COSENZA La restanza citata in un film, anche se i protagonisti di “Un mondo a parte” – pellicola del regista Riccardo Milani – respingono la teoria del professore calabrese Vito Teti: ipotizzando una vita lontana dalle aree interne all’interno delle quali si sentono quasi prigionieri.
La proiezione del film al cinema Citrigno di Cosenza è avvenuta alla presenza del regista e dello scrittore ed ex docente Unical. «Non è un caso che questi film e il mio libro siano amati dai giovani che si interrogano sul senso dei luoghi, sul rapporto con il posto in cui sono nati ma da cui sono partiti, sul senso dell’abitare». E’ una sofferenza per chi vive in queste realtà? «Gli antropologi, gli studiosi, non vanno a capire davvero quello che succede nei paesi, non si fermano lì, come ho fatto io in un paese per vent’anni per sentire che cosa volesse la gente, che cosa desiderasse», dice Teti. Che aggiunge: «Sono posti a dimensione umana nel senso che le persone che uno trova sono belle, ma sono posti vuoti dove le relazioni sociali sono diminuite, dove non ci sono le strade, gli ospedali, i servizi e onestamente noi della restanza dobbiamo fare una politica: restare come partire è un diritto, non è una scelta». E’ l’unica via d’uscita? «E’ una salvezza del territorio, perché se la Calabria e il Mezzogiorno si svuotano, che futuro avremo? Invertire le tendenze sarà difficilissimo, però bisogna provarci e tentare di arrestare il declino con iniziative culturali, sociali, economiche, produttive, con un intervento significativo dello Stato, con progetti concreti. Noi non possiamo fare che il Sud diventi un luogo desertificato».
Come anticipato, l’undicesima edizione della Primavera del Cinema italiano Film Fest – Premio Federico II, ideata dal presidente Anec Calabria, Giuseppe Citrigno, e sostenuta dalla Fondazione Calabria Film Commission ha ospitato l’incontro tra il regista Riccardo Milani e l’antropologo calabrese Vito Teti. La difficile vita nelle aree interne del Paese viene affrontata nel film con la chiave della commedia: la storia del paesino tra le montagne dell’Abruzzo ha un forte sapore di realtà. Come spiega Riccardo Milani. «Sapevo che il tema sarebbe stato coinvolgente. La realtà che raccontiamo nel film, quella dello spopolamento dei piccoli centri e delle scuole che chiudono, attraversa tutto il paese». Come nasce l’idea della citazione della restanza nel film? «Abbiamo contattato e avvisato Vito Teti, gli abbiamo illustrato quale sarebbe stato l’uso del suo libro, dei suoi concetti. E’ un film che sposa completamente le tesi di Teti, abbiamo parlato la stessa lingua». Il suo rapporto con la Calabria? «Io ho girato solo una volta in Calabria, come aiuto regista di Mario Monicelli a Mosorrofa. Sono ricordi ormai, è ora di rinverdirli», chiosa Milani. (redazione@corrierecal.it)
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