CATANZARO Condanne in larga parte rideterminate nella sentenza del processo d’Appello – celebrato con rito abbreviato – nato dall’inchiesta “Aesontium” della Dda di Catanzaro. Gli indagati erano accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, furto di armi, detenzione e porto abusivo di armi, estorsione e ricettazione. Due le organizzazioni criminali implicate, entrambe composte da appartenenti alla comunità Rom di Catanzaro, uno riconducibile ai “Muntanaro” e l’altro ai “Diddi”, spesso in conflitto e in competizione tra di loro ma capaci anche di allearsi e di collaborare quando uno dei due viveva un momento di difficoltà.
Riformando, dunque, la sentenza emessa dal gup del Tribunale di Catanzaro il 15 luglio del 2023, i giudici della Corte d’Appello del capoluogo (Antonio Giglio presidente, Giuseppe Femia cancelliere) hanno rideterminato così le condanne:
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