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l’inchiesta

Falsi titoli e università fantasma: il “sistema Modaffari” nato a Trani ma concepito in Calabria

Istituti “virtuali” a Cipro e Londra, rette pagate e reinvestite in terreni e fabbricati acquistati a Roma, Condofuri e Bagnara Calabra

Pubblicato il: 19/09/2024 – 7:59
di Giorgio Curcio
Falsi titoli e università fantasma: il “sistema Modaffari” nato a Trani ma concepito in Calabria

LAMEZIA TERME Una fitta rete di società di capitali camuffate e spacciate per Enti Universitari abilitati, solo in apparenza, al rilascio di titoli di studio con la promessa che sarebbero stati poi riconosciuti anche in Italia. Un “fenomeno” nato a Trani, in Puglia, ma la cui idea e ispirazione è tutta calabrese, e da ricollegare alle figure di Maria Saveria e Giada Fortunata Modaffari e alla loro madre.
E i nomi scelti facevano anche un certo effetto: Evergood Advisors Campus University, Unimorfe International University, Unimorfe International Ltd E Istituto Superior De Profesorado, tutte con apparente sede a Nicosia (Cipro) e Londra (Gran Bretagna). Qui, però, erano presenti soltanto le relative sedi virtuali.

La rete e gli arresti

Il sistema ideato e ben impostato avrebbe avuto il “sostegno” di una fitta rete per adescare clienti/vittime attraverso la «creazione ad arte di siti internet, pagine Facebook, profili WhatsApp, nonché di pergamene rappresentative dei citati titoli di studio, con tanto di loghi, Apostille de L’Aja, certificazioni e traduzioni giurate, chiaramente contraffatte e/o false, successivamente distribuite, confezionandole in un plico, attraverso i CS POINT». Lo scrive nero su bianco il gip del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino, nell’ordinanza che ha portato all’arresto in carcere – eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza di Bari – delle due Modaffari, insieme ad altri soggetti, tra cui Maria Ornella Attisano, avvocato di Reggio Calabria, e Lucia Catalano, Savino Cianci, Leonardo Catalano, Marco Lombardi, Antonio Caporale e Mari M’daraa.

Il gruppo Modaffari

Durante la fase investigativa, gli inquirenti sono riusciti anche a ricostruire una sorta di “rottura” dei legami e dei rapporti “affaristici” tra le diverse compagini, causata dalla gestione e la spartizione degli illeciti utili. In questo scenario frastagliato a ritagliarsi un ruolo da assoluta protagonista sarebbe stata la famiglia Modaffari. Secondo gli inquirenti e come riporta il gip nell’ordinanza, i Modaffari «in totale autonomia dai precedenti sodali, con l’apporto operativo di Maria Ornella Attisano, avvocato del Foro di Reggio Calabria, avrebbe riproposto agli stessi truffati della Cs Consulting Group S.r.l. la consegna di una nuova pergamena creata ad hoc, riportante i loghi e la denominazione di un’altra fantomatica università, con una sede virtuale in America Latina». Si trattava Dell’istituto Superior De Profesorado, in sostituzione di quella già ricevuta dalla società foggiana, dietro pagamento di ulteriore denaro (una somma oscillante tra i 500 ed i 2.500 euro) attraverso l’IBAN di un rapporto bancario belga, riconducibile alle Modaffari. Come è emerso dall’inchiesta, l’organizzazione sarebbe riuscita a truffare numerosissimi docenti che avevano già corrisposto un importo medio di 8mila euro ciascuno, «per conseguire un titolo, il più ricorrente è la specializzazione al sostegno, per accedere a concorsi pubblici e/o instaurare rapporti di lavoro con la Pubblica Amministrazione o con privati (nel campo dell’istruzione), così conseguendo un profitto pari ad almeno 6,5 milioni di euro».

I proventi reinvestiti

Proventi che, sempre come riporta il gip nell’ordinanza, sarebbero stati accumulati «attraverso l’incasso delle rette pagate dai discenti e che sarebbero stati successivamente reinvestiti, da parte degli indagati, sia nella continuazione dell’attività criminosa, sia nell’acquisto di beni mobili ed immobili (siti in Italia, ma intestati a personalità giuridiche estere), che per la costituzione di imprese (sia in Italia che all’estero), ponendo in essere condotte inquadrabili nelle fattispecie di riciclaggio ed autoriciclaggio». Nel caso della famiglia Modaffari gli acquisti sarebbero “importanti”: 18 immobili tra terreni e fabbricati che gli inquirenti hanno individuato a Roma e in Calabria, a Condofuri e Bagnata Calabra, per un valore complessivo di oltre 1,1 milioni di euro e avrebbe costituito, nel tempo, almeno 5 società estere (soprattutto nel Regno Unito). (g.curcio@corrierecal.it)

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