LAMEZIA TERME Un’auto rubata in pieno centro, a due passi dal Tribunale di Lamezia Terme. L’intento era quello, poi, di ricontattare il proprietario e cercare di estorcere almeno 500 euro per restituire il mezzo. Il classico “cavallo di ritorno”, pratica diffusa a Lamezia Terme da decenni e messa in pratica dai cittadini di etnia rom. Le denunce ai Carabinieri sono sempre più frequenti rispetto al passato, ed è la tecnologia, spesso, a fornire elementi essenziali agli inquirenti.
Le telecamere di sorveglianza hanno permesso di ricostruire tutti i loro movimenti: i due cittadini di etnia rom, compreso un minore, percorrono Via A. Volta, fino a raggiungere Piazza della Repubblica. Sono passate da pochi secondi le 11 del mattino del 20 aprile 2024 quando, in particolare, una delle telecamere istallate presso il Palazzo di Giustizia inquadra, seppur a distanza, le due sagome. I due stanno fermi per un po’ prima di avvicinarsi ad un furgone di colore blu in sosta. Dopo aver provato inutilmente a portarlo via, l’attenzione dei due si sposta su una Fiat 500, notata mentre era in sosta nei pressi di una edicola. Secondo la ricostruzione effettuata attraverso le immagini di sorveglianza, i due si dirigono verso il veicolo in sosta, lo oltrepassano e si fermano per circa un minuto alle spalle dell’edicola, dopodiché si riavvicinano e restano a guardare la Fiat 500 per un po’. I minuti successivi sono “fatali”: uno dei due si introduce nell’auto mentre l’altro resta fuori a fare da “palo”. Poi lasciano la 500, si dirigono per un po’ verso un bar, e qualche secondo dopo ritornano all’assalto dell’auto, questa volta portandola via.
Alla loro identificazione i Carabinieri ci arrivano non solo grazie alle immagini di sorveglianza, ma anche incrociandole con alcuni video pubblicati sui social. Come su Tik Tok dove uno degli indagati indossa la stessa felpa nera utilizzata nel momento del furto. Per il secondo di loro, invece, decisivi sono i tatuaggi presenti sul corpo, un tribale sul braccio sinistro.
La stessa sera un interlocutore “anonimo” contatta il proprietario dell’auto rubata in Piazza della Repubblica, un soggetto di sesso maschile, presentatosi come “intermediario”. Nella conversazione, staccata e ripresa in più occasioni, alla vittima viene chiesto il corrispettivo in denaro per riavere l’auto, almeno 350 o 400 euro, visto anche il poco valore di mercato della Fiat. Un tentativo di estorsione inutile perché, nella stessa sera, l’intervento dei Carabinieri della sezione Operativa di Lamezia Terme consente di ritrovare l’auto rubata. Quello che non sapevano i due ladri era che a bordo dell’auto era installato un sistema di rilevamento GPS che ha consentito di individuarne l’esatta posizione in località San Pietro Lametino (zona industriale ex S.I.R.) del Comune di Lamezia Terme. (g.curcio@corrierecal.it)
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