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Autonomia, il tecnico di Zaia su Savino: «Le sue parole prescindono da una lettura attenta della Legge Calderoli»

L’affondo di Andrea Giovanardi, ordinario di Diritto tributario all’Università di Trento

Pubblicato il: 07/09/2024 – 9:54
Autonomia, il tecnico di Zaia su Savino: «Le sue parole prescindono da una lettura attenta della Legge Calderoli»

ROMA Le parole pronunciate dal vescovo di Cassano allo Jonio, Monsignor Francesco Savino al Corriere della Calabria, pochi giorni fa, sull’autonomia differenziata non placano le polemiche sollevate nelle scorse settimane da esponenti della Lega. A partire dal ministro Calderoli che aveva attaccato duramente il presule: «Non mi aspettavo le uscite del cardinale Savino, ma il cardinale Savino è il cardinale della Calabria, ecco. Poi c’è tutto il resto d’Italia». Questa mattina, dalle pagine del Corriere del Veneto, è Andrea Giovanardi, ordinario di Diritto tributario all’Università di Trento, ritenuto «l’uomo dei conti dell’Autonomia» per il Veneto e cardine della delegazione trattante della Regione, torna sull’argomento e non risparmia frecciate al Vescovo. Secondo Giovanardi, le parole pronunciate da Savino «prescindono da un‘attenta lettura della legge Calderoli. Monsignor Savino, peraltro, critica non solo l’autonomia differenziata, ma anche l’attuale situazione della sua Calabria, descritta come territorio da cui tutti se ne vanno anche per la presenza della criminalità organizzata e di logge massoniche deviate. Verrebbe da dire: se dopo decenni di centralismo siamo in queste condizioni, perché ritenere che possa andare peggio (ma è possibile?) per colpa dell’Autonomia differenziata?». Non è solo il vescovo di Cassano allo Jonio a sollevare dubbi sulla Legge Calderoli e sui possibili effetti drammatici al Sud. Ma sulla norma definita “Spacca Italia”, Giovanardi precisa: «Prevede che le regioni che ottengono la gestione di ulteriori funzioni oggi statali non possano trattenere risorse ulteriori rispetto a quelle necessarie per sostenerne le spese, in un contesto di invarianza finanziaria che non può in alcun modo far mancare entrate alle altre regioni. E sufficiente leggere gli articoli 8 e 9 della legge, da cui risulta, in modo inequivoco, che, nemmeno se la Regione riuscisse a ridurre la spesa che oggi lo Stato sostiene per l’esercizio della funzione trasferita, potrebbe trattenersi tutto o parte del risparmio conseguente alla sua maggiore efficienza. Bisognerebbe riflettere su questa evidente ingiustizia e non su inesistenti rischi di impoverimento di chi potrà comunque contare sulle entrate di cui già oggi dispone».
(redazione@corrierecal.it)

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