TORINO – Anche in Piemonte, come in altre aree del Nord Italia, la criminalità organizzata ha trovato “una società accogliente”. E oggi il contrasto alle cosche deve prevedere anche il massiccio ricorso alle nuove tecnologie. Sono alcuni degli argomenti toccati oggi a Torino nel corso di un convegno organizzato dal distretto piemontese Comitato Anti Mafie. Strumenti come il ‘software molecola’ della Guardia di finanza per tracciare i flussi di denaro, o l’analisi delle ‘scie informatiche’ per la caccia ai latitanti, hanno già prodotto risultati eccellenti ma devono continuare ad essere coltivati e sviluppati perché, come ha spiegato Luigi Romano, presidente del comitato, “se non seguiamo questa strada, naturalmente con il necessario buon senso, le mafie saranno sempre un passo avanti”. Nel corso del convegno, dedicato alla figura del giudice Rosario Livatino, sono intervenuti esponenti delle forze dell’ordine, magistrati, studiosi. Rocco Sciarrone, docente universitario a Torino, ha voluto confutare l’antico luogo comune sulla “non esportabilità dei modelli mafiosi lontano dalle loro zone di origine” e ha quindi parlato del radicamento della ‘ndrangheta in Piemonte: «Qui – ha detto – la causa non è stato solo il soggiorno obbligato inflitto a certi soggetti. Così come la tesi del ‘contagio’ dovuto all’immigrazione dalla Calabria ha soltanto fornito un comodo alibi. Le dinamiche sono assai differenziate, tanto che oggi noi parliamo di ‘mafie del Nord’, che in molti casi hanno trovato una società accogliente. Tanto che il vero problema è diventato la contiguità, la collusione a livello politico ed economico. C’è una commistione fra legalità e illegalità che io definisco ‘confusione’. E’ questa la nuova sfida». Sono intervenuti, fra gli altri, Marzia Giustolisi, diventata capo della squadra mobile della questura di Torino dopo anni di impegno antimafia a Caltanissetta e Catania, Alessandro Langella, comandante del nucleo di polizia economica finanziaria della guardia di finanza a Torino, il generale dei carabinieri Angelosanto, ex comandante dei Ros. (ANSA)
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