REGGIO CALABRIA Il peso dei numeri, più che dei muscoli. L’en plein della maggioranza di centrodestra, che si è presa le presidenze di tutte le Commissioni del Consiglio regionale, sicuramente ridisegna, inasprendoli ancora di più, i rapporti con l’opposizione di centrosinistra, senza che questo basterà a mettere in discussione la tenuta dello schieramento di governo, ma forse “non è tutto oro quello che luccica”. Il lungo ed estenuante lunedì a Palazzo Campanella, con le otto commissioni convocate una dopo l’altra ogni 20 minuti per l’elezione degli uffici di presidenza, non sarebbe stato affatto una passeggiata, per la maggioranza. Rispettate le previsioni della vigilia, alla fine, ma qualche smagliatura e qualche tensione – raccontano fonti qualificate del centrodestra – si è registrata, al momento delle votazioni.
Del resto, la maggioranza si è avvicinata all’appuntamento del “tagliando” delle Commissioni in modo piuttosto irrituale, arrivandoci senza aver convocato – almeno formalmente – un vertice o un incontro di coalizione: il dossier sarebbe stato affrontato solo in qualche riunione tra i capigruppo alla presenza del presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso o in trattative bilaterali o al massimo trilaterali. La linea di condotta, certo, è apparsa chiara subito dopo il “rimpastino” di Giunta da parte del governatore Roberto Occhiuto, un ritocco frutto di un asse con Fratelli d’Italia a scapito della Lega: per far quadrare i conti interni che non tornavano) nella maggioranza e per evitare di aprire un nuovo braccio di ferro con il Carroccio, in buona sostanza – è la ricostruzione di gran parte degli analisti – gli azzurri hanno acconsentito a non rivendicare una delle quattro presidenze di commissione della Lega puntando, con il sostegno degli alleati, alla Vigilanza (da assegnare alla guida di Domenico Giannetta, da tempo in credito con il suo partito), nonostante prassi vuole la Vigilanza riservata alla minoranza. Alla fine è andata così, con il centrodestra che ha fatto bottino pieno, ma all’interno di Forza Italia – si dice sempre da fonti accreditate – qualcuno avrebbe preferito invece rivendicare una delle presidenze della Lega: pretesa che sarebbe stata però frustrata – si dice – da un intervento dall’alto dei big di Forza Italia, preoccupati per un possibile nuovo scontro al calor bianco con la Lega in una fase delicatissima di equilibri anche romani.
Dinamiche alla fine probabilmente fisiologiche, nella maggioranza, che però ora scopre di avere un “vulnus” al proprio interno: è quello rappresentato da Azione, con i suoi due consiglieri regionali Francesco De Nisi e Giuseppe Graziano. Azione in questa fase ha rivendicato uno spazio maggiore in termini di rappresentanza istituzionale, spazio che però non le è stato concesso. Per questo ieri i calendiani erano gli “osservati speciali”, in sede di votazione nelle Commissioni. In tanti, nella maggioranza, temevano uno “sgambetto” da parte di Azione, cosa che del resto era anche numericamente possibile, soprattutto nella seconda Commissione: alla fine nessuno “sgambetto” ma tutto il centrodestra è stato per ore con il fiato sospeso. E Azione adesso, nel momento in cui si apre la seconda fase della legislatura, fase storicamente calante, rischia di essere una spina puntata nel fianco della maggioranza.
Una maggioranza che numericamente, va detto, ancora tiene e tiene senza (immediati) problemi, anche per il “contributo” più o meno indiretto che le arriva dai banchi dell’opposizione, segnatamente da Ferdinando Laghi, capogruppo di DeMa che il resto della minoranza ritiene ormai organico allo schieramento di governo. Laghi in queste ore è impegnato in un’aspra polemica del Pd, che l’ha accusato di aver pensato solo ai propri ruoli e non agli interessi dell’opposizione. Come al solito, ragioni ci sono da una parte e dall’altra. Ma il dato politico resta quello di un centrosinistra che nei momenti topici non resta unito, e questo limite lo rende debole e fragile anche nelle trattative con la maggioranza. Probabilmente lo “strappo” sulla Vigilanza, guidata dal M5S Francesco Afflitto fino a ieri, sul piano del bon ton politico è una pagina infelice di questa legislatura, ma bisogna anche evidenziare che in pochissimi, francamente, negli ultimi due anni e mezzo si sono accorti che esiste una commissione Vigilanza… (a. cant.)
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