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Crisi a palazzo de nobili

Catanzaro, la “porta stretta” di Fiorita. Tra trattative complicate e numeri “ballerini”

Il sindaco punta a costruire una Giunta con una forte componente tecnica. Quadro complesso dopo il dietrofront di Azione e l’incognita “transfughi”

Pubblicato il: 15/09/2024 – 20:32
Catanzaro, la “porta stretta” di Fiorita. Tra trattative complicate e numeri “ballerini”

CATANZARO La “porta stretta” del sindaco Nicola Fiorita. Sono le ore decisive per la definizione della crisi al Comune di Catanzaro, ore decisive e anche molto delicate, per il primo cittadino leader della coalizione di centrosinistra chiamato a trovare una quadra non facile per superare la fase di stallo politico e amministrativo nata dopo l’azzeramento della sua Giunta e l’uscita dalla maggioranza dell’ormai ex alleato Antonello Talerico, di Forza Italia. Domenica di lavoro e di trattative, per Fiorita, sul filo del rasoio perché in realtà si gioca su numeri molto “ballerini” e soprattutto a causa delle ultime novità che hanno reso più debole il contesto e complicato la strada per l’uscita dalla crisi: il riferimento è all’atteggiamento di Azione, finora accanita opposizione di Fiorita ma adesso molto più dialogante, ma non al punto di  entrare in Giunta per come i calendiani, tre consiglieri comunali rappresentati da Valerio Donato, competitor di Fiorita al ballottaggio del giugno 2022, avevano invece fatto intendere. All’ultimo giro di manovella il dietrofront: Azione ha optato per l’appoggio esterno, con una decisione che inevitabilmente complica la costruzione della futura Giunta.

fiorita succurro autonomia
Il sindaco Fiorita

Le trattative

Fonti accreditate parlano di un Pd particolarmente impegnato per tenere la barra dritta sull’operazione politica più complessiva, la ricomposizione del centrosinistra a Catanzaro come baricentro della futura maggioranza al Comune, e per questo le interlocuzioni tra i dem e il sindaco sono costanti – una delegazione Pd avrebbe incontrato questa mattina in via riservatissima Fiorita – anche se non sono mai facili, considerando le reciproche diffidenze. Al momento – dicono i “bene informati” – Fiorita starebbe lavorando alla costruzione di una Giunta che abbia un alto profilo e sia un mix tra componente politica e una forte componente tecnica, in modo da “convincere” e vincolare soprattutto Azione, ma la quadra non è facile: a quanto si è appreso, nell’ipotesi di una Giunta a 9 al momento le caselle sarebbero tre per “Cambiavento”, il movimento di Fiorita (gli assessori uscenti Donatella Monteverdi e Nunzio Belcaro e Pasquale Squillace, oggi capo gabinetto di Fiorita), e due per il Pd (l’uscente Giusi Iemma, presidente regionale del Pd e vicesindaco uscente ma non necessariamente rientrante, e Salvatore Passafaro), il resto però sarebbe tutto da costruire anche se si parla di una casella per un nome d’area di Azione. Ma i fronti che vanno osservati in questa fase sono anche quelli lato Consiglio, perché secondo gli ultimi “boatos” non è affatto scontato che tutti i “transfughi”, i cinque consiglieri comunali che facevano parte dell’area Talerico e che hanno abbandonato il consigliere regionale, alla fine restino nella maggioranza, e in questo caso il rischio per Fiorita di numeri risicatissimi è davvero grosso, con il conseguente rischio di dover sottostare alla mercè di questo o quel consigliere e quindi a mediazioni sempre al ribasso. A congiurare a favore di una soluzione della crisi comunque – spiegano gli analisti – ci sono due elementi: il primo, preponderante, è la fifa dei consiglieri comunali (non tutti ma la stragrande maggioranza) di andarsene a casa anticipatamente, perdendo così anche un’indennità tornata a essere appetibile, e il fatto che il nemmeno il centrodestra è così unito, tutt’altro. Ma per Fiorita e la sua nuova Giunta sarebbe un “galleggiare” comunque scomodo, e soprattutto improduttivo per la città. E diversi analisti già prefigurano lo scenario di una consiliatura che traguardi gennaio, in modo da evitare un anno e mezzo di commissariamento, e poi il “tutti a casa” per il voto a maggio-giugno. E’ uno scenario. Buono e plausibile come tutti gli altri. (a. c.)

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