogo vibonese, è tra le aree più in espansione della provincia. Nell’arco di venti anni sono nati diversi capannoni industriali, si è espansa a macchia d’olio la zona residenziale e, di conseguenza, sono sorti nuovi locali e uno dei centri commerciali più grandi della regione. Un’area che, ovviamente, è diventata più attrattiva anche per la ‘ndrangheta e la criminalità, ma che allo stesso tempo, non avendo un nucleo centrale vero e proprio, è diventata “preda” delle influenze di più ‘ndrine, anche per via della sua posizione geografica. La zona si trova infatti nel mezzo dei territori di “competenza” di famiglie diverse, da quelle di Vibo, agli Accorinti che da Zungri arrivano fino a Mesiano e ai gruppi della vicina San Gregorio D’Ippona.
Il tutto emerge anche dalle dichiarazioni di Andrea Mantella, che spiega come la zona fosse divisa in due: «Fino al Vibo Center, sulla destra, la zona è di Vibo ed era di mia competenza; la parte sulla sinistra che va da Vibo verso Vena di Ionadi è San Gregorio d’Ippona, di competenza dei Sangregoresi». A “agire” nella zona, secondo gli inquirenti, per conto di Mantella ci sarebbe stato Mario De Rito, di 50 anni, condannato in Rinascita a 10 anni di carcere, ma con la Dda che ha presentato appello ritenendolo, come emerso anche dalle dichiarazioni di Bartolomeo Arena «riferimento criminale delle cosche» nel territorio di Ionadi e della frazione Vena di Vibo Valentia. Per lui il collegio giudicante di primo grado di Rinascita aveva però escluso la sua partecipazione all’associazione. Per San Costantino, dove è avvenuta l’ultima intimidazione di qualche giorno fa, resterebbe ancora potente l’influenza della cosca dei Sangregoresi, così come quella delle famiglie vicine di Mileto. Nella piazza centrale del paese, nel 2011, si verificò l’omicidio di Giuseppe Prostamo, dalle cui indagini emerse «una complessa dinamica afferente le varie strutture criminali che sono state coinvolte nella vicenda, Locale di San Giovanni di Mileto, Locale di San Gregorio d’Ippona e Locale di Sant’Onofrio». (Ma.Ru.)
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