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Scuola e autonomia, l’allarme: «In quattro anni persi 30mila studenti in Calabria»

Incontro organizzato dalla Cgil a Lamezia Terme. Il segretario Sposato: «Autonomia vuol dire 20 sistemi scolastici diversi, inaccettabile»

Pubblicato il: 17/09/2024 – 14:09
Scuola e autonomia, l’allarme: «In quattro anni persi 30mila studenti in Calabria»

LAMEZIA TERME Tanti (quasi tutti) punti critici, un elenco di problemi che potrebbero abbattersi sul sistema scolastico calabrese con l’adozione della legge Calderoli. «L’istruzione e l’autonomia differenziata devono camminare insieme, deve esserci una visione unitaria su tutto il territorio nazionale, altrimenti si rischiano effetti irreversibili, al di là poi di quelle che sono le reali intenzioni».
Ne è convinto Mimmo Denaro, segretario Generale FLC CGIL Calabria. Secondo Denaro, infatti, la scuola paga «un prezzo altissimo in termini di organici, in termini di reclutamento e di ritardi strutturali e questo non farà altro che peggiorare con un’autonomia differenziata che ormai è legge e che non si riesce a fermare».

Il dimensionamento scolastico

In termini numerici, per quanto riguarda la Calabria, i rischi maggiori «riguardano il dimensionamento scolastico, vedremo quali effetti provocherà nei prossimi mesi anche perché non si punta ad ottimizzare il sistema ma a penalizzarlo e già si stanno creando situazioni di forte disagio che si amplificheranno senza dubbio nella gestione di questo nuovo anno scolastico».
Secondo Denaro, quindi, c’è già stata una riduzione notevole dell’autonomia scolastica e “frazionare” e “inglobare” «comporta delle grosse difficoltà nella gestione amministrativa e anche dell’offerta formativa», sebbene ancora non siano ben chiari gli effetti, almeno nel breve termine. Altra criticità calabrese è il deficit strutturale «sul quale ci sarà tutta la volontà per cercare di superarli» anche attraverso le risorse del Pnrr, «però per come oggi è pensata l’autonomia differenziata, che non è un’autonomia regionale, non ha nulla a che fare con il regionalismo, crediamo che sarà molto molto difficile».

Studenti in fuga dalla Calabria

C’è però il problema dei problemi secondo Cgil ed è quello del calo demografico. «Un problema enorme, noi in questa regione abbiamo perso negli ultimi 4 anni quasi 30.000 studenti. Questo è un dato preoccupante sia perché il calo demografico, unito allo spopolamento delle aree interne non consentirà di attivare quella bella proposta che è l’invito alla restanza perché restare in questa regione in queste condizioni non è semplice per chi ci vuole rimanere. Sia perché, se non si agevolano le politiche di inclusione, siamo alle porte dell’Europa e quindi la nostra è una regione che per prima ha il dovere dell’accoglienza, quindi si deve cambiare direzione e in questo caso ieri devo dire che il presidente Occhiuto ha fatto anche dei passaggi molto importanti»
«Noi siamo disponibili, siamo pronti al confronto e siamo qui a lavorare in Calabria proprio per cercare di migliorare la situazione. Speriamo che la politica nazionale del governo vada anche in questa direzione. Io da questo punto di vista qualche dubbio ce l’ho».

Sposato: «Preoccupa l’esodo dal Sud»

«Il settore dell’istruzione è quello che potrebbe avere più ricadute negative. Non voglio parlare di quello che disse qualche mese fa il ministro Valditara, anticipando anche ipotesi di gabbie salariali, sappiamo bene che 20 sistemi di istruzione scolastica in 20 regioni significherebbe la parcellizzazione dell’istruzione e della cultura che dovrebbe essere invece un asse fondamentale della coesione e dell’unità nazionale del Paese». Lo ha detto, invece, il segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato. «Immaginate – ha detto ancora Sposato – che i docenti del Nord possano guadagnare tre volte in più rispetti ai docenti del Sud, già abbiamo un abbandono progressivo legato alla carenza di lavoro e alla emigrazione soprattutto degli intellettuali e del sistema dei docenti, degli infermieri, dei medici, cosa significa se le altre regioni decidono autonomamente di pagare di più gli insegnanti? Significa un esodo che già c’è dal Sud e questa è una delle preoccupazioni principali che abbiamo». (Gi.Cu.)

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