LAMEZIA TERME Affari ingenti e controllo asfissiante. Droga, armi, estorsioni. Così le cosche di ‘ndrangheta operative a Cutro e nelle zone limitrofe di Catanzaro operavano sul territorio. L’operazione “Sahel” coordinata dalla Distrettuale antimafia del capoluogo calabrese avrebbe messo in luce gli affari della cosca Martino, particolarmente propensa a riempire un vuoto di comando lasciato all’indomani della decisione del boss di Cutro, Nicolino Grande Aracri, di collaborare con la giustizia. Una decisione fallimentare perché per la Dda le sue dichiarazioni erano inattendibili, ma anche perché ha incrinato pesantemente il suo potere sul territorio, a favore di altre famiglie “assetate” e pronte ad occupare posti privilegiati.
Gli inquirenti, come riportato nell’ordinanza dal gip Chiara Esposito, sono riusciti a ricostruire una serie di episodi legati, estorsioni perpetrate dalla famiglia Martino ad danni di diversi imprenditori del territorio di Cutro. Sette, in tutto, gli episodi riportati nell’ordinanza. «(…) i soldi se li vogliono cercare alle persone glieli cercano: quindi, chi ca**o li sta vedendo a questi qua? Non fanno niente…cioè…». Per gli inquirenti è emblematica questa conversazione captata a dicembre del 2021 mentre a parlare sono alcuni soggetti della famiglia Martino perché emergerebbe come le estorsioni fossero «uno strumento per arricchire la famiglia». Controllo del territorio, ma con dei limiti. Come nel caso in cui Francesco Martino veniva redarguito dalla famiglia per aver chiesto l’estorsione ad un soggetto “sbagliato” e legato ad altre famiglie. «Non sei il padre eterno» gli dice un familiare «Perché la ci sono i “cristiani” là…». Già perché l’imprenditore avvicinato dai Martino – secondo gli inquirenti – rientrava nella competenza dei Grande Aracri.
Estorsioni, dunque, ma anche armi. Le indagini della pg hanno consentito, infatti, di scoprirne in quantità, monitorando in particolare le attività di due indagati, Pasquale Diletto (cl. ’79) e Domenico Diletto (cl. ’84), attraverso un servizio di videosorveglianza che ha avuto come bersaglio l’azienda agricola. Gli inquirenti, dopo aver monitorato i movimenti sospetti di Pasquale Diletto la mattina del 9 gennaio del 2021 nel proprio terreno mentre «recuperava e manipolava un’arma presumibilmente lunga», come riporta il gip nell’ordinanza, hanno disposto un servizio di controllo e perquisizione.
Nei pressi dello stesso arbusto, dunque, i militari hanno rinvenuto un tubo con all’interno un fucile a canne mozze, un revolver – entrambe le armi risultate poi rubate – e decine di munizioni di vario calibro. Come riporta ancora il gip nell’ordinanza, Pasquale Diletto è considerato «intraneo alla cosca di ‘ndrangheta di Cutro, avendo già subito due condanne in “Scacco Matto” e “Kyterion”. (g.curcio@corrierecal.it)
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