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Fine estate in Calabria

Un bilancio provvisorio di settembre. Di ritorno da Tropea, Reggio Calabria, Taurianova

Pubblicato il: 21/09/2024 – 7:03
di Paride Leporace
Fine estate in Calabria

Camminare per il corso di Tropea in pieno settembre e trovare in un giorno feriale il centro del paese popolato di turisti in prevalenza stranieri è il segnale che le vacanze nella nostra penisola calabrese sono cambiate. Niente più overbooking di tre settimane nelle località di punta dell’ospitalità regionale e tripudio di spritz alla cipolla, granite e pezzi duri da sballo, area svagata, numeri compatibili con il buon stare anche se nella rinomata località ha gettato l’ancora in queste ore al largo una grande nave da crociera. Chi è sceso a terra deve ricorrere ai tender e va bene così, bisogna saper guardare alle isole greche assediate da almeno dieci navi al giorno con turisti mordi e fuggi che devono esseri contenuti perché di ospitalità si deve vivere e non sprofondare nel buco nero dei gradi numeri. Il caratteristico affaccio è popolato da famiglie e coppie che guardano decine di persone che si bagnano in dimensioni umane in uno degli scorci più caratteristici del Mediterraneo con spiaggia libera, aspettando il tramonto a tarda ora.
Nessun abitante temporaneo percepisce di trascorrere il suo tempo liberato in un’amena località che i timbri del Viminale hanno marcato come comune sciolto per mafia. In uno dei tanti negozi da souvenir tra cento t-shirt da ricordo locale se aguzzi l’occhio osservi la maglietta de “Il Padrino” con Marlon Brando e ti sembra la pallida metafora di questa storia alla fine molto localista.

Tropea_Calabria_overtourism

A sentire commercianti, residenti, imprenditori il sindaco Giovanni Macrì negli ultimi anni aveva lavorato molto bene ponendo la capitale del turismo calabrese su standard di cui beneficiano tutti. A Tropea da qualche anno la stagione turistica inizia a Pasqua e termina ad ottobre. La destagionalizzazione per B&B, case di charme molto belle, ristoranti da nouvelle cousine, localini da taglieri e tour operator va molto bene. Macrì è rimasto vittima di beghe di paese e di chi nella lotta politica vi colloca ascendenze e contingenze di araldiche lontane. L’ultimo sfogo pubblico dell’ex sindaco è al mondo politico accusato di “non sapere nulla di una norma nata per situazioni estreme e che si è trasformata in un’arma quotidiana, una mannaia che cade sulla testa dei sindaci senza che vi sia una vera giustificazione”. Tema caldo ma affidato al luogo comune. Comunque nella vacanza a Tropea questa ‘ndrangheta non si vede, non si pesa, non s’incontra. Sarà sommersa come a Milano o a Torino, qualcuno la illustri meglio.

Ad aggiungere glamour alla Tropea di settembre il Tropea Film Festival di patron Emanuele Bertucci. Vedere nei bar, all’affaccio e nei ristoranti Matt Dillon, Matteo Garrone, Mimmo Calopresti, Marcello Fonte, Ascanio Celestini, Pasquale Anselmo, la figlia del grande Gigi Proietti, Susanna, diversi giornalisti di settore, orchestrali in attesa di suonare arricchisce il quadro vacanziero. Non sono numeri ancora da capogiro ma la pianta del cineturismo sta nascendo. Da evitare forse i dibattiti al pomeriggio poco consoni ad una località di mare ma le serate in un antico palazzo del centro sono occasione di lieto svago del buen retiro per turisti e residenti. La Calabria Film Commission negli ultimi tre anni ha sostenuto festival e rassegne cinematografiche con 20 milioni e sono soldi investiti bene. In tutta la regione il bando pubblico “Bella come il cinema 2023” ha finanziato 18 festival e 11 rassegne cinematografiche che costituiscono un bel cartellone che meglio va comunicato e sostenuto. Se nelle sale c’è crisi, il cinema del presente si ricostruisce anche con questo tipo di offerta. Settembre è mese ricco di date.


Nell’area urbana di Cosenza torna in queste ore “La primavera del cinema” che riapre il cinema Italia alle proiezioni, mette tra i tanti nomi sul podio la star francese Louis Garrel e dal punto di vista culturale lunedì prossimo chiama a discutere Vito Teti e il regista Riccardo Milani del successo legato alla restanza del film “Un mondo a parte”. Risponde dal Pollino anche Castrovillari, di solito sugli scudi per il teatro, con i 10 giorni di “I-fest international film” gestiti con passione e dedizione dal direttore artistico Giuseppe Panebianco, il quale ha portato nella confort zone del parco naturalistico più grande d’Europa nomi dal calibro di Michele Placido, Raoul Bova, Daniele Ciprì, Aida Yespica e un programma celebrativo per i 90 anni di Sophia Loren. Non manca Reggio Calabria, città di tradizioni cinefile con i suoi antichi cineclub che grazie al Reggio Film Festival ha rinverdito i suoi 18 anni di storia affiancando lo storico patron Michele Geria ad un direttore artistico “straniero” di affidate qualità come Antonio Flamini che ha garantito al red carpet personaggi come “The King” Barillari. Il paparazzo per antonomasia ha esposto i suoi storici scatti su Marcello Mastroianni. E poi a sfilare e intrattenere anche Giorgio Tirabassi, Ninetto Davoli, Marina Suma, Elisabetta Pellini e tanti cortometraggi in gara. Tra le idee più innovative uscite dal festival quelle di un ragionamento produttivo su economie di scala nell’area dello Stretto con la dirimpettaia Messina. Tutto questo in una Reggio Calabria affaccendata in un settembre con cartelloni affollati di proposte tutte disposte attorno alla festa patronale di settembre mai tanto discussa, attesa, vissuta come quella di quest’anno e che ha fugato ogni polemica con numeri stratosferici attorno al palco con Fedez in testa, alla fine ossequioso della religione pur professando religione ateista.
Per arrivare a Reggio Calabria ho preso il treno regionale a Tropea. Una bella scoperta vedere una staziona ricolma di turisti in felpe, scarpette e bottiglie ecologiche dell’acqua attendere nelle due direzioni i moderni treni Jazz che hanno finalmente reso possibile un trasporto pubblico degno di questo nome consentendo a chi fa vacanza a Tropea o in qualunque altrove della linea regionale di poter programmare escursioni lunga la Calabria. Unico appunto l’assenza di un bar in stazione a Tropea, aspetto su cui bisogna intervenire. I turisti chiedono ai ferrovieri indicazioni sul miglior approdo per visitare il centro e poter mangiare il gelato da Cesare, chiosco di riferimento delle attrazioni del chilometro più bello d’Italia. Sono informati dalle guide digitali e cartacee, ormai in Calabria ci si muove come in tutto il mondo globalizzato.


Nella nostra regione si arriva spesso in aereo. Soprattutto gli stranieri ma non solo. Qui il bilancio è per nulla provvisorio. ll numero dei passeggeri arrivati nei tre aeroporti calabresi nel 2024 è cresciuto dell’8,5%, passando da 3,3 milioni e 3 milioni e 639 mila. Passi da gigante a Reggio Calabria, l’aeroporto che cresce di più in Italia e chiuderà il 2024 con un più 115%, ovvero 640.000 passeggeri a fronte dei 290.000 nel 2023. C’è anche chi è tornato per la Festa della Madonna. Ho potuto vedere la parte religiosa della prima processione che porta il quadro al Duomo con la testa occupata dai boys scout (un’antica tradizione della città) e poi le confraternite, i fedeli, i curiosi, il penitente a piede scalzi mentre sul corso principale gli altoparlanti diffondono tracce sonore e parole di chiesa. I turisti puntano invece l’accogliente e moderno Museo Archeologico con i Bronzi a far da civetta, tutelati da ingressi distanziati come accade alla Cappella degli Scrovegni a Padova e al Cenacolo di Leonardo a Milano. Raggiungo anche Taurianova, capitale italiana del libro, addobbata come il titolo richiede e dove lo stereotipo della testa mozzata della cronaca nera feroce è solo un antico ricordo. Merito di una libreria di frontiera e di un’amministrazione comunale che ha inteso puntare sulla cultura per i suoi destini.
Certo, in Calabria si legge poco e molti calabresi neanche sanno di questo riconoscimento in un paese che ha messo a nuovo una modernissima biblioteca in un bel palazzo antico. Sono semi appena piantati che meritano cura e attenzione. In una Calabria dove le vacanze sono diventate più lunghe e che con equilibrio deve evitare le storture dell’overtourism. Non siamo su quel crinale ancora ma sempre meglio vigilare preservando luoghi persone e vivere civile. (redazione@corrierecal.it)

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