REGGIO CALABRIA Le estorsioni ai danni dei giostrai in occasione della festa della Madonna a Reggio Calabria nel mese di settembre e i rapporti dei clan reggini con esponenti della comunità rom, utilizzati per la vendita di droga, il commercio di armi e per la commissione di estorsioni. Argomenti di cui parla il nuovo collaboratore di giustizia Davide Bilardi, classe 1975, davanti ai magistrati della Dda reggina con i quali ha deciso di collaborare. All’interno dei verbali depositati nel corso del processo “Garden” vengono raccontati episodi di estorsioni, una rapina e si fa riferimento ai rapporti di importanti esponenti della ‘ndrangheta reggina con il gruppo rom. Il 49enne, arrestato per associazione mafiosa nell’ottobre 2023 nell’ambito dell’inchiesta “Atto quarto”, nei verbali costellati di omissis parla anche dei dissidi tra Totò Libri, Edoardo Mangiola e Cosimo Borghetto, che sfociarono nel tentativo dei primi due di uccidere Borghetto che, uscito dal carcere, «reclamò il suo ruolo anche quale capo della cosca Libri».
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A fare da sfondo due importanti inchieste della Dda di Reggio Calabria condotte nel 2023. A ottobre l’inchiesta “Atto quarto” riesce a fotografare la perdurante operatività della cosca Libri non solo nella storica roccaforte costituita dal quartiere di Cannavò e zone limitrofe, ma anche la sua influenza nei quartieri di Condera, Reggio Campi, Modena, Ciccarello, San Giorgio, nelle frazioni di Gallina, Mosorrofa, Vinco e Pavigliana nonché nella zona centro di Reggio Calabria, porzione di territorio quest’ultima all’interno della quale vigono accordi spartitori con le consorterie De Stefano e Tegano. Protagonista il mondo dell’imprenditoria reggina: due facce di una medaglia fatta di vessazioni, richieste estorsive e minacce, ma anche di promesse, appoggi e “protezione” per poter lavorare ed espandersi. Da una parte gli imprenditori conniventi con attività «sponsorizzate dalla ‘ndrangheta», dall’altra chi ha deciso di denunciare perché «stare con la ‘ndrangheta è una scelta perdente».
A novembre l’operazione “Garden” porta all’arresto di 27 persone. Una indagine che ha toccato vari aspetti delle attività criminali messe in atto dagli esponenti delle cosche Borghetto e Latella operanti nei quartieri di Modena e Ciccarello, e che ha fotografato l’alleanza con esponenti criminali della comunità rom di Ciccarello.
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E proprio il business delle estorsioni e i rapporti con la comunità rom sono argomenti presenti nelle dichiarazioni di Davide Bilardi. «Nel periodo in cui Gino Molinetti era ancora vicino a Carmine De Stefano, erano i figli di Gino – ovvero Peppe ed Alfonso – insieme a Ciccio Saraceno, ad occuparsi della riscossione delle estorsioni», racconta il collaboratore di giustizia che aggiunge: «Ad esempio si occupavano delle estorsioni ai danni dei giostrai in occasione della festa della Madonna a Reggio Calabria nel mese di settembre. Di questo mi parlava Totò Libri, che si rapportava con costoro per ricevere la parte di estorsioni che gli competeva». E ancora: «Tra il 2017 ed il 2018 (forse, ma non ne sono anche nel 2019), i figli di Gino Molinetti e Ciccio Saraceno, per conto degli arcoti, incassavano il pizzo in denaro ed ottenevano, sempre a livello estorsivo, biglietti gratuiti». «Le estorsioni ai giostrai – aggiunge – sono solo un esempio di un fenomeno ben più ampio e diffuso in cui Saraceno operava sistematicamente».
«Totò Libri mi disse che alcuni esponenti della comunità Rom erano stati affiliati alla cosca Borghetto», racconta Bilardi in relazione ai rapporti con alcuni membri del gruppo rom. Ma il racconto si fa più dettagliato: «Totò Libri ed Edoardo Mangiala mi hanno raccontato che Cosimo Borghetto aveva stretto una forte amicizia con Gino Molinetti e mi hanno, anche, detto che la cosca Borghetto, ossia Gino, Cosimo ed il cognato Paolo Latella, si stavano avvalendo di esponenti di etnia Rom del quartiere Ciccarello per la vendita di sostanza stupefacente, per il commercio delle armi nonché per la commissione di estorsioni». E sarà sempre Libri a dire a Bilardi, secondo i suoi racconti, che «Gino Borghetto si era accordato con i rom affinché costoro gli vendessero la droga nella piazza di spaccio, liberi di fissare il prezzo che volevano. Progressivamente la forza del gruppo rom si era accresciuta, perché tenevano armi, facevano danneggiamenti e, ad un certo punto, in una occasione, il gruppo rom picchiò il figlio grande di Paolo Patella e il padre stesso a casa. Tanto che dovette intervenire Gino Borghetto per mettere la pace». (m.r.)
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