CATANZARO Ci sono due calabresi nella terna dei vincitori della XII edizione del “Premio nazionale Antonino Caponnetto” per la Cultura della Legalità che sarà consegnato mercoledì 6 dicembre prossimo a Pistoia. I premiati di questa edizione sono: Anna Sergi, di origini calabresi, professoressa ordinaria di Criminologia all’Università dell’Essex in Gran Bretagna e Tiberio Bentivoglio, imprenditore di Reggio Calabria e testimone di giustizia che dal 1992 si è sempre opposto alle organizzazioni mafiose per difendere la sua azienda, una sanitaria a Reggio. L’altro insignito del riconoscimento è Enrico Calamai, diplomatico italiano che nel corso della sua carriera si è distinto per ben due volte mettendo in salvo centinaia di persone dalla dittatura, in Argentina e in Cile. Istituito il 6 dicembre 2011 e quest’anno, organizzato dalla Fondazione “Un raggio di luce”, dal Centro di Documentazione e di Progetto “Don Lorenzo Milani” di Pistoia e dal Coordinamento di Pistoia di Libera Associazione Nomi e Numeri contro le mafie, il Premio Caponnetto vuole rappresentare un gesto di gratitudine per tutti coloro che si sono contraddistinti per il loro impegno sociale e civile portando avanti azioni significative contro ogni forma di potere mafioso, d’ingiustizia e di violenza, favorendo la cultura della legalità.
«Per me – ha detto Anna Sergi, studiosa nota a livello internazionale per le sue ricerche sulla ‘ndrangheta soprattutto in Australia e in Canada – sarà un onore ricevere questo premio e affiancare, oltre ai vincitori di questa edizione, anche i vincitori del passato, tra cui spiccano nomi di cui bisogna avere profonda stima. Sono felice – ha aggiunto ancora la criminologa – che sia stato riconosciuto tanto il mio impegno per il rigore analitico con cui si affrontano temi molto complessi, quanto la compassione, nel senso di passione comune, che provo a inserire nel mio lavoro la Calabria, come esempio di umanità e di amore per la mia terra, prima ancora che di legalità. Che ci siano due calabresi premiati, oltretutto, è anche testimonianza della forza che la gente di Calabria possiede quando reagisce, studia, si informa, e nutre una cultura antimafia». (Ansa)
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