COSENZA «I periti medico-legali che hanno effettuato nel 2017 gli esami sul corpo di Bergamini ci dicono che il calciatore è stato vittima di una asfissia meccanica violenta, prima che il camion di Pisano lo sormontasse. Quindi le versioni di Internò e Pisano sono false, Bergamini era già morto prima che il camion arrivasse». Si è focalizzata essenzialmente su questo punto cruciale la prima parte della requisitoria del pm Luca Primicerio che oggi al tribunale di Cosenza ha aperto la fase finale del processo Bergamini sulla morte dell’ex calciatore della squadra rossoblù, morto a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989. Primicerio è intervenuto dopo il procuratore della Repubblica di Castrovillari Alessandro D’Alessio che ha parlato di processo che «restituisce prove indiziarie ma piene». «Troverete indizi forti – ha detto D’Alessio – indicativi. Oggi ci occuperemo della ricostruzione del fatto, di come Bergamini è stato ucciso e quali sono gli elementi che hanno portato alla morte. Domani ci occuperemo dell’imputata (Isabella Internò, accusata di omicidio volontario in concorso con ignoti, ndr)».
«Nel 1990 – ha ricordato Primicerio – circa 45 giorni dopo la morte di Bergamini, il professor Avato fu chiamato a svolgere l’esame autoptico sul corpo della vittima. Lui stesso ha detto che agì alla cieca, su un tavolaccio, nell’ambito di un’ipotesi di omicidio stradale e senza rilievi fotografici. Ma già in quella circostanza rilevò una sofferenza polmonare di Bergamini. Quindi già allora emergevano incertezze. Nel 2013 Testi e Bolino concludono entrambi che le lesioni al bacino è verosimile che non fossero vitali e chiedono la riesumazione del cadavere. La procura chiede loro di svolgere l’attività sui vetrini. I due concluderanno che le lesioni al bacino erano verosimili e che il calciatore fosse già morto quando il camion lo ha sormontato. Quindi siamo in un quadro compatibile all’asfissia meccanica violenta. Una asfissia con mezzo morbido e il ragazzo era già a terra».
Nel 2017 l’esame su cadavere di Bergamini ha accertato che il corpo, anche a distanza di anni, era in ottimo stato. «Sono stati fatti 101 prelievi – ha detto il pm – e i periti hanno condiviso tutte le attività, anche quella sull’esame della giocoforina».
Primicerio ha insistito sulla validità scientifica della glicoforina, sull’impossibilità dei falsi positivi, mentre «i falsi negativi possono esserci, ma non nel caso di Bergamini perchè il corpo non era putrefatto». Tutti gli esami dei periti parlano di compatibilità del corpo di Bergamini con asfissia di compressione con un mezzo soft, probabilmente una sciarpa o un sacchetto che può non lasciare segni sul collo». Primicerio ha quindi smontato la teoria dei Internò che ha parlato di tuffo di Bergamini sotto il camion. «Il corpo era disteso a terra», ha ribadito il pm. (f.veltri@corrierecal.it)
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