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Processo Bergamini, Anselmo: «I nomi di chi lo ha ucciso nel dialogo tra Roberto Internò e la moglie»

Pisa: «I dati scientifici ci dicono che è stato assassinato». Galeone: «Per la cena di Santa Chiara 11 versioni diverse dei familiari dell’imputata»

Pubblicato il: 24/09/2024 – 16:38
di Francesco Veltri
Processo Bergamini, Anselmo: «I nomi di chi lo ha ucciso nel dialogo tra Roberto Internò e la moglie»

COSENZA La validità delle tesi medico-scientifiche, il comportamento anomalo di Isabella Internò dopo la morte di Denis Bergamini e le versioni diverse dei familiari della stessa Internò sulla cena che si sarebbe tenuta a Santa Chiara di Rende il 18 novembre 1989, giorno della tragedia. Si è focalizzata su questi tre punti oggi la seconda e ultima parte della discussione degli avvocati di parte civile Alessandra Pisa e Silvia Galeone, nel processo in corso al tribunale di Cosenza sulla morte dell’ex calciatore rossoblù. La procura di Castrovillari, lo ricordiamo, ha chiesto per l’imputata Isabella Internò 23 anni di reclusione per omicidio volontario in concorso con ignoti.
Le discussioni finali di oggi sono arrivate dopo quella di Fabio Anselmo che nella giornata di ieri aveva accusato la magistratura e le forze dell’ordine di 35 anni di ritardi su una verità chiara già nel 1989.
Sempre oggi, lo stesso Anselmo, a conclusione degli interventi delle sue colleghe, ha dato ampio risalto a una intercettazione ambientale in cui Roberto Internò, cugino dell’imputata, e sua moglie Michelina Mazzuca, parlano con toni accesi. Dure le parole del legale ferrarese: «In quella conversazione – ha detto Anselmo – si fanno i nomi di chi ha ucciso Denis. Mazzuca dice per due volte al marito, come a volerlo tranquillizzare, che quando ha parlato con gli inquirenti, ha difeso Isabella, suo padre Franco e il cugino Dino Pippo Internò. Mi chiedo, perché bisogna difendere Franco, Dino Pippo e Isabella e non gli altri familiari?».

Pisa: «La sua fede nuziale era la Maserati»


Alessandra Pisa si è soffermata sul comportamento di Isabella Internò nelle fasi successive alla morte di Bergamini. «In una intercettazione del 2011 – ha ricordato l’avvocato – Luciano Conte chiede alla moglie Isabella perché lei non sia andata a vedere il corpo di Bergamini a terra. Lei non risponde e ciò dimostra che non le è mai interessato di lui. Anzi, lei insiste per essere accompagnata subito a Cosenza e parlare con la squadra. Isabella Internò – ha affermato Pisa – voleva riprendersi subito il ruolo che Denis, lasciandola, le aveva tolto. Eliminato Denis, poteva tornare in quell’ambiente come la vedova di Bergamini. Con il corpo a terra non pensa ad avvertire la famiglia del ragazzo, ma chiama i suoi compagni di squadra nonostante fosse fuori dall’ambiente calcistico da un anno. Al funerale, lei e la famiglia sono presenti in maniera preponderante. Loria ci dice che la ragazza aveva un atteggiamento strano, alternava pianti a sorrisi. Poi lei sale sul pullman della squadra e dice a Padovano che lei non c’entra. Fa la stessa cosa con Galeazzi il giorno dopo: “Ce l’hai con me? Qualcuno ce l’ha con me?”, gli chiede. Vuole allontanare il sospetto su di lei – ha evidenziato Pisa –. Tutti hanno percepito un comportamento ambiguo, finto, la sua fede nuziale – ha sottolineato Pisa – era la Maserati. Racconta a tutti che l’auto gli è stata regalata da Denis».

«Tutti i dati scientifici ci dicono che Bergamini è stato ucciso»

«Tutti i dati scientifici – ha ricordato ancora Pisa parlando invece degli esami medico-legali svolti dai consulenti – ci dicono che Bergamini è stato ucciso e l’assenza di segni sul corpo di Bergamini conferma che la tesi della Internò sul tuffo di Bergamini è un falso alibi. Tutte le teorie della difesa, e in special modo della consulente, la dottoressa Innamorato, sono state smentite. La sua teoria sul cuore vuoto, in riferimento all’edema polmonare, come dice Testi è scientificamente inesistente. Per quanto riguarda la breccia di 25 centimetri sul corpo di Denis, tutti gli elementi sono convergenti scientificamente sul fatto che quella lesione non era vitale. Nella laringe abbiamo trovato la glicoforina. Innamorato sottovaluta questo valore, affermando che il sangue si trova in quella posizione per l’attività autoptica svolta dal professore Avato nel 1990, ma sbaglia – ha continuato Pisa – il sangue che viene da un taglio autoptico non si infiltra nei tessuti e poi non c’è la possibilità concreta che la laringe sia stata tagliata». «Innamorato – ha spiegato ancora Pisa – dice che non è facile trovare un vaso dopo 28 anni. Si sbaglia, perché i vasi c’erano, sono stati fatti 13 prelievi e nella laringe è stata trovata la glicoforina. Lì troviamo l’enfisema acuto come dato asfittico. Ancora Innamorato sostiene che dovrebbero essersi segni esterni o petecchie per dimostrare l’asfissia. L’assenza di petecchie o segni – ha ricordato Pisa – è confermata dalla letteratura scientifica. Non sempre i segni esterni sono presenti, spesso accade che non si vedano i segni sul collo quando viene utilizzato il cosiddetto metodo soft (soffocamento con sciarpa o sacchetto, ndr)». Pisa, infine, è tornata sulla validità dell’esame della glicoforina come metodo attendibile. «Si tratta di un metodo comprovato dalla comunità scientifica. Non sono mai emersi finora sugli esami della glicoforina dei falsi positivi, mai emersa questa possibilità.

Galeone: «11 versioni diverse sulla cena di Santa Chiara»

L’avvocato Silvia Galeone ha ripercorso, invece, la presunta cena che si sarebbe tenuta tra i familiari di Internò a Santa Chiara la sera della morte di Bergamini. «Abbiamo 11 versioni diverse di quella cena sui presenti e sui dettagli forniti nel tempo dalla famiglia di Isabella Internò, l’unica che nel corso degli anni anziché dimenticare i dettagli, li ha aggiunti. Si tratta di un falso alibi», ha evidenziato la legale. «Concetta Tenuta, madre di Isabella – ha sottolineato Galeone – afferma che non c’è stata nessuna cena e che quella sera Isabella chiama a casa loro dalla caserma dei carabinieri. A quel punto il marito Franco contatta il nipote Roberto per farsi accompagnare sul posto. Isabella racconta alla madre che Denis si è buttato, non ricorda niente dell’orario e del problema avuto dall’auto di Roberto. Michelina Mazzuca, moglie di Roberto Internò, cambia versione più volte. Nel 2017 dice che era a casa dei suoceri e arriva la chiamata dello zio Franco che chiede a Roberto di accompagnarlo a Roseto Capo Spulico. Sempre Michelina, nel 2019, dice che alla cena c’erano sia lo zio Franco che la zia Concetta. Cosa è successo tra il 2017 e il 2019? si è chiesta Galeone? Ce lo dice una intercettazione ambientale tra Michelina e Roberto in cui quest’ultimo le dà istruzioni, la rimprovera, la indottrina, le dice “dobbiamo dire le stesse cose”. Michelina ammette che della presenza alla cena di zia Concetta non sapeva nulla, lui sbraita, le lancia un posacenere e la minaccia. Michelina dice al marito “Gesù Cristo dovrebbe farti a pezzi come hanno fatto con lui”. Nel 2023 arrivano altre versioni della donna, stavolta è sicura della presenza a Santa Chiara dello zio Franco».
Da Michelina Mazzuca a Roberto Internò, ecco le sue versioni sulla cena di famiglia: «nel 2013 afferma che a Santa Chiara c’erano tutti, anche il fratello Dino Pippo e dopo la telefonata partono gli zii Franco e Concetta verso Roseto. Dovrebbero andare in caserma, ma dice di incontrare la fila per l’incidente. Strano – ha affermato Galeone – perché venendo da Cosenza la caserma dei carabinieri è prima del luogo dell’incidente. Nel 2019 Roberto parla di pochi presenti alla cena, ma c’è sempre Dino Pippo, l’unico che lo dà sempre presente. Nell’equipaggio che si dirige a Roseto c’è la novità Luigi D’Ambrosio, compagno di Loredana Internò. Tornando a Cosenza con Isabella, l’auto ha dei problema e Roberto si arrabbia con Isabella che chiede di essere portata al Motel Agip. Nel 2013 Roberto aggiunge Pino e Giuseppe Urso alla cena, Concetta non c’è. Lo Zio Franco gli chiede di accompagnarlo perché non conosce la strada, ma neanche lui la conosce. Allora coinvolgono Luigi D’Ambrosio che, però, dichiarerà che neanche lui conosceva il percorso. Lo stesso D’Ambrosio cambia versione due volte. Infine, Dino Pippo Internò, parla di una partita a carte, quel giorno, all’esterno della casa. Poi ricorda Roberto che arriva a Santa Chiara da Roseto con la macchina fumante, ma al tempo stesso dice che si trovava a Rende a casa dello zio Franco. Insomma – ha fatto notare Galeone – siamo davanti a una serie di testimonianze false, ricche di discrasie. Perché inventare? Forse la risposta arriva da una intercettazione ambientale e ce la dà Roberto quando dice a Michelina: “Io non temo niente perché non ho fatto niente, sono solo andato a prenderli”. E Michelina: “Tu non hai fatto niente perché eri qui”. Galeone ha parlato anche delle incongruenze delle dichiarazioni di Assunta Trezzi, zia torinese di Isabella Internò che avrebbe organizzato l’aborto di Isabella: «Perché questa necessità di mentire sulla partecipazione della famiglia Internò nella vicenda aborto? Come dice Tiziana Rota, la madre di Isabella sapeva tutto. Invece si mente sul movente. Anche Padovano rivela che la famiglia Internò sapeva tutto. Noi dobbiamo domandarci, alla luce di tutti gli elementi riscontrati, è verosimile che un ragazzo giovane, ricco, che amava il calcio, legato alla famiglia, abbia deciso di suicidarsi in quel modo? È verosimile la sua presunta fuga all’estero? Giuridicamente io dico di no. Io – ha concluso Galeone – ho la stessa età di Giorgia, figlia di Isabella Internò. Proprio la ragazza, nel corso di una conversazione con la madre e i parenti intercettata, dice: “Bisogna solo dire la verità”. Tutti noi, io per prima – ha precisato – abbiamo una grande responsabilità nei confronti della famiglia Bergamini dopo 35 anni di errori. Non possiamo più sbagliare». (f.veltri@corrierecal.it)

In foto gli avvocati Fabio Anselmo e Silvia Galeone con Donata Bergamini

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