MILANO Una presenza ‘ndranghetista sempre più ingombrate e pressante, i cui tentacoli negli anni sono arrivati ovunque, prendendosi parte del tessuto economico e imprenditoriale all’ombra del Duomo di Milano. Negli ultimi anni il clan Bellocco di Rosarno è riuscito a ritagliarsi un ruolo sempre più da protagonista nella galassia criminale a Milano, nel suo hinterland e, più in generale, in Lombardia. In questo scenario, ora l’omicidio di Antonio Bellocco, il 36enne detto “Totò”, rischia di scatenare ritorsioni e innescare un vortice di violenza. Anche perché quello di Bellocco non è affatto un nome qualunque.
Il classe ’88, infatti, è a tutti gli effetti il rampollo dell’omonimo clan di Rosarno che proprio a Milano ha messo radici da molto tempo, riuscendo ad entrare anche nelle curve dei tifosi del calcio milanese. Antonio Bellocco è figlio di Giulio, fratelli a sua volta del capobastone Umberto Bellocco. Coinvolto nell’inchiesta “Vento del Nord”, Totò Bellocco sarà condannato – dopo il rito abbreviato – a 14 anni di reclusione nel maggio del 2014. In uno dei capi di imputazione si legge che il rampollo dei Bellocco avrebbe fornito «un costante contributo per la vita dell’associazione in occasione dei colloqui con la madre Aurora Spanò, la aggiorna sugli avvenimenti più recenti relativi a dinamiche d’interesse del sodalizio, le comunicava messaggi e informazioni degli altri affiliati (…) e inoltre forniva un contributo rilevante nella consumazione di alcuni reati fine e, più in generale, si metteva a completa disposizione degli interessi della cosca».
Il padre, Giulio Bellocco, è morto invece nel carcere di Opera, a Milano, il 9 gennaio di quest’anno, considerato elemento di spicco dell’omonima cosca di Rosarno. Giulio Bellocco stava scontando una pena a 13 anni e sei mesi di reclusione dopo la condanna comminatagli dalla Corte d’appello di Reggio Calabria nel processo denominato “Tramonto”, nel quale era accusato di associazione mafiosa finalizzata al compimento di una serie di estorsioni.
Il nome di Totò Bellocco era pesante nella curva dei tifosi dell’Inter a “San Siro”, salito alla ribalta dopo la morte di Vittorio Boiocchi, ucciso il 29 ottobre 2022 davanti a casa sua. Il classe ’88, grazie al suo “credito” di ‘ndranghetista, è riuscito a scalare le gerarchie degli ultras, come ricostruito dalla Digos negli ultimi mesi. Il responsabile dell’omicidio del giovane Bellocco è Andrea Beretta, considerato il vero capo militare della Nord e, secondo la Procura, già braccio destro di Boiocchi. Secondo quanto ricostruito, all’origine dello scontro tra i due culminato con l’omicidio di Bellocco e il ferimento di Beretta ci sarebbero questioni di affari. Bellocco è arrivato fuori dalla palestra a bordo di una Smart, su cui dopo poco è salito Beretta: sarebbe stato Bellocco a far partire un colpo di pistola per primo, ferendo al fianco l’ultras dell’Inter, il quale avrebbe reagito uccidendo l’altro con delle coltellate alla gola. Beretta si trova adesso piantonato in ospedale ed è in arresto con l’accusa di omicidio. (g.curcio@corrierecal.it)
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