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Il pentimento di Bilardi, vicino ai Tegano e legato ai Libri: «Ero l’uomo di fiducia di Paolo Schimizzi»

Gli inizi della carriera criminale a Reggio e il racconto del tentato omicidio di Cosimo Borghetto: «Doveva essere eseguito da Mangiola»

Pubblicato il: 17/09/2024 – 6:31
di Mariateresa Ripolo
Il pentimento di Bilardi, vicino ai Tegano e legato ai Libri: «Ero l’uomo di fiducia di Paolo Schimizzi»

REGGIO CALABRIA «Ero in qualche modo l’uomo di fiducia di Paolo Schimizzi». Si presenta così Davide Bilardi, classe 1975, arrestato per associazione mafiosa nell’ottobre 2023 nell’ambito dell’inchiesta “Atto quarto” della Dda di Reggio Calabria. Il 49enne parla al passato raccontando della sua carriera criminale: ha deciso di collaborare con la giustizia e raccontare ai magistrati i rapporti e gli affari degli esponenti della ‘ndrangheta reggina con cui ha avuto contatti. Nei verbali, con le sue dichiarazioni, depositati nel corso del processo nato dall’inchiesta “Garden” iniziato a Reggio Calabria, Bilardi parla di episodi di estorsioni e rapine legate al clan Libri, dei dissidi tra Totò Libri, Edoardo Mangiola e Cosimo Borghetto, che sfociarono nel tentativo dei primi due di uccidere Borghetto, e motiva la scelta di iniziare il percorso di collaborazione: «Ormai da diversi mesi stavo maturando la volontà di collaborare con la giustizia. Ed è una scelta che oggi voglio confermare. Penso alla mia famiglia ed alle conseguenze che le mie vicende giudiziarie potra nno avere», afferma il 49enne nel verbale del 7 giugno 2024, aggiunge: «Io non sono nato mafioso. Ma ho fatto scelte sbagliate, di cui ora comprendo il disvalore. Ho capito che questa vita porta solo a conseguenze drammatiche. Non sono mai stato “battezzato”».

LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta a Reggio, il piano per uccidere Borghetto svelato da Bilardi: «Reclamava il ruolo di capo del clan Libri»

«Ero considerato un uomo dei Tegano, ma non sono “battezzato”»

«Sono stato sempre considerato nell’ambiente un uomo dei Tegano, anche se io mi sentivo uno spirito libero. Portavo imbasciate e intrattenevo i rapporti in particolare con la ‘ndrangheta di Arangea. Non ero preposto a commettere estorsioni», racconta Bilardi parlando degli inizia della sua carriera criminale e dei rapporti con Paolo Schimizzi, nipote del defunto boss Giovanni Tegano, scomparso quindici anni fa per lupara bianca e per il quale afferma di aver «fatto dei danneggiamenti». «Ho iniziato a frequentare da giovanissimo Paolo Schimizzi e lui mi è stato sempre molto vicino, anche nel periodo della mia detenzione per fatti di droga, Schimizzi diceva che non c’era bisogno di doti per essere mafioso. Ed io ho seguito questa sua indicazione. Pur essendo stato “con lui”, non ero quindi battezzato. Ricordo di avere aiutato, ad esempio, Paolo Schimizzi per “spostare” Giovanni Tegano durante la latitanza di quest’ultimo». E nei verbali Bilardi dichiara di essersi nel tempo «legato, tramite Domenico Tegano, a Totò Libri ed Edoardo Mangiola», dei quali il nuovo collaboratore di giustizia ha raccontato i tentativi di eliminare Cosimo Borghetto: «L’omicidio sarebbe dovuto essere materialmente eseguito da Edoardo Mangiola omissis. Io conosco queste circostanze in quanto ho partecipato più volte ai dialoghi in cui organizzavano l’omicidio». E su Domenico Tegano, Bilardi invece ha affermato: «Si presentò omissis come nuovo referente della sua famiglia. Domenico Tegano mi presentò Totò Libri dicendomi che era come fosse suo fratello ed erano una cosa sola. Mi chiese anche di agevolarlo in relazione agli interessi del settore delle scommesse».

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