«Non c’è stata alcuna sottovalutazione, nessun ritardo e nessuna intenzione oppure ordine di abbandonare le persone in mare». È quanto sostiene Liborio Cataliotti, avvocato di Alberto Lippolis, comandante del Reparto operativo navale (Roan) di Vibo Valentia indagato insieme ad altre 5 persone per la strage di Cutro in cui morirono 94 migranti. In un’intervista rilasciata a Panorama l’avvocato afferma che «la tragedia è stata politicizzata e strumentalizzata». «Non esiste – aggiunge – una norma di nessun livello che modifichi la disciplina pluridecennale che classifica i due eventi Sar e Law enforcement. Non esiste alcun automatismo che sovrappone le due categorie passando da una all’altra».
Gli avvocati di Lippolis ricostruiscono la vicenda, partendo dall’avvistamento di Frontex avvenuto alle 22 e 26 del 25 febbraio. Per Francesco Vetere, uno dei legali del comandante del Roan, «Il primo impatto visivo di Frontex non consente di qualificare l’evento come Sar con certezza di migranti a bordo. Per questo motivo viene catalogata come operazione di “Law enforcement” attribuendola alle forze di polizia. La stessa accusa non lo mette in dubbio». Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’allarme sarebbe stato lanciato alle 3.50, troppo tardi per il naufragio avvenuto solo 25 minuti più tardo. Ma l’accusa – si legge nell’articolo di Panorama – «fa confusione sugli orari, quelli reali dimostrano che non si è perso tempo». L’avvocato Cataliotti racconta anche lo stato d’animo del colonnello Lippolis: «Il suo primo pensiero va sempre alle vittime e ai loro familiari. E ripete: “Ne ho salvati tanti, sono a posto con la coscienza, ma questa volta non ce I’ho fatta». Parole condivise – riporta Panorama – anche da un altro imputato: «Mi hanno augurato di non dormire la notte. È vero, non dormo perché ho sempre davanti agli occhi le immagini delle bare dei bambini di Cutro. Ma non ho alcuna colpa».
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