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“lua mater”

Blitz anti-mafia in Sicilia, 13 arresti – VIDEO

Sequestrati 2 arsenali e riscontri su contatti con la ‘ndrangheta

Pubblicato il: 12/09/2024 – 15:07
Blitz anti-mafia in Sicilia, 13 arresti – VIDEO

PALERMO Tornato in libertà dopo aver scontato la precedente condanna per associazione mafiosa aveva ripreso in mano le redini della famiglia mafiosa di Regalbuto. Referente del clan sia all’interno della Provincia di Enna sia all’esterno nei rapporti con esponenti delle famiglie mafiose attive nell’hinterland catanese. E’ quanto emerge dal blitz antimafia della Polizia “Lua Mater”, che all’alba di oggi ha portato all’esecuzione di 13 misure cautelari nell’Ennese, tra Regalbuto e Pietraperzia, e al sequestro di due imponenti arsenali pronti all’uso. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, favoreggiamento personale aggravato, detenzione e porto abusivo di armi da guerra armi clandestine e comuni da sparo. A Regalbuto, in particolare, secondo gli investigatori della Squadra mobile di Enna e del Commissariato di Leonforte, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta a gestire gli affari era A.P.A., in grado di esercitare un capillare controllo del territorio. Affari e non solo, perché A.P.A. interveniva nella regolazione delle controversie private. A lui, a esempio, si sarebbe rivolta una persona che si riteneva vittima di “prevaricazioni” da parte di un vicino o due affiliati del clan Santapaola per il recupero di un credito legato a una cessione di sostanza stupefacente a un “cliente” di Regalbuto. Sollecitato dalle vittime dei furti sarebbe intervenuto con successo per il recupero di un’auto e di un furgone, entrambi rubati a Regalbuto (nel secondo caso dietro pagamento di un riscatto). A.P.A. avrebbe, inoltre, rintracciato un Pusher accusato di aver spacciato droga a Regalbuto senza la sua “autorizzazione” e l’avrebbe picchiato senza che quest’ultimo, benché apparentemente più prestante e giovane, reagisse in alcun modo. «La condotta è sintomatica di un ruolo mafioso, che comporta il potere di controllare le attività illecite poste in essere sul suo territorio, consentendole o meno», spiegano gli investigatori.  In occasione di un furto di ovini la vittima aveva chiesto aiuto ad A.P.A., che avrebbe effettivamente individuato il presunto autore e chiesto a due persone di dare una lezione al ladro. I due si sarebbero così resi responsabili di una spedizione punitiva nei confronti del presunto responsabile del furto, picchiandolo e rubandogli un ciclomotore, poi restituito su ordine dello stesso A.P.A.. «Lo scopo di quest’ultimo nell’infliggere la punizione – spiegano gli investigatori – sarebbe stato anche quello di verificare se il presunto autore del furto fosse appoggiato da soggetti che potessero prenderne le difese, mettendo in discussione la sua leadership criminale a Regalbuto». Per quanto concerne la contestazione del reato di estorsione, nel corso del 2023 e del 2024, sono stati acquisiti gravi indizi in ordine all’intervento di A.P.A. in occasione dell’acquisto ai pubblici incanti di un appartamento, già di proprietà di C.G., persona a lui vicina, che si sarebbe messa a disposizione per comunicare con esponenti dei clan catanesi e per organizzare incontri. A.P.A. avrebbe intimando all’acquirente dell’immobile, già di proprietà di C.G., di versare una somma di denaro in suo favore per l’acquisto, da parte di quest’ultimo, di un’altra abitazione dove andare a vivere, così subordinando la possibilità del legittimo acquirente di entrare in possesso dell’appartamento. Altri elementi sono stati acquisiti in ordine a una serie di contatti e incontri finalizzati a organizzare un traffico di stupefacenti con esponenti della ‘ndrangheta

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