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la ricostruzione dei fatti

Rissa in un locale di Cosenza e la duplice aggressione. «Se chiami i carabinieri ti sparo in bocca e ti incendio il locale»

Due persone finiscono ai domiciliari. Un addetto alla sicurezza ed il titolare vittime di un pestaggio

Pubblicato il: 03/09/2024 – 17:43
Rissa in un locale di Cosenza e la duplice aggressione. «Se chiami i carabinieri ti sparo in bocca e ti incendio il locale»

COSENZA È il 28 aprile 2024, a Cosenza in un noto locale del centro città si consuma una rissa che vede coinvolte due ragazze. Sono circa le 2 di notte quando la situazione degenera e un addetto alla sicurezza interviene per sedare gli animi, il tentativo fallisce e nel locale entrano «quattro o cinque soggetti di cui uno sui 50 anni». L’addetto viene aggredito e anche il titolare dell’esercizio commerciale – appena fuori dalla porta di ingresso – viene spintonato e colpito alle spalle. Il colpo lo fa cadere rovinosamente a terra, dove viene ripetutamente colpito dagli aggressori con schiaffi e pugni uno dei quali lo raggiunge alla nuca. Un amico, intervenuto sul posto, lo riporta all’interno del locale, in una stanza il cui accesso è negato ai clienti. Tuttavia, dopo poco alcuni soggetti protagonisti della zuffa si ripresentano ed uno di loro, avvicinandosi al titolare del locale, lo intimidisce – secondo quanto denunciato dalla vittima – asserendo di essere «Francesco Rango, figlio di Maurizio Rango» e minacciando ritorsioni se avesse raccontato l’accaduto ai carabinieri. «Ti sparo in bocca e ti incendio u locale».

La denuncia e le indagini

Il 30 aprile è la vittima dell’aggressione a recarsi in caserma a Cosenza per denunciare tutto. Per questo motivo, Francesco Rango e Giuseppe Bevilacqua (anch’egli presunto partecipe all’aggressione) sono finiti agli arresti domiciliari. La richiesta della misura è stata richiesta dalla procura di Catanzaro e firmata dal procuratore Vincenzo Capomolla e dai sostituti Corrado Cubelotti e Vito Valerio. Per l’accusa, «la spiccata violenza ed aggressività di entrambi gli indagati e il riferimento a Maurizio Rango», capo storico dell’omonimo clan, rappresentano elementi sufficienti per sostenere l’applicazione della misura richiesta. Sono state le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate all’esterno del locale a consentire agli investigatori di risalire all’identità degli autori, fatti poi cristallizzati dalle testimonianze rese da chi ha assistito alle due aggressioni, quella al proprietario dell’esercizio commerciale ed al responsabile della sicurezza. Ovviamente le indagini sono ancora nella fese preliminare, tutti i fatti e le circostanze denunciate dovranno essere vagliate: gli indagati sono da ritenersi presunti innocenti fino ad un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile). (f.b.)

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