I dati sui redditi reali degli italiani, mostrano un calo importante del potere d’acquisto rispetto alla media europea dovuta alla mancata crescita dei salari unita ad una alta pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente e pensionati che continuano ad essere con le loro tasse i veri e unici finanziatori del servizio sanitario, del sistema scolastico e di tutti i servizi essenziali che il nostro Paese fa sempre più fatica a garantire a tutti i cittadini.
Nonostante le grandi enunciazioni del Governo Nazionale l’inflazione ha eroso i salari reali e l’unico strumento di contrasto continuano ad essere i rinnovi dei CCNL.
A questo si aggiunge il fatto che anche all’interno del nostro Paese le divaricazioni geografiche sono sempre più evidenti e rischiano di diventare irreversibili con l’autonomia differenziata.
La Calabria, si conferma, l’ultima regione per retribuzioni medie lorde dei lavoratori privati con una media di circa 15000 euro, quasi due mila euro in meno di Puglia e Sicilia che ci precedono e contro gli oltre 28000 della Lombardia con le province Calabresi agli ultimi posti della classifica. La classifica fotografa un Paese diviso, non sulle retribuzioni giornaliere ma sul numero di giornate lavorate, dimostrazione della validità dei contratti nazionali che sono l’unico mezzo di unione del mondo del lavoro nel nostro Paese e che la differenza passa dalle diverse opportunità territoriali che vengono sostenute anche dal Governo Meloni.
Il sud e il mezzogiorno in generale hanno la necessità di intercettare finanziamenti dei grandi gruppi nazionali pubblici che siano di supporto agli investimenti di grandi aziende private nazionali e mondiali.
La Calabria, rimane fanalino di coda del Paese e dell’Europa e per questo serve una vera idea di sviluppo industriale combinata ad una strategia energetica utile alla nostra regione.
La Regione Calabria rimane all’ultimo posto per produttività 29.7% anche sotto la media del mezzogiorno al 31.6% per questo servono politiche di sviluppo che mirino ad una spesa pubblica utile e non parcellizzata, per fare questo servono politiche rivolte al futuro e non al passato e per questo serve aprire una vera discussione non sui singoli investimenti ma sull’idea di Calabria.
La Regione apra un confronto di merito e non formale per fare in modo che la Calabria abbia quel cambio di passo enunciato ma che tutti i dati continuano a smentire.
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