LOCRI Trattative sui prezzi e foto per far vedere ai possibili acquirenti la qualità della merce. Le fasi della compravendita di cocaina, hashish e marijuana sono contenute nelle chat scambiate tramite telefonini criptati e utilizzati dai narcotrafficanti indagati nell’ambito dell’inchiesta “Eureka”. Argomenti che sono stati affrontati nel corso dell’ultima udienza del processo che si sta celebrando con rito ordinario al Tribunale di Locri. In una informativa redatta dai Carabinieri vengono analizzati i contenuti dei messaggi inviati tramite sistema Sky Ecc. L’inchiesta, scattata nel maggio 2023, ha visto la cooperazione delle Dda di Reggio Calabria, Milano e Genova, degli investigatori di Germania, Belgio e Portogallo e ha smantellato un’organizzazione transnazionale dedita al riciclaggio, al traffico di droga e armi in tutto il mondo, colpendo in particolare le cosche Nirta-Strangio di San Luca e Morabito di Africo. Un’operazione particolarmente complessa non solo per il numero dei provvedimenti eseguiti, ma anche per l’ingente quantitativo di sostanza stupefacente individuata, i sequestri di denaro e la rete associativa transnazionale sviluppata. Tonnellate di cocaina e milioni di euro per un giro dalle «risorse finanziarie importantissime».
Negli episodi esposti in aula dal maresciallo capo Giorgia Gibilterra a condurre la compravendita è Sebastiano Giampaolo, classe ’84, insieme al cognato Antonio Giampaolo. La trattativa per la vendita di sostanza stupefacente avveniva per conto di terzi. I due, secondo gli investigatori, svolgevano il ruolo di intermediari, per questo la droga veniva venduta con l’aggiunta di una “quota per l’intermediazione“. «Questa è a 33». La frase utilizzata per indicare il fatto che il prezzo della cocaina era di 33mila euro al chilo, di questi 32.500 era il prezzo effettivo, mentre gli altri 500 euro (“mezzo punto”) il guadagno aggiuntivo per chi conduceva la compravendita.
Diversi i canali di trasporto di cocaina, hashish e marijuana: in un caso si fa riferimento a un peschereccio mentre in un altro a un container.
«È quella quadrifoglio o quella di Genova», si legge in una delle tante chat.
Il riferimento è alla cocaina e il termine “quadrifoglio” per indicarne un tipo ricorre più e più volte, così come ricorrono nomi di diversi “marchi”. Nel caso in questione si fa riferimento a sostanza proveniente da Genova, ma nel corso di uno scambio di messaggi si parla anche di cocaina da Roma. «La cosa è a Roma, però è a pacchi da 200 grammi. Per ora solo questa è, è il prezzo che fanno a tutti». Generalmente in panetti da un chilo, questa volta la cocaina proposta è in panetti più piccoli da 200 grammi. In chat gli intermediari inviavano anche le foto della cocaina sconfezionata per far vedere la consistenza ai possibili acquirenti. «Sappi che sfarina», scrive Giampaolo a un contatto, e di questa caratteristica farà riferimento diverse volte: «Sfarina ma è di buona qualità». Stessa modalità utilizzata nelle trattative per la compravendita di armi da guerra, in chat verrà inviata anche la foto di un Ak-47: «Ti interessa?». (m.ripolo@corrierecal.it)
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