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operazione “sahel”

Il «disappunto» per il pentimento di Grande Aracri, il vuoto di potere e la scalata del clan Martino

Il declino di uno storico casato mafioso e l’ascesa di un nuovo gruppo criminale inserito nel “Sistema”

Pubblicato il: 20/09/2024 – 15:33
di Fabio Benincasa
Il «disappunto» per il pentimento di Grande Aracri, il vuoto di potere e la scalata del clan Martino

CATANZARO Nel territorio di Cutro sono presenti diverse cosche di ‘ndrangheta che tentano di inquinare il tessuto economico e sociale, attraverso le attività illecite classiche del sistema criminale calabrese: lo spaccio di droga e le estorsioni. Un sistema non scosso dal pentimento di Nicolino Grande Aracri, il boss poi ritenuto non attendibile dalla Dda di Catanzaro, all’epoca guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Come sostenuto dal procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, nel corso della conferenza stampa convocata in Procura, «quella colpita oggi è «un’associazione ‘ndranghetista operante a Cutro e un’altra dedita al traffico di droga subordinata alla prima». L’operazione nome in codice “Sahel”, condotta all’alba di oggi, ha portato ad eseguire 31 misure cautelari (15 persone finite in carcere e 7 ai domiciliari).

Le indagini

Chi indaga si è soffermato sulla esistenza delle tali cosche con riferimento ai procedimenti che davano conto della presenza di «autorevoli famiglie», in particolare quella Grande Aracri, divenuta leader del territorio cutrese, della intera provincia Crotonese, con propaggini In Emilia- Romagna e Lombardia. In questo contesto trova spazio la famiglia Martino, «storicamente legata alla cosca Grande Aracri», brava a ritagliarsi uno spazio autonomo nel contesto criminale crotonese. Contrapposta alla cosca dei Ciampà, ha approfittato del vuoti di potere venutosi a creare dopo il declino dei Grande Aracri, cercando nel di ottenere il placet da parte della cosca Megna di Papanice. Il gruppo Martino, per gli investigatori, si inserisce in quello che viene definito “Sistema“, «nel quale non può operare nessun altro soggetto o gruppo non riconosciuto e autorizzato».

I collaboratori di giustizia

Diversi i collaboratori di giustizia sentiti dalla Distrettuale di Catanzaro e decisi a confermare l’esistenza del gruppo criminale e delineare la struttura della cosca, i suoi componenti e le attività di interesse. Importanti – per chi indaga – sono le dichiarazioni rese da Giuseppe Liperoti, soggetto intraneo ai Grande Aracri, «che ha messo in evidenza come la famiglia nucleare di Vito Martino, soggetto intraneo alla cosca Grande Aracri, condannato in via definitiva per reato associativo, avesse come esponente, anche la moglie». Secondo Liperoti parte dei proventi, versati a Ernesto Grande Aracri (fratello di Nicolino), «sarebbero stati dirottati per sostenere la carcerazione di Vito Martino». Il pentito Gaetano Aloe, legato in passato alla cosca Farao-Marincola di Cirò, ha parlato dei contrasti emersi dopo il declino dei Grandi Aracri.

La figura di Vito Martino

Vito Martino è considerato elemento di vertice del clan. Sono alcune conversazioni a consentire agli investigatori di tratteggiare il profilo dell’indagato. In alcuni dialoghi sarebbero emersi «i rapporti con la cosca Megna all’indomani del pentimento di Nicolino Grande Aracri» con Martino che avrebbe manifestato «stupore e disappunto per il pentimento e ragionava, con gli altri associati, su come riorganizzare gli equilibri del sodalizio ed i rapporti con le altre consorterie, tenendo conto anche della contrapposizione, già esistente, con il gruppo dei Ciampà». Anche se in stato detentivo, Martino avrebbe mantenuto intatto il proprio potere, sollecitato dai familiari anche per questioni importanti che riguardavano gli assetti della cosca. (f.b.)

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