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Disturbi dell’alimentazione, Bonofiglio (Unical): «La Regione sostenga le strutture calabresi»

L’appello al Corriere della Calabria della docente e presidente del Cts dell’ateneo: «Non si abbandonino i centri come la Biolife»

Pubblicato il: 06/09/2024 – 9:31
di Francesco Veltri
Disturbi dell’alimentazione, Bonofiglio (Unical): «La Regione sostenga le strutture calabresi»

COSENZA «Mi unisco all’appello lanciato alle istituzioni regionali dalla società Biolife di Cosenza e dai pazienti e caregivers di questo centro medico per garantire un accesso adeguato alle cure per i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione in Calabria. Si tratta dell’unica struttura esistente sul territorio provinciale cosentino in grado di sostenere i bisogni di soggetti affetti da tali patologie». A dirlo al Corriere della Calabria è Daniela Bonofiglio, Medico Chirurgo, specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, nonché professoressa ordinaria di Scienze Tecniche Mediche e Chirurgiche Avanzate e Docente di Endocrinologia per il Corso di Laurea Magistrale in Scienza della Nutrizione presso il dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria e poi ancora presidente del Centro Sanitario dell’Università della Calabria.
La vicenda, di cui il Corriere della Calabria si è occupato di recente, riguarda appunto la Biolife di Cosenza, dal 2008 erogatore di prestazioni sanitarie di riabilitazione extra-ospedaliera per pazienti con problemi neurologici e muscolo-scheletrici. La società è accreditata dal 2009 e dallo stesso anno è contrattualizzata con l’Asp di Cosenza.
Nel 2016 ha deciso di erogare prestazioni riabilitative per pazienti affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare, anche in questo caso con la volontà di assimilarsi alle strutture pubbliche attraverso l’istituto dell’accreditamento e del contratto con l’Asp in modo che i pazienti abbiano garantita l’assistenza dall’Asp. Ultimamente però è sorto un grave problema denunciato lo scorso giugno dall’amministratore unico Ettore Caroselli attraverso le pagine del nostro giornale. «Nonostante sia stato emanato l’accreditamento con DCA 300 del 05.12.2023, in nostro favore, da sette mesi – aveva spiegato – l’Asp di Cosenza, anche se senza colpe, non propone il contratto per acquistare queste prestazioni. Vista la perdurante mancanza di contrattualizzazione per le nuove prestazioni accreditate in favore dei pazienti affetti da disturbi del Comportamento Alimentare e della Nutrizione, saranno sospese fino a nuova comunicazione». Con relative conseguenze negative per le tante pazienti del territorio.

Daniela Bonofiglio

«Maggiore richiesta di cure, la Regione mostri più sensibilità e attenzione»

Oggi all’appello di Caroselli si aggiunge quello di una specialista del settore come la dottoressa Daniela Bonofiglio. «La crescente richiesta di cure nei confronti di un ampio spettro di patologie dell’alimentazione e della nutrizione – chiarisce la docente Unical – unitamente ad un abbassamento dell’età di insorgenza delle stesse, rappresenta un allarme che impone una maggiore sensibilità e attenzione da parte della Regione Calabria affinché le strutture accreditate possano operare nel territorio senza soluzioni di discontinuità a vantaggio della salute mentale e fisica delle persone che soffrono di queste malattie e che hanno il diritto di essere curate nel nostro contesto territoriale. Mi auguro che venga riconosciuta e finanziata l’attività del centro, sottolineando l’importanza di garantire un accesso adeguato alle cure per i disturbi dell’alimentazione e della nutrizione in Calabria».

Bonofiglio: «In Italia circa 3 milioni di persone soffrono di una qualche forma di disturbo alimentare»

«I disturbi del comportamento alimentare e della nutrizione (Dca, ndr) – evidenzia la docente Unical – rappresentano una problematica di salute mentale significativa sia a livello globale che in Italia. Nel nostro Paese, in particolare, si stima che circa 3 milioni di persone soffrano di una qualche forma di disturbo alimentare. La fascia d’età maggiormente colpita da questo problema è quella tra i 12 e i 25 anni, con una maggiore incidenza tra le donne. I Dca includono condizioni patologiche come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder) e altri comportamenti alimentari disfunzionali. Si tratta di patologie caratterizzate, come l’anoressia nervosa, da una restrizione dell’assunzione di cibo che porta ad una progressiva perdita di peso corporeo, o come la bulimia nervosa legata ad episodi di abbuffate seguiti da comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto o l’uso eccessivo di lassativi, e il disturbo da alimentazione incontrollata, connesso ad episodi ricorrenti di abbuffate senza comportamenti compensatori, spesso associato all’obesità. Quest’ultima è solo una manifestazione della malnutrizione per eccesso. Dall’altro estremo – continua Bonofiglio – più frequentemente, si ritrova una malnutrizione per difetto che si accompagna ad una serie di alterazioni endocrine significative, dovute oltre che alla malnutrizione, ad un comportamento alimentare disfunzionale e a condizioni di stress cronico associato ai disturbi alimentari. Dal punto di vista endocrinologico, numerosi sono gli aspetti da non sottovalutare in pazienti affetti da Dca. Nell’anoressia nervosa, così come in altri Dca in cui si ha una perdita di peso significativa è possibile osservare nelle pazienti la perdita delle mestruazioni (amenorrea). Questo è dovuto ad una riduzione della secrezione di gonadotropine, LH e FSH, ormoni che regolano la funzione ovarica. La carenza di estrogeni che ne consegue può avere effetti negativi sulle ossa, aumentando il rischio di osteoporosi e di fratture. Nei soggetti con anoressia nervosa, si può osservare una condizione di “ipotiroidismo non tiroideo“, o sindrome da bassa T3, caratterizzata da livelli normali o bassi dell’ormone ipofisario tireostimolante TSH, per un adattamento del corpo in tale condizione finalizzata a risparmiare energia». Bonofiglio spiega come questo stato può provocare sintomi diversi, come la riduzione della temperatura corporea, la stanchezza e la lentezza metabolica. «Inoltre – sottolinea – nei Dca si osserva spesso un’attivazione cronica dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, con alterazione del ritmo del cortisolo, che è l’ormone dello stress. Tale alterazione si associa ad una serie di effetti negativi, tra cui riduzione della densità ossea, aumento della glicemia, modificazioni della risposta immunitaria e ripercussioni sul comportamento alimentare e ansia. In presenza di una riduzione della massa grassa, come in pazienti con anoressia nervosa, i livelli di leptina, ormone prodotto dal tessuto adiposo che regola la fame e il metabolismo energetico, sono molto bassi. Al contrario – dice ancora la dottoressa – in pazienti con disturbo da alimentazione incontrollata e obesità, si può sviluppare una resistenza alla leptina, con un aumento dell’appetito e difficoltà nel controllo del peso. Nei Dca si osservano spesso livelli elevati di ormone della crescita (GH), ma bassi livelli di IGF-1 (fattore di crescita insulino-simile), che è responsabile degli effetti anabolici del GH, il che può contribuire a una riduzione della crescita ossea e della massa muscolare. Nei soggetti con disturbo da alimentazione incontrollata, soprattutto se associato a obesità, può svilupparsi insulino-resistenza, una condizione in cui le cellule del corpo non rispondono adeguatamente a tale ormone, aumentando così il rischio di sviluppare Diabete Mellito di tipo 2 e altre condizioni metaboliche. Dunque, le alterazioni endocrine nei Dca hanno importanti implicazioni cliniche. Questi cambiamenti possono contribuire al mantenimento del disturbo alimentare, aumentare il rischio di complicazioni mediche e influenzare il processo di recupero. Pertanto la gestione dei Dca deve includere un monitoraggio attento delle funzioni endocrine e un approccio terapeutico che tenga conto di queste alterazioni, le quali possono essere associate ad un’elevata mortalità e a complicazioni mediche gravi.

«I Dca hanno un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone»

«E’ evidente che i Dca – tiene a rilevare la dottoressa Bonofiglio – hanno un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone colpite, sia influenzando la salute mentale che quella fisica. La diagnosi precoce e il trattamento con un approccio multidisciplinare integrato, dunque, sono essenziali per la cura efficace di questi disturbi e per il ripristino della salute generale del paziente. Altrettanto essenziale risulta la sensibilizzazione della popolazione e il miglioramento delle risorse disponibili. Il Centro Sanitario dell’Università della Calabria, che ho l’onore di presiedere – ricorda Bonofiglio – è molto impegnato in questa direzione e svolge un ruolo importante nella prevenzione e nella promozione della salute sia all’interno della comunità studentesca che in rapporto alla totalità della popolazione in diversi ambiti socio sanitari, compreso i Dca». (f.veltri@corrierecal.it)

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