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I falsi titoli e il sistema reggino delle Modaffari: dalla scissione alla “confessione” del tipografo

Dall’inchiesta di Trani, il ruolo delle due reggine e la lite col gruppo Catalano. I post “al veleno” su Facebook: «Esami non registrati pertanto agiremo legalmente»

Pubblicato il: 25/09/2024 – 10:35
di Giorgio Curcio
I falsi titoli e il sistema reggino delle Modaffari: dalla scissione alla “confessione” del tipografo

LAMEZIA TERME L’amore è eterno finché dura, ma anche gli affari. Almeno fin quando non iniziano i primi dissapori legati a problematiche di natura economica. O, in alcuni casi, alle prime denunce. Come nel caso della rottura dei rapporti affaristici tra i membri della compagine criminale sin dall’inizio formata dalle tre famiglia Vania, Catalano e Modaffari. Stiamo parlando dell’inchiesta sui falsi titoli, fenomeno nato a Trani, in Puglia, ma la cui idea e ispirazione è tutta calabrese, e da ricollegare alle figure di Maria Saveria e Giada Fortunata Modaffari e alla loro madre.

Il litigio tra i due gruppi

Come ricostruito nella fase investigativa dalla Procura di Trani e riportato dal gip del Tribunale di Trani, Carmen Anna Lidia Corvino, nell’ordinanza, la prima lite (in ordine cronologico) sarebbe avvenuta tra Vania e Lucia Catalano, arrestata nel corso del blitz della Guardia di Finanza, a seguito della quale «è stata decisa la liquidazione della società “CS Vania S.r.l.s.”, procedura avviata in epoca precedente all’avvio delle attività investigative e che non si è ancora conclusa per via del disaccordo nella spartizione delle provvigioni guadagnate con l’attività formativa». L’altra rottura dei rapporti è avvenuta tra la “Cs Consulting Group Srl” e la “Unimorfe Training & Service” riconducibile, appunto, a Maria Saveria Modaffari. Come riporta il gip nell’ordinanza, infatti, le intercettazioni telematiche avrebbero permesso di «accertare che quest’ultima ha fatto pervenire a Lucia Catalano una mail/PEC per conto della Unimorfe Training & Service, con allegata una fattura da 80mila euro» a fronte della concessione di 25 lauree nel periodo dal 4 giugno al 31 dicembre 2021, evidentemente non pagate.


LEGGI ANCHE: Falsi titoli e università fantasma: il “sistema Modaffari” nato a Trani ma concepito in Calabria


I post su Facebook

La pg, inoltre, ha incrociato i dati con i post apparsi sui social, inclusi i commenti di numerosi lettori (verosimilmente vittime della truffa), da cui si evince chiaramente che la «Cs Consulting Group Srl, nel periodo dal 4 giugno 2021 a tutt’oggi, avrebbe «stampato pergamene relative a titoli di studio di diversa tipologia senza alcun valore legale e quindi considerabili falsi» perché la società non ne ha «né la competenza né l’autorità, né i requisiti, trattandosi di un’impresa che ha quale unico oggetto sociale l’organizzazione di corsi di formazione (in Italia e all’estero)».
«Si comunica con la presente che tutti gli esami effettuati da cs uniforma in nome e per conto di Unimorfe dal 4 giugno 2021 al 31 dicembre 2021 non sono validi in quanto mai registrati dall’ ente Unimorfe. Nostro malgrado nonostante i tentativi di azioni mediatiche messe in atto dai legali di Unimorfe per tutelare i corsisti che ci hanno inviato varie mail asserendo di avere effettuato tali esami non sono andate a buon fine con diniego e rifiuto da parte dei legali di cs uniforma di voler registrare tali esami. Pertanto agiremo legalmente (…)» oppure: «Comunicazione urgente! Ci sono pervenuti certificati di laurea risalenti al periodo di Dicembre 2021 mai autorizzati dal nostro ente, mai rilasciati, relativi a nominativi che non sono mai stati registrati nei nostri archivi (…)». Questi sono solo due dei post pubblicati da Modaffari e che, riporta il gip nell’ordinanza, «meglio rendono l’idea del contesto».

Screditati all’Ambasciata

«(…) non me l’aspettavo, devo essere sincera… per quanto sapevo perfettamente, e tu lo sai, che succedeva questo, che saremmo stati sotto ricatto, che avrebbe fatto di tutto e tutto quanto, che avrebbe cercato di addossare a noi le colpe, però andare a chiamare l’ambasciata, il Ministero albanese, cioè questo lo vedo proprio fuori, fuori, fuori da ogni cosa…». Questo il contenuto di una conversazione captata dagli inquirenti dalla quale emergerebbe che la «Modaffari con il preciso intento di ostacolare i suoi stessi sodali nella prosecuzione autonoma dell’attività truffaldina «avrebbe screditato i Catalano-Cianci dinanzi all’Ambasciata italiana in Albania e al ministero dell’Istruzione albanese», all’interno della Maserati della foggiana coinvolta nell’inchiesta.

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Il tipografo

Ma non è tutto: gli inquirenti, infatti, sono riusciti a rintracciare il titolare di una ditta individuale esercente l’attività di tipografo. «Dall’inizio dell’anno 2021, con la mia ditta, intrattengo rapporti commerciali con la Cs Consulting Group Srl ed un’altra società estera, la albanese Wisdom, rappresentate dalla signora Lucia Catalano. L’oggetto delle prestazioni fornite alle citate società è consistito principalmente nella stampa di diplomi, pergamene e documentazione ad essa collegata, nonché cartellonistica, e gadget pubblicitari di vario genere». È questo il racconto fornito agli inquirenti dal titolare di un’azienda di tipografia ascoltato «in qualità di persona informata sui fatti», avendo emesso tra l’altro 324 diplomi «a cui si aggiungono altre stampe a correzioni di errori», racconta ancora l’imprenditore che spiega: «riaprendo i modelli memorizzati sul mio pc posso affermare che si tratta di pergamene e diplomi riportanti l’intestazione ed il logo della “Unimorfe University International”, della scuola “Istituti Paritari Riuniti” e dell’ “Istituto Superiore Paritario Poggiodiana Srl”». (g.curcio@corrierecal.it)

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