CATANZARO Era il 2009, nel pieno dello scontro tra l’allora governo di centrodestra e l’allora Regione di centrosinistra. Parole dure da Roma, come quelle che pronunciò l’allora ministro della Sanità Sacconi, che in un’audizione in una commissione parlamentare ci andò giù pesante sulla situazione e sulla gestione contabile e finanziaria della sanità calabrese. Erano i prodromi del commissariamento, che si sarebbe fondato anche e soprattutto su quella che è stata per anni battezzata la “contabilità orale” della sanità calabrese, con i suoi bilanci – laddove c’erano – “omerici”, nel senso di bilanci senza pezze d’appoggio ma tramandati di anno in anno quasi verbalmente, con il “passaparola”. Di anni ne sono passati, così come di commissari, della sanità calabrese e delle aziende sanitarie e ospedaliere, sono passati almeno 15 anni ma si può dire che ora la Calabria ha raggiunto una “normalità” contabile per quanto riguarda i conti della sanità. Non che manchino problemi né esercizi chiusi “in rosso”, cioè in perdita, ma almeno sul piano documentale c’è ora una linearità che prima non c’era. Lo si deduce dal fatto che nel giro degli ultimi mesi la struttura commissariale guidata dal presidente della Regione Roberto Occhiuto ha di fatto chiuso le partite contabili del 2022 e del 2023, adottando i bilanci delle aziende sanitarie e ospedaliere e anche della Gsa, la Gestione sanitaria accentrata, la “cassa comune del settore sanitario regionale, e anche il Consolidato 2022. Restano ancora alcune “appendici” da sanare nelle Asp più complicate e più grandi, quelle di Reggio e di Cosenza, ma il quadro è quello della normalizzazione della parte contabile: un lavoro sicuramente faticoso, impegnativo, che ha richiesto da parte dei manager calabresi la riapertura di diversi bilanci in modo da venire incontro alle rimostranze dei ministeri affiancanti (e vigilanti), ma un lavoro comunque portato a termine.
Soprattutto nelle ultime due settimane la struttura commissariale, a tamburo battente, ha approvato i bilanci di esercizio 2023, alcuni dei quali – quelli dell’Asp di Cosenza, dell’Asp di Crotone, del Gom di Reggio Calabria e di Azienda Zero, e della Gsa – hanno chiuso in utile. Altri invece in “rosso”: spiccano, in quest’ultimo range, le perdite di esercizio per oltre 23 milioni dell’Asp di Catanzaro, per oltre 32 milioni dell’azienda ospedaliera di Cosenza, per oltre 34 milioni della “Dulbecco” di Catanzaro, per oltre 4 milioni dell’Asp di Reggio. Non è ovviamente un dato positivo ma non necessariamente è un dato negativo, come ripete spesso lo stesso Occhiuto osservando che a volte il disavanzo può significare che il “motore” della sanità calabrese finalmente non è più spento, rimarcando poi, il governatore-commissario, proprio il fatto che ora i bilanci aziendali ci sono, a differenza che nel passato. Insomma, sul piano contabile la sanità calabrese sembra stia facendo bene i “compiti a casa” assegnategli con il perdurante piano di rientro, e con queste credenziali può presentarsi ai tavoli interministeriali con carte più in regola di prima. La sfida ora sarà aumentare la qualità dei livelli essenziali di assistenza, sulla quale si è ancora parecchio indietro. Ma come suol dirsi, un passo alla volta. (c. a.)
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