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‘Ndrangheta, i rapporti di Solano e gli affidamenti diretti: le motivazioni dello scioglimento di Stefanaconi

La figura del sindaco e il legame con i D’Amico. Nel mirino anche lavori affidati a ditte «collegate con la criminalità organizzata»

Pubblicato il: 11/09/2024 – 16:39
‘Ndrangheta, i rapporti di Solano e gli affidamenti diretti: le motivazioni dello scioglimento di Stefanaconi

VIBO VALENTIA Un «collegamento diretto con la criminalità organizzata» e un rapporto di «contiguità» del sindaco Salvatore Solano con i cugini imprenditori Giuseppe e Antonio D’Amico, condannati rispettivamente a 30 e 18 anni nel processo Petrolmafie contro la ‘ndrangheta vibonese. È una relazione dura quella pubblicata del ministro dell’interno Matteo Piantedosi per motivare lo scioglimento del comune di Stefanaconi per infiltrazioni mafiose, avvenuto lo scorso 25 luglio. L’ex sindaco, sul quale è incentrata buona parte della relazione, è stato condannato a un anno (con pena sospesa) nel medesimo processo dei cugini, con i giudici che hanno riconosciuto la corruzione elettorale ma escluso l’aggravante mafiosa, sostenendo comunque nella sentenza che Solano fosse «consapevole delle modalità» con cui D’Amico «procacciava i voti» per la sua elezione a presidente della provincia.

Il legame del sindaco con i fratelli D’Amico

Secondo il ministero sussistono «concreti, univoci e rilevanti elementi» che dimostrerebbero il collegamento tra l’amministrazione e la ‘ndrangheta. Dalle inchieste della magistratura emergerebbe il «sostegno esplicito» fornito da Giuseppe D’Amico al sindaco Solano «in occasione delle elezioni provinciali di Vibo Valentia del 31 ottobre 2018», nonché la «trattazione con il medesimo di tematiche afferenti le dinamiche criminali del territorio». Dettagli emersi dall’inchiesta della Dda confluita nel processo Petrolmafie, in cui l’imprenditore Giuseppe D’Amico era stato intercettato mentre faceva «pressioni illecite» a consiglieri comunali e sindaci per far votare il cugino. «Ti volevo solo dire che il candidato alla Provincia è mio cugino di sangue» afferma in una delle conversazioni captate dagli investigatori, mentre in un’altra avrebbe fatto riferimento ad una foto inviata da un sindaco per dimostrare il proprio voto. I giudici nella sentenza, pur escludendo l’aggravante mafiosa per Solano, rilevavano «l’affinità emotiva tra l’odierno imputato e gli ambienti della criminalità organizzata».

La figura di Solano

Lo stesso Prefetto nella sua relazione aveva definito il sindaco «indiscutibilmente colluso con elementi di spicco della criminalità organizzata del territorio», avendo ricoperto un ruolo di primo piano «volto a favorire e agevolare» esponenti legati alla ‘ndrangheta. Oltre ai procedimenti penali, secondo diverse segnalazioni della Polizia Solano «intrattiene frequentazioni controindicate, tanto da riferire che l’amministratore “è solito accompagnarsi” con soggetti riconducibili alla criminalità organizzata». Proprio in virtù di queste «controindicazioni» e della piccola dimensione del comune di Stefanaconi «è indubbio – si legge – che la figura dominante del sindaco, anche rispetto alla struttura, abbia determinato un’evidente compromissione del buon andamento e dell’imparzialità dell’amministrazione».

Affidamenti diretti a ditte «collegate con la criminalità organizzata»

La relazione si concentra poi sull’attività portata avanti dall’amministrazione, in particolare sugli 82 affidamenti diretti di lavori, servizi e forniture pubbliche ad aziende non presenti nelle wishlist. Un numero che il prefetto Grieco definisce «assolutamente spropositato», soprattutto in virtù che 19 delle aziende presentavano «criticità di vario tipo», alcune «vicine, se non contigue, ad ambienti malavitosi». Nella relazione si cita l’esempio di un’impresa a cui era stata affidata la manutenzione di un immobile, ma che la stessa risultava ancora in attesa del rinnovo dell’iscrizione alla wishlist. L’impresa è stata poco dopo destinataria di informativa antimafia, con conseguente risoluzione del contratto da parte del Comune. Situazione che si è ripetuta per i lavori all’interno di un istituto scolastico, per lo smaltimento dei rifiuti ingombranti e per il rifacimento del manto stradale. Elementi che, in aggiunta ai rapporti con gli ambienti malavitosi che, secondo la relazione, avrebbe mantenuto il sindaco, hanno portato allo scioglimento di Stefanaconi. (Ma.Ru.)

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