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Il romanzo noir dei Matacena

Dopo le inchieste, la politica, le donne da copertina, la rivolta del ‘70, la mafia, ora il sospetto di un doppio avvelenamento di madre e figlio

Pubblicato il: 18/09/2024 – 6:32
di Paride Leporace
Il romanzo noir dei Matacena

Qui si racconta di amori glamour, gesta controversa, biografia e ora anche presunta morte violenta di Amedeo Matacena, uomo politico che non trova pace e riposo neanche da cadavere. L’armatore reggino della Caronte vecchia gestione (la compagnia appartiene ad un altro ramo di famiglia) e politico di Forza Italia morto due anni fa per un infarto a Dubai, potrebbe essere stato avvelenato, così come sua madre, Raffaella De Carolis, defunta tre mesi prima del figlio per un malore. La Procura di Reggio Calabria ritiene di avere elementi per un’ipotesi di un doppio avvelenamento. Il prossimo primo ottobre le due salme saranno riesumate per avviare autopsie e accertamenti. Nel registro degli indagati è finita Maria Pia Tropepi, imprenditrice, ex modella, medico e contessa napoletana con proprietà a Dubai e ultima compagna di Amedeo Matacena, la quale due anni fa voleva far cremare i cadaveri di marito e suocera per dare, a suo dire, esecuzione “alle loro volontà”. Non avevano convinto gli eredi di famiglia queste disposizioni e ben tre Matacena hanno evitato traslazioni e incenerimento optando per sepolture tradizionali a Reggio Calabria.

Maria Pia Tropepi con Matacena

E la vicenda giudiziaria si allarga anche al figlio dell’ultima moglie, allo storico collaboratore e al fratello di Matacena indagati per testamenti falsi e gestione illecita del patrimonio. Anche perché sul tavolo dell’accusa girano i tanti soldi di una corporation di società italiane ed estere che dopo il contenzioso erano ritornati in possesso di un imprenditore come Matacena sempre sul filo tra legale e illegale e che, per fuggire all’estero, ha goduto della protezione del ministro Scajola (per il politico di Forza Italia la condanna è finita in prescrizione) e persino di presunte lettere di credenziali del presidente del Libano, Amin Gemayel.
Un nuovo capitolo noir per Amedeo Gennaro Raniero Matacena, morto a 59 anni il giorno dopo il suo compleanno a Dubai, armatore figlio dell’armatore omonimo della Caronte, traghetti sullo Stretto e patron della Reggina negli anni Settanta.

Amedeo Matacena con il padre Amedeo senior

Dieci anni di latitanza per lui negli Emirati Arabi, paese che non ha convenzione per le estradizioni dei condannati italiani, il tempo era passato per far diventare la sua condanna per concorso esterno mafiosa “inesegibile”.
I Matacena legati alle belle donne, ma non questioni di trivio, roba da Miss Italia. La fascia nazionale l’aveva guadagnata nel 1962 Raffaella De Carolis, sposa del senior e mamma del figlio. Dopo un film con Totò aveva preferito diventare la moglie del ricco armatore e oggi presunta vittima avvelenata dall’ultima nuora.
Matacena junior, invece, in biografia segna un rapporto con Alessandra Canale, signorina buonasera della Rai con partecipazione alle finali di Miss Italia. Dal rapporto nacque Amedeo Matacena III, vittima anch’egli di una battaglia legale, perché nato fuori dal matrimonio con la mamma che non voleva concedere la discendenza armatoriale al figliolo. La spuntò Amedeo II con i suoi avvocati.

Matacena con Alessandra Canale

Altra moglie di Matacena II finita in cronaca nera e mondana è Chiara Rizzo, la quale pagò con molti giorni di carcere preventivo essere stata il contatto tra il marito Amedeo a Dubai e Scajola a Montecarlo con movimenti bancari molto sospetti e foto in Ferrari e Porsche che le valsero su Dagospia l’epiteto di Lady Champagne.

Matacena con Chiara Rizzo

Matacena II, una vita in bilico tra affari, politica e inchieste giudiziarie. Inizia nel Partito Liberale, transiterà in Forza Italia diventando un antesignano della lotta ad oltranza alla magistratura e ottenendo due legislature in parlamento. Quando non viene ricandidato per una condanna per diffamazione reagisce a muso duro in un’intervista affermando «Io ai processi mi sono comportato da amico di Silvio» che più che una difesa sembrava una minaccia. E lo stesso Berlusconi dirà di non ricordare bene questo parlamentare azzurro.
Gli orientamenti di pensiero di Matacena erano comunque già chiari dalla prima Repubblica nel 1989 quando a Felice Cavallaro del Corriere della Sera afferma: «La mafia ha le sue regole morali: parla di protezione della donna, di strette di mano e non di carte scritte, di rispetto della persona e di valori». Un liberalismo molto spinto in materia.
Lungo l’elenco di collaboratori di giustizia che hanno indicato il calvo politico e imprenditore in summit e incontri nascosti. Rocco Cacciola parla di Scilla, Pasquale Tripodoro verbalizza Sibari, poi nella nuova Repubblica le ordinanze si sommano una sull’altra diventando una sorta di Treccani della Procura di Reggio Calabria. 

Amedeo Matacena in parlamento negli anni 90

Matacena padre nel 1970 si era schierato con la Rivolta di Reggio Calabria finanziando e partecipando al Comitato agitatore di Ciccio Franco e da quel momento si dipana sul parallelo della città la tesi sostenuta da collaboratori come Giacomo Lauro secondo la quale ‘ndrangheta ed eversione nera sarebbero andate a braccetto nel corso del tempo. Sul punto nei verbali la dichiarazione dice: «Il commendatore Mauro ed Amedeo Matacena erano finanziatori. A me non risulta che erano malandrini questi due. A me risulta che davano i soldi per le armi, per l’esplosivo e per le azioni criminali». Siamo in presenza del chiaroscuro reggino dove il legale si confonde con l’illegale e dove capire le verità diventa difficile con le sentenze che sono assolutorie.
Lo stesso cono d’ombra riversatosi sull’omonimo figlio di Amedeo senior, da sempre indicato vicino a Paolo Romeo, altro topos del noir reggino, altro Matacena uscito di scena con condanne revisionate e spesso inapplicabili, sequestri e dissequestri di beni, esili dorati (anche se lui diceva di lavorare come barman e vivere in una stanza) e una morte inattesa mentre preparava probabilmente il suo ritorno in Italia per riprendersi la scena sul ponte di comando e i soldi. Ma quello che si pensava fosse un colpo di cuore matto per i magistrati della Procura che ha indagato per una vita la sua famiglia, potrebbe essere una storia di arsenico e giovani merletti. Il noir della famiglia Matacena resta aperto. Aspettando il prossimo colpo di scena. (redazione@corrierecal.it)

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