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Rende, Iantorno è con Principe: «Interessi politici a rimandare il voto per imporre la fusione»

L’esponente di RendeSì definisce «kafkiana la metamorfosi dei consiglieri regionali Pd. L’accordo del 26 luglio è giuridicamente nullo»

Pubblicato il: 23/09/2024 – 18:40
Rende, Iantorno è con Principe: «Interessi politici a rimandare il voto per imporre la fusione»

RENDE «Nel leggere l’ultima intervista dell’onorevole Sandro Principe ne condividiamo l’affermazione circa una superiore volontà, per interessi di parte ovviamente politica, di non consentire la restituzione della città di Rende alla democrazia attraverso l’esercizio del voto post commissariamento straordinario e così rimandare senza intralciare l’istituzione della città unica imposta per fusione»: così Pierpaolo Iantorno di RendeSì, Movimento politico-culturale, commenta le riflessioni affidate nei giorni scorsi al Corriere della Calabria da Principe, che non ha escluso una candidatura a sindaco.
Iantorno si trova d’accordo con l’ex assessore regionale anzitutto sugli ultimi sviluppi a Palazzo Campanella e spiega che «la nostra preoccupazione è più che fondata e giustificata dal dispositivo della proposta di delibera del Consiglio regionale approvata lo scorso 26 luglio che contiene e conferma la data di febbraio 2025 per lo scioglimento dei Consigli Comunali di Cosenza, Rende e Castrolibero. Inquietante, al riguardo, sarebbe l’eventuale interlocuzione del ministro dell’Interno con il presidente della Regione riportata ormai da più d’una testata giornalistica».

«Il Pd dall’Aventino alla mediazione col centrodestra»

Secondo Iantorno «il pensiero di noi cittadini rendesi va agli illustri rappresentanti del Pd regionale, i quali, dopo essersi messi sull’Aventino in occasione dell’approvazione del provvedimento omnibus di maggio 2023, addirittura evitato un golpe nel febbraio precedente, hanno cambiato rotta senza alcuna motivazione rilevante, se non quella di stare al tavolo così come accadeva agli oppositori in epoca fascista, deciso di essere della partita ed espresso voto favorevole in cambio proprio di uno slittamento a febbraio 2027 del predetto termine. Kafkiana – aggiunge l’esponente di RendeSì – ci appare la metamorfosi di costoro in sedicenti mediatori con la maggioranza di centrodestra per ottenere, a loro dire, un grande risultato politico per il tramite di un accordo che è del tutto privo di valore giuridico, altro che difesa dei principi costituzionali. Se in termini democratici immutato e fasullo resta il referendum e in termini amministrativi solo annunciata è l’allocazione dell’ospedale all’UniCal ancorché scelta scontata, razionalmente obbligata, che in ogni caso non può giustificare un siffatto processo di fusione, ne deriva che il Pd regionale si è reso complice di un delitto istituzionale in dispregio allo stesso nome che porta. E non ci meravigliamo affatto che questi autorevoli esponenti del Pd e i loro compagni di corrente cosentina non abbiano valutato tali negative evenienze e conseguenti rischi reputazionali di fronte ad un centrodestra meglio organizzato attorno al potere e più determinato verso l’obiettivo».

Sei domande ai consiglieri regionali dem

«Non a caso evitano di affrontare l’argomento e si limitano ad organizzare un convegno autoreferenziale in contrapposizione ad analoga iniziativa di altra corrente del Pd cosentino. Quali sono – si chiede Iantorno – le ragioni, i termini e le finalità dell’accordo del 26 luglio 2024? Essendo giuridicamente nullo, detto accordo è vincolante e per chi? Che cosa faranno nel caso in cui la scadenza dello scioglimento dei Consigli comunali di febbraio 2027 non sarà rispettata e, quindi, anticipata come da testo di legge? Che cosa pensano della necessità di far votare quanto prima i rendesi e ridare alla città la propria rappresentanza democraticamente eletta? Perché non richiedono agli organi istituzionali competenti di fare chiarezza evitando il silenzio o, peggio ancora, assecondando indirizzi di parte politica? Per loro i cittadini sono il fine oppure il mezzo dell’azione politica e amministrativa? Come si regoleranno nel caso in cui il Tar riconoscerà la fondatezza dei ricorsi per le diverse violazioni di legge nella procedura di fusione?».
«Come cittadini dell’intera area urbana non ci rimane che confidare nella giustizia vera» conclude Pierpaolo Iantorno. (euf)

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