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“Recovery”, l’intrigo del trolley pieno di denaro a casa dell’ex cognato di Porcaro

Nella inchiesta della Dda, compare Salvatore Guido. Ma sul sequestro la Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio

Pubblicato il: 21/09/2024 – 16:57
“Recovery”, l’intrigo del trolley pieno di denaro a casa dell’ex cognato di Porcaro

COSENZA Il nome di Salvatore Guido compare nel lunghissimo elenco di indagati nella chiusura dell’inchiesta denominata “Recovery“, coordinata dalla Dda di Catanzaro. L’attività investigativa è considerata «una appendice dell’operazione Reset», maxi blitz che ha disarticolato alcuni presunti gruppi criminali presenti sul territorio cosentino. Guido, inizialmente non coinvolto nell’indagine, nel dicembre del 2023 è stato destinatario di una perquisizione effettuata dai carabinieri di Cosenza, guidati dal comandante Antonio Quarta. Al termine del controllo, i militari avevano rinvenuto un trolley di colore scuro – nascosto in un armadio nella camera da letto del suo appartamento situato in via degli Stadi – con all’interno 389mila euro, divisi in mazzette di vario taglio da 10mila. 
Salvatore Guido, fratello dell’ex moglie di Roberto Porcaro – già reggente del clan degli “Italiani” ed ex collaboratore di giustizia – aveva negato di conoscere la provenienza del denaro. Lo stesso è stato poi denunciato con l’ipotesi di reato di riciclaggio. Ieri però è giunta la decisione della Cassazione, che sul sequestro si è espressa annullando con rinvio e accogliendo il ricorso presentato dalle legali di Guido, le avvocate Giorgia Greco e Tanja Argirò. Bisognerà attendere le motivazioni del provvedimento per avere una visione più nitida della decisione presa dagli Ermellini.

La nuova inchiesta

L’ipotesi di accusa nei confronti dell’ex cognato di Porcaro è riportata – come dicevamo – nell’inchiesta “Recovery”, Guido avrebbe «ricevuto, detenuto ed occultato nella propria abitazione denaro contante complessivamente pari a 389.900 euro, nello specifico frazionato in mazzette di banconote di piccolo taglio, avvolte da pellicola trasparente e nascoste all’interno di un trolley custodito in armadio». Per la Dda, inoltre, avrebbe «aiutato la propria sorella Silvia Guido ad assicurare il prodotto, il profitto, il prezzo dei reati» per i quali la donna è imputata nel processo “Reset“. All’indagato, l’accusa contesta di aver agito «al fine di agevolare l’associazione di ‘ndrangheta operante a Cosenza e nei comuni vicini, articolata in diversi gruppi funzionalmente autonomi ma organicamente confederati e tutti riconducibili al vertice rappresentato da Francesco Patitucci». (f.b.)

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