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Per il nuovo ospedale disponibili oltre 30 ettari tra Rende e Montalto: ecco dove

Quando l’ipotesi Mendicino sfumò proprio per colpa degli espropri, con tanto di rimborso alla ditta che vinse l’appalto

Pubblicato il: 22/09/2024 – 13:15
di Eugenio Furia
Per il nuovo ospedale disponibili oltre 30 ettari tra Rende e Montalto: ecco dove

COSENZA Più di 30 ettari da espropriare tra Rende e Montalto, in particolare tra contrada Rocchi e Settimo. Quando si parla del nuovo policlinico Unical che farà da hub dell’area urbana è il caso di menzionare anche il comune più a nord e nello stesso tempo più in espansione, grazie a progetti ambiziosi come lo svincolo autostradale proprio a Settimo e la stazione ferroviaria tra Rende e Montalto, che farà della città guidata oggi da Biagio Faragalli uno snodo infrastrutturale oltre che polo della logistica.
Tornando ai terreni su cui dovrà essere costruito il nuovo ospedale, la Provincia è proprietaria di 15 ettari incastonati nell’area universitaria – una parte è stata data al Centro di ricerca per l’olivicoltura, oggi ne restano circa 8 – e tuttora è proprietaria di circa 25 ettari in località Laconi (ex istituto agrario) posti al confine dell’Unical: è il terreno che ingloba la strada per Rocchi e l’area su cui è prevista la costruzione di un nuovo ponte a Settimo, altro importante intervento per la viabilità interna.
Si tratta di un’area estesa che rappresenta una sfida comunque alla portata, cui vanno aggiunti i 250 ettari di terreni circostanti espropriati dal Comune di Rende («nella pace sociale» per usare un’espressione di Sandro Principe) e destinati all’Università degli Studi della Calabria.

Tre anni di annunci

Prima della accelerazione di Unical e Provincia rivelata in primavera dal Corriere della Calabria e dei più recenti annunci del governatore (tra Cosenza per l’inaugurazione del nuovo pronto soccorso dell’Annunziata e Arcavacata per quella del nuovo anno accademico) se si scava nelle cronache, uno dei primi riferimenti a Rende come sede del nuovo ospedale risale a poco più di tre anni fa (ma un post dello stesso Principe sul tema risale al marzo 2020), e venne dall’allora sindaco Marcello Manna: erano i giorni dell’accreditamento da parte del ministero dell’Università e della Ricerca del corso di laurea magistrale a Ciclo unico in Medicina e Chirurgia Td (Tecnologie digitali) all’Unical e Manna commentò che «l’allocazione del nuovo nosocomio a Rende è ora una scelta dovuta» aggiungendo che «la medicina si fa sul territorio: è l’organizzazione territoriale a fare la differenza e con l’implementazione del nuovo assetto urbanistico, attraverso la realizzazione dello svincolo autostradale a Settimo e della stazione ferroviaria tra Rende e Montalto, si andrà a offrire un servizio essenziale in una zona strategica in vista della città unica. Bisogna avere una visione chiara sul futuro: l’attuale ospedale ha cento anni, il nuovo nosocomio deve essere pensato per i prossimi cento».

Non solo Rende e Vaglio Lise, il precedente Mendicino

Però, prima di Vaglio Lise, luogo individuato dallo studio di fattibilità ma ormai scartato tanto dal Pd quanto dallo stesso sindaco Franz Caruso («L’ospedale Occhiuto lo faccia dove vuole ma lo faccia davvero» il suo mantra) infatti troviamo Muoio Piccolo, via degli Stadi, Donnici (con tanto di nuovo svincolo autostradale ad hoc) e Mendicino: praticamente la stessa ridda di ipotesi sulla presunta sepoltura di Alarico. Proprio a Mendicino, in realtà, ci si andò davvero vicino: la ditta Bocoge (ex Bonifati), la stessa che aveva costruito l’Unical, vinse l’appalto ma poi tutto naufragò perché non si riuscirono ad espropriare 15 ettari; si trovarono addirittura delle tombe bruzie. L’impresa fu risarcita e del flop si trova difficilmente traccia anche negli archivi.

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