CATANZARO Un dato è certo, il resto – guardando in prospettiva – presenta alcune incognite che solo il tempo, e la futura azione politica e amministrativa, potranno diradare (o aggravare). Al fondo di una decina di giorni comprensibilmente difficili e tormentati, il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita è venuto a capo della crisi per l’implosione della sua iniziale maggioranza, il “Frankenstein” del centrosinistra alleato con un pezzo di centrodestra e di “mondo di mezzo”, varando una nuova Giunta – la “Fiorita Ter” – dal profilo eminentemente tecnico ma che ha una indiscutibile coerenza politica, o almeno ha più coerenza politica di quella precedente. Una Giunta con una chiara connotazione progressista e di centrosinistra, grazie anche all’appoggio esterno di Azione, finora accanita opposizione oggi invece, sia pure molto “guardinga”, a sostegno del sindaco e della sua squadra di governo. Il “campo largo” a Catanzaro c’è, così come però – in realtà – resta ancora l’”anatra zoppa”. Ma questo a pensarci bene è un falso problema. Sul piano dei numeri in Consiglio comunale il centrosinistra classicamente inteso non era autosufficiente prima e non è autosufficiente nemmeno oggi né lo sarà domani, ma – tra “manfrine” varie, seconde convocazioni per abbassare il quorum, sostegni pratica per pratica, consiglieri comunali teoricamente di opposizione che si alzano e lasciano l’aula nei momenti clou, “mancette” di quartiere – la navigazione consiliare dovrebbe procedere, forse non fino al 2027 come ha auspicato oggi Fiorita ma per un bel po’ sicuramente sì. E qui però è il vero “nodo” di questa fase politica a Catanzaro: nel capoluogo di regione da anni sul piano politico e amministrativo si vivacchia un po’ alla giornata (i maligni direbbero “si tira a campare”), e il rischio di un perdurante piccolo cabotaggio e di ulteriori estenuanti mediazioni al ribasso è fondato oggi come ieri. Nonostante la nuova Giunta.
Una Giunta che ha indubbi tratti di novità, oltre che di notevole competenza e anche di freschezza, e questo è al tempo stesso un fatto positivo ma anche un limite potenziale. Un “monocolore Fiorita”, l’ha definito a margine dell’odierna presentazione più di un osservatore politico, forse esagerando ma è lampante il fatto che escluso il Pd, che peraltro si è tafazzianamente diviso com’è sua triste abitudine, in Giunta non c’è nessun partito rappresentato con propri assessori: a fare la parte del leone è stato oggettivamente lo stesso Fiorita, anche con qualche “incursione” tra le fila degli alleati, soprattutto dei dem. Il Pd due settimane fa ha avuto il merito di aver di nuovo incanalato la situazione politica al Comune di Catanzaro su un binario di coerenza (e di centrosinistra) dopo due anni e passa di “pasticcione” al governo del capoluogo, grazie al paziente lavoro di tessitura e di mediazione del gruppo dirigente regionale e provinciale, ma all’ultimo gito di manovella, quando la crisi è stata declinata sul piano prettamente locale, si è lacerato nella dicotomia tra l’area riconducibile alla componente della direzione nazionale del Pd, Jasmine Cristallo, storicamente vicina a Elly Schlein, e l’area del capogruppo comunale Fabio Celia: alla fine – si vocifera anche per un intervento diretto della stessa Schlein – l’avrebbe spuntata la prima, quella meno radicata sul territorio, ma questo approdo e questo braccio di ferro– dice più di un analista – potrebbero rivelarsi alla lunga un problema anche e soprattutto per Fiorita.
Forse anche per questo oggi alla presentazione della Giunta Fiorita ha sottolineato più volte «l’atto di grande generosità» di Azione e del suo leader in Consiglio comunale Valerio Donato, sfidante sconfitto da Fiorita nell’astioso ballottaggio del 2022, una sottolineatura ribadita anche successivamente in una nota stampa ad hoc. Il dato del passaggio di Azione nella maggioranza di governo è sicuramente quello politicamente più significativo di questa fase, ma si tratta pur sempre di un appoggio esterno, che è come dire “tutto e il contrario di tutto”. Certo, i calendiani, accesi critici di Fiorita, si sono trovati davanti al dilemma più grande: assecondare la tentazione di far saltare tutto o pensare in prima battuta alla coerenza politica abbinata all’interesse della città. Hanno opzionato la seconda strada senza sbracare entrando in Giunta ma l’impressione generale è che Azione sarà per Fiorita sicuramente uno stimolo ma probabilmente anche una spina nel fianco.
Ma al tirar delle somme queste letture politiche potrebbe rivelarsi molto accademiche, perché per come si sta configurando tutta la “partita” al Comune di Catanzaro alla fine anche il futuro di questa nuova Giunta sembra ancora dipendere da fattori che di politico hanno ben poco: il primo e più importante è la paura di gran parte dei consiglieri comunali per una chiusura anticipata della consiliatura (che significa perdere un’indennità mensile di duemila euro). Ricomprendendo Azione, il centrosinistra ha 14 consiglieri comunali, ne servono altri 3 per avere una maggioranza in aula. Oggi Fiorita ha detto che la nuova alleanza al Comune è «aperta al contributo di quanti vogliono il bene della città». Un “messaggio ai naviganti”, e qualche navigante sicuramente lo raccoglierà. Non mancheranno al sindaco i “soccorsi” dai banchi dell’opposizione, nei quali siedono diversi di quelli che si definiscono “responsabili” nell’accezione migliore ma “trasformisti” nell’accezione peggiore. E’ il “mondo di mezzo”, buono per tutte le stagioni, che è stato la fortuna di tanti sindaci, a Catanzaro, ma anche la sfortuna della città, che meriterebbe un livello molto più alto della propria rappresentanza. A pensarci bene, la sfida per Fiorita e la nuova Giunta, sarà proprio questa: dimostrare che davvero Catanzaro può cambiare e che a Catanzaro davvero si può cambiare. In meglio, ovviamente. Perché in peggio forse è addirittura impossibile. (a. cant.)
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