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l’udienza

Processo Bergamini, la difesa: «Il popolo ha già condannato Internò, ma Denis non è stato ucciso»

L’arringa dell’avvocata Rossana Cribari: «Processo basato su suggestioni, l’unica autopsia credibile è quella di Avato nel 1990»

Pubblicato il: 26/09/2024 – 17:13
di Francesco Veltri
Processo Bergamini, la difesa: «Il popolo ha già condannato Internò, ma Denis non è stato ucciso»

COSENZA «Io vi consegno Isabella Internò. Ma prima ancora la consegno nelle mani di Dio affinché vi illumini». Con queste parole rivolte alla corte d’Assise del tribunale di Cosenza, Rossana Cribari, uno dei due legali di Isabella Internò (oggi presente in aula), ha concluso stamattina la sua arringa, durata più di quattro ore, nel processo sulla morte di Denis Bergamini, avvenuta a Roseto Capo Spulico il 18 novembre del 1989.
Cribari, dopo aver ringraziato l’avvocato Pasquale Marzocchi per il lavoro svolto («è il mio fiore all’occhiello», ha ammesso), ha subito evidenziato come «in questo processo sia stata dimenticata la presunzione di innocenza. Non ci nascondiamo dietro un dito, il popolo ha già condannato Isabella Internò. Il problema grosso di questo processo in cui non c’è nulla, è l’eco mediatica. Se io devo emettere una sentenza sul nulla – ha aggiunto – devo farlo a nome del popolo italiano e non in nome del popolo italiano».
Cribari ha paragonato il processo Bergamini a quello di Enzo Tortora, «si commetterebbe una seconda ingiustizia», ha evidenziato, ricordando anche la frase del celebre conduttore televisivo: «Tortora disse ai giudici: “io sono innocente, spero lo siate anche voi”. In tutti questi anni – ha ribadito ancora Cribari – si è cercata una verità che non esiste, basata su teorie e suggestioni che non devono entrare in un’aula di giustizia».
L’avvocato ha quindi ripercorso alcuni momenti dei vecchi processi sulla morte dell’ex calciatore del Cosenza, partendo dalla sentenza del 1991 di Trebisacce. «Il pretore, in quella circostanza – ha ricordato il legale –, evidenziò la gelosia di Bergamini. Perché la mandante, così come viene definita, dopo la morte di Bergamini si trova lì? Perché viene lasciata lì?». Ampio spazio è stato dato anche al procedimento (archiviato) della corte d’appello di Catanzaro del 2012. «Le risultanze processuali – ha ricordato Cribari –sono chiare ed evidenti. Viene scritto che non bastano i successi personali, né la giovane età, né l’avvenenza fisica dal preservare l’individuo dal compimento di atti autodistruttivi. Anzi, questi spesso sono elementi che predispongono a maggiori fragilità. Perché queste motivazioni non sono mai state lette nelle trasmissioni Tv, come ad esempio “Quarto grado”? Perché non fanno comodo, ecco perché».

«L’unica autopsia credibile è quella di Avato»

Cribari ha sottolineato come quello in corso da tre anni al tribunale di Cosenza sia «il processo di Facciolla» (ex pm di Castrovillari che nel 2017 ha riaperto il caso, ndr). «L’unica autopsia che dovete tenere in considerazione – ha detto ancora il legale rivolgendosi alla corte – è quella autorevole del professore Avato, l’unico nel 1990 che vede subito il cadavere e fa l’autopsia quando va fatta. Ciò che viene fatto dopo è inutile. Sono stati fatti dei prelievi su un cadavere di 30 anni prima su cui era già stata effettuata l’autopsia. Già nel 2012 i periti Bolino e Testi sostenevano che è impossibile a distanza di anni eseguire esami immuno-istochimici finalizzati ad accettare la vitalità delle lesioni. Emorragia iperacuta, è questa la causa della morte di Bergamini. Lo ha spiegato Avato, lo è venuto a dire qui in aula».
Cribari ha criticato duramente l’ipotesi delitto d’onore. «Mi sono sentita offesa – ha affermato – ci hanno trattato come i Flintstones, come retrogradi del sud. Perché loro del nord non sono così. Noi non siamo “Wilma, prendi la clava”, non siamo mafiosi. Io sono orgogliosa di essere calabrese. Entrando in questa aula ho sempre sentito intorno a me una forte tensione. Qualcuno mi ha detto: perché la difendi? Ma come fai?». «Ma vi è stato detto – ha detto ancora il legale rivolgendosi sempre alla corte – che un giudice ha valutato tutto questo come poco credibile? Perché Tiziana Rota racconta dell’incontro a Rende con Internò dopo 22 anni in cui ricorda la frase sui cugini (“Se lo sanno lo ammazzano”, ndr)? E perché dopo 30 anni sempre Rota ci dice delle parole di Isabella sull’onore? Il gip Grimaldi nel 2012 afferma che quelle di Isabella sono frasi iperboliche, pronunciate con leggerezza da una ragazza di 20 anni che era stata lasciata. Si tratta solo di suggestioni, ingigantite dall’eco mediatica. Isabella Internò è stata trattata come una prostituta – ha continuato Cribari – le sue figlie non volevano andare a scuola. Mi chiedo: perché rischiare portando Bergamini sulla 106 per ucciderlo? Che bisogno c’era per gli assassini di portarsi dietro anche Isabella?».

«Bergamini è morto per un’emorragia iperacuta»

Tornando agli esami medico-scientifici prodotti nel 2017 con il test della glicoforina in primo piano, Cribari ha evidenziato come questo processo sia «basato su un alto grado di probabilità e su nessuna certezza. L’ampia pozza di sangue converge per la morte di Bergamini per shock emorragico. Anche la Turillazzi dice che non abbiamo certezza sul dato. Io non metto in dubbio l’immuno-istochimica, ma metto in dubbio la certezza del risultato. In quest’aula abbiamo sentito il professor Ricci avanzare dei dubbi sulla certezza assoluta della vitalità delle lesioni in un corpo riesumato dopo 30 anni. Ricci è come il carabiniere del caso Cucchi, se non si fosse tolto quel peso non si sarebbe giunti alla verità. Ricci ha detto “io non ci sto”». Cribari ha ricordato ancora l’intervento di Avato, soprattutto quando ha parlato di «cuore vuoto» di Bergamini durante la sua autopsia: «Il professore ci ha detto chiaramente che se è il cuore è vuoto, non ha sangue e non esiste la teoria del metodo soft con sacchetto o sciarpa. Bergamini è morto per un’emorragia iperacuta connessa a una lesione vasale. Bergamini è morto in nove secondi ed è il sormontamento del camion che provoca la lesione mortale. Avato ci ha detto che non c’è corrispondenza macroscopica con l’ipotesi dello strangolamento, nessun metodo asfittico di tipo meccanico. Avato spiega che per lui Bergamini era vivo prima di finire sotto il camion e che alcune cose sulla glicoforina non le sappiamo ancora. Invece noi facciamo le analisi con la polverina di Harry Potter (in riferimento, ironico, all’esame della glicoforina, ndr). Avato mente? Non è un caso che non lo abbiano inserito nella loro lista dei testimoni».

«E lui che cerca Isabella, perché ha bisogno di confrontarsi con lei perché è l’unica che può aiutarlo»

«Michele Mirabelli ci parla di un Bergamini cambiato, pensieroso – ha ricordato ancora Cribari –, l’allenatore Gigi Simoni ha raccontato che quel giorno aveva una fretta ingiustificata. Giulio Delle Vacche parla della telefonata arrivata ad Argenta. Di solito rispondeva Domizio, ma Denis quel giorno lo blocca, la aspettava. La risposta di quella telefonata gli arriva il 18 novembre al Motel Agip e lo turba. E lui che cerca Isabella, perché ha bisogno di confrontarsi con lei perché è l’unica che può aiutarlo. La conferma di quella telefonata, fatta dalla cabina del Motel Agip, ce la dà anche Padovano. Quel giorno Isabella per vedere Denis non va a una festa di 18 anni, non era meglio andare lì in un progetto omicidiario? Io voglio ammazzarlo e mi faccio vedere da una amica (Carmela Dodaro, ndr) insieme a lui?». «La verità – ha continuato la legale – è che tutte le amiche di Isabella hanno sempre parlato di una ragazza libera, moderna, anzi la invidiavano. Altro che tesi dell’onore. Se ho l’onore da salvare, non vado a Londra in libertà per abortire. Siamo negli anni 90, in una Rende moderna, c’è l’Università della Calabria. Ma davvero vogliamo parlare di delitto d’onore?».

La testimonianza di Forte messa in discussione

Nel corso della sua arringa Cribari ha messo in discussione anche le ricostruzioni fatte da alcuni testimoni del processo. Su tutti Francesco Forte, il camionista presente sul luogo della tragedia. «Ho dei seri dubbi – ha detto – sulla sua credibilità. Mi deve dire Forte (scomparso di recente per una grave malattia, ndr) dov’era quando Pisano ha fatto la retromarcia. Pisano, poi, gli avrebbe detto di non aver visto Denis, e che era già a terra. Ma se non l’ha visto, come faceva a sapere che si trattava di una persona? Ancora Forte dice di aver visto Isabella con due uomini, ma quella era un’altra ragazza, per Isabella era con Panunzio al bar di Infantino. Perché Forte si presenta alle autorità dopo tanti anni? Secondo me si è inventato tutto. La sua presenza sul posto, come quella di Berardino Rinaldi, non è riscontrata, a differenza di quella di Panunzio. Anche se Rinaldi ci racconta di un Bergamini che chiede aiuto alle auto di passaggio, camminando da solo sulla 106 come un folle. Ciò giustificherebbe il fatto che volesse ammazzarsi». Cribari ha espresso delle forti perplessità anche sulla figura di Roberta Alleati: «In una lettera inviata alla famiglia di Bergamini dopo la sua morte, si presenta come la sua fidanzata. Però mi chiedo: perché Bergamini quando va ad Argenta non la va a trovare? Perché non le fa vedere la Maserati? Perché non va a trovarla dopo la partita di Monza? La verità è che l’unica donna di Denis era Isabella Internò, erano tornati insieme. Donata Bergamini ci dice di aver conosciuto Roberta Alleati solo quando incontra il procuratore Abbate, ma mente».
Cribari, in chiusura, è tornata ancora sulle affermazioni di Tiziana Rota: «Perché ha atteso tanti anni per raccontare la sua versione? E se pensava che Isabella si fosse macchiata del delitto, perché invitarla a Salerno e al battesimo della figlia? Non viene a Cosenza a testimoniare non perché ha paura, ma perché glielo ha detto una medium. Il marito Maurizio Lucchetti nella sua escussione chiede di lasciare stare la moglie, perché adesso è inaffidabile su questo caso. La verità, anche dalle dichiarazioni dei suoi compagni di squadra Simoni, Galeazzi e Lombardo, è che Bergamini era geloso di Isabella. Ha patito molto la storia di Isabella con il calciatore Baldassare. La verità di quello che è successo davvero in quella stanza del Motel Agip la conosce solo Padovano. Maltese ha ammesso che Bergamini da quando aveva incontrato Padovano era cambiato. E poi ha rivelato che il conto delle telefonate fatte da Denis dalla cabina del Motel quel pomeriggio, il giorno dopo sono state smaltite. Da chi? E come mai?».
«In un processo come questo – ha detto in conclusione Cribari rivolgendosi ancora alla corte – si può condannare quando gli indizi sono gravi, precisi e concordanti. Quali sono gli indizi di questo processo? Tiziana Rota e la sua medium? Fineschi e la glicoforina? Mi dovete dire quando arrivano e dove arrivano i concorrenti all’omicidio. Mi dovete dire dove Bergamini è stato soffocato, dove lo hanno narcotizzato e con cosa. E poi perché Roseto Capo Spulico. È morto in nove secondi e dalla piazzola in cui era parcheggiata la Maserati al punto in cui è stato trovato Denis senza vita, ci sono 11 metri e 50. In poco tempo, senza essere visti da nessuno, lo ammazzano e lo mettono sulla strada?».
Dopo aver consegnato (come scritto sopra) nelle mani dei giudici e prima ancora di Dio Isabella Internò, Cribari ha terminato il suo intervento richiamando il caso Tortora e, in special modo, una frase dell’arringa del suo avvocato dell’epoca Raffaele Della Valle: «”Non vorremmo che un giorno lontano risonasse nelle vostre coscienze quel dubbio insinuato da tanti intellettuali: e se Tortora fosse innocente?”. Vi chiedo che Isabella Internò venga assolta con la formula più ampia». (f.veltri@corrierecal.it)

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