REGGIO CALABRIA «Il posizionamento della torre lato Calabria con la “Fascia a cavallo di faglie attive e capaci”, richiamato nell’articolo di Repubblica, non è supportato da alcuna prova né indagini sul sito. Nell’elaborato “Riscontro Osservazioni del Pubblico”, inviato al MASE nell’ambito della documentazione integrativa richiesta, Stretto di Messina ha risposto alla osservazione del Comune di Villa S. Giovanni e dell’Ing. Nuvolone (redattore del Piano di Microzonazione di 1°Livello sulla base del catalogo ISPRA), in merito a tale presenze di faglie attive e capaci. Tale presenza è stata di fatto smentita dalle campagne d’indagini e analisi mirate per la realizzazione dell’Opera, da parte del progettista». Così la società Stretto di Messina precisa in relazione a un articolo pubblicato su Repubblica dal titolo «Un pilone del Ponte sullo Stretto su una faglia sismica, la conferma nelle carte del ministero che però assicura: “Non è attiva”. L’allarme dei geologi” in cui viene sottolineato che «Geologi e ingegneri che lavorano con i comitati ambientalisti e le amministrazioni hanno lanciato l’allarme da tempo: il Ponte sullo Stretto, per come progettato, poggia su faglie attive». «Le faglie ci sono – si legge ancora nell’articolo – e lo dimostrano paradossalmente le integrazioni che la stessa società Stretto di Messina ha depositato per rispondere alle 239 osservazioni critiche del ministero dell’Ambiente al progetto definitivo». «Viene anche spiegato – si legge nella nota della società Stretto di Messina – che i modelli analogici dell’attività tettonica nello Stretto, ottenuti simulando l’attività della faglia che ha generato il terremoto del 1908, hanno dimostrato quanto già sostenuto nel Progetto Definitivo del 2011: la faglia responsabile del terremoto del 1908 è l’elemento tettonico di gran lunga dominante nello Stretto. Altre faglie attive si muovono solo in risposta alla dislocazione di tale faglia e comunque in misura subordinata. Nessuna di esse si è mossa nel 1908. Infine, non ci sono evidenze scientifiche né del piano di scorrimento di tale faglia, né di alterazioni topografiche prodotte dalla stessa. Le foto inserite nella ”Osservazione del Pubblico” non mostrano alcun piano di faglie, ma solo un versante coperto da vegetazione; nella letteratura più recente questo versante viene interpretato come la falesia che separa due terrazzi marini di età diversa (cfr. articolo di Miyauchi et al., 1994). L’esistenza della faglia di Cannitello, come di numerose altre faglie della zona, è desunta solo per via geomorfologica, mentre la sua attività è desunta assumendo che i due terrazzi marini siano in realtà due porzioni di un unico terrazzo, dislocate dalla faglia stessa. Ma non esiste alcun supporto bibliografico che vincoli l’età di tale superficie, mentre l’osservazione che si tratti di due superfici successive è coerente con quello che si osserva in tutto lo Stretto di Messina e in vari altri luoghi del mondo. Il Servizio Geologico d’Italia – ISPRA ha sviluppato il progetto ITHACA (ITaly HAzard from CApable faults), che sintetizza le informazioni disponibili sulle faglie capaci che interessano il territorio italiano. Rappresenta prodotto di sintesi, prevalentemente a carattere bibliografico, di studi svolti nei decenni su numerosissime faglie presenti sul territorio italiano. Nell’introduzione al catalogo sono specificati i relativi “Limiti di applicazione”: “Il Catalogo ITHACA fornisce una prima indicazione sull’eventuale presenza di faglie attive e capaci in un determinato territorio, ma non può essere utilizzato per la loro caratterizzazione di dettaglio. Ciò vale in particolar modo per gli studi di microzonazione sismica”. Pertanto, come detto, – conclude la società – le faglie richiamate nel report del Comune di Villa San Giovanni (Nuvolone) e riferite al catalogo ITHACA, non sono fonte di pericolosità sismica (sorgenti sismogenetiche). In particolare, riguardo alle faglie “Cannitello” e “Pezzo” del DataBase ITHACA, si riferiscono a studi svolti nel 1983 e nel 1994 (quindi abbastanza datati) e ampiamente superati dagli approfonditi studi di Stretto di Messina. L’inserimento dei dati del catalogo, nell’ambito del Progetto ponte, è semplicemente un atto dovuto per considerare tutta la bibliografia disponibile sul tema».
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