REGGIO CALABRIA Due tentativi di attentato ai danni del boss Cosimo Borghetto. Lo racconta Davide Bilardi, classe 1975, nuovo collaboratore di giustizia le cui dichiarazioni rilasciate davanti ai magistrati della Dda di Reggio Calabria sono contenute nei verbali depositati nel corso del processo nato dall’inchiesta “Garden”. Il 49enne, arrestato per associazione mafiosa nell’ottobre 2023 nell’ambito dell’inchiesta “Atto quarto”, nei verbali costellati di omissis parla di episodi di estorsioni e rapine legate al clan Libri, e dei dissidi tra Totò Libri, Edoardo Mangiola e Cosimo Borghetto, che sfociarono nel tentativo dei primi due di uccidere Borghetto che, uscito dal carcere, «reclamò il suo ruolo anche quale capo della cosca Libri».
«Nel periodo in cui Gino Molinetti era ancora vicino a Carmine De Stefano, erano i figli di Gino – ovvero Peppe ed Alfonso – insieme a Ciccio Saraceno, ad occuparsi della riscossione delle estorsioni», racconta Bilardi che aggiunge dettagli: «Ad esempio si occupavano delle estorsioni ai danni dei giostrai in occasione della festa della Madonna a Reggio Calabria nel mese di settembre. Di questo mi parlava Totò Libri, che si rapportava con costoro per ricevere la parte di estorsioni che gli competeva». E ancora: «Tra il 2017 ed il 2018 (forse, ma non ne sono anche nel 2019), i figli di Gino Molinetti e Ciccio Saraceno, per conto degli arcoti, incassavano il pizzo in denaro ed ottenevano, sempre a livello estorsivo, biglietti gratuiti».
Considerato dalla Dda reggina «uomo di collegamento tra le famiglie mafiose di Archi e la cosca Libri», Bilardi nel verbale datato 10 luglio 2024 racconta dei contrasti tra Totò Libri ed Edoardo Mangiola con Cosimo Borghetto: «Ho appreso dei dissidi che i Libri avevano con Cosimo Borghetto. Quando uscì dal carcere, Borghetto reclamò il suo ruolo anche quale capo della cosca Libri. Ci fu un incontro tra Mangiola, Totò Libri e Cosimo Borghetto. Me lo raccontarono sia Mangiola che Libri. Gli dissero che ciò non era possibile, perché il capo continuava ad essere Filippo Chirico. Ma lui rispose che lui non lo conosceva e non lo riconosceva a livello di ‘ndrangheta. Mangiola, che è legatissimo a Filippo Chirico e non ha problemi con la pistola, si è indispettito e voleva ucciderlo. Hanno decretato l’omicidio e fecero due tentativi».
Il racconto di Bilardi va avanti e il collaboratore di giustizia racconta la strategia studiata per uccidere Borghetto: «Hanno quindi iniziato a fare un escamotage: Totò Libri usciva sempre a cena con il fratello Gino Borghetto, così nessuno avrebbe pensato alla cosca Libri quale responsabile al momento dell’omicidio. Nel frattempo, Edoardo Mangiola organizzava l’omicidio e mi chiese di partecipare, ma io rifiutai categoricamente. Per ben due volte tentano di ammazzarlo». La prima a Saracinello, sotto il ponte dell’autostrada e una volta – aggiunge Bilardi – in via Cardinale Portanova, dove c’è una macelleria di un suo parente. E per farlo, dovevano entrare in azione due killer, «so che avrebbero utilizzato delle pistole di cui aveva disponibilità Edoardo Mangiola». «Una volta Mangiola – aggiunge Bilardi – andò con omissis omissis andarono con un motorino». «Quasi di fronte, ha un deposito mezzi. Lì c’è una strada stretta e fermato con un furgone e avrebbe caricato il motorino e li avrebbe portati via. Però non lo trovarono». «La seconda volta, cercarono di ucciderlo vicino alla macelleria. omissis. Non riuscirono a prenderlo perché arrivarono tardi e lui era già andato via». (m.r.)
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