COSENZA Dopo l’esperienza da Capo di Stato maggiore della Legione Carabinieri Calabria, il colonnello Andrea Mommo assumerà – nei prossimi giorni – l’incarico di nuovo comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza. Prende il posto di Saverio Agatino Spoto, il colonnello raggiungerà la Capitale dove assumerà il ruolo di Capo di Stato maggiore della Legione Carabinieri Lazio. Nato a Torino ma cresciuto in Sicilia, ha avuto modo – nel corso della sua carriera – di prestare servizio nella Territoriale di Aprilia, nella provinciale di Imperia e anche a Gioia Tauro. La Calabria la conosce bene, visto l’ultimo periodo vissuto a Catanzaro, così come ha una profonda conoscenza del crimine insistente nella nostra regione. Non solo ‘ndrangheta e malaffare ma anche criminali dediti, ad esempio, alla commissione di reati contro l’ambiente.
Andrea Mommo ha iniziato la sua carriera da ufficiale nella Marina Militare. Prima comandante del nucleo operativo a San Severo, poi a Napoli, al comando del nucleo operativo, e dopo a Chioggia dove Mommo rimane tre anni prima di trasferirsi in Calabria, a Gioia Tauro alla guida della compagnia carabinieri. Tre anni nel Reggino, prima di essere destinato all’ufficio criminalità organizzata al comando generale dell’Arma dove – confesserà in una intervista – «ho trascorso tre anni intensi dedicati all’analisi dei fenomeni criminali, occupandomi in particolare di ‘ndrangheta e camorra». Prima di prestare servizio ad Imperia, il colonnello viene trasferito ad Aprilia, dove è stato comandante del Reparto Territoriale dell’Arma dei carabinieri.
Nel corso della sua carriera, il colonnello Andrea Mommo ha avuto modo di illustrare ai cronisti l’attività svolta, la strategia attuata e l’approccio utilizzato nella lotta al crimine. «Il controllo continuo dei soggetti dediti a reati contro il patrimonio e di quelli dediti all’uso e diffusione di stupefacenti. Al riguardo, ritengo importantissimo lo strumento di controllo che ci viene garantito dalle misure di prevenzione». E’ del tutto evidente come la scelta dell’attività da svolgere sia essa repressiva o preventiva sia legata al tipo di territorio da sottoporre a controllo. Quella cosentina, come ha avuto modo di sottolineare il colonnello Saverio Agatino Spoto «è vasta e complessa», segnata dai sussulti di una criminalità in grado di rigenerarsi nonostante le robuste operazioni concluse in questi anni. Le nuove leve occupano gli spazi lasciati vuoti e tentano di sovvertire l’equilibrio ripristinato dalle forze dell’ordine. (f.b.)
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